Al-Musta'li: differenze tra le versioni
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Fu investito della suprema carica di Imām sotto la reggenza del "[[vizir]] militare" [[al-Afdal Shahanshah|al-Afḍal b. Badr al-Jamālī]] ([[1094]]-[[1121]]) alla morte del padre [[al-Mustanṣir bi-llāh]]. Durante tutto il suo regno, rimase ampiamente subordinato al volere di al-Afḍal.<ref>{{Cita libro |autore=Michel Boivin|titolo=Les Ismaéliens des communautés d'Asie du Sud entre islamisation et indianisation|volume=|editore= Brepols|lieu= |anno=1998|isbn 9782503506876=|online=http://books.google.fr/books?id=c70QAQAAIAAJ&source=gbs_navlinks_s}}</ref> |
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Una disputa successoria che squassò l'Imamato si verificò nel corso del suo regno. Suo fratello maggiore, [[Nizar ibn al-Mustansir|Nizâr]] fu considerato - secondo una tradizione fortemente attestata ma con non poche eccezioni - come il legittimo erede al trono. Benché una rivolta dei suoi sostenitori fallisse e sebbene Nizār morisse nel carcere in cui era stato gettato, lo scisma si radicò e costituì un decisivo indebolimento delle strutture istituzionali dell'impero fatimide, già in crisi economica e finanziaria. In [[Siria]] e in [[Persia]], la branca [[Nizariti|nizarita]] si sviluppò e i suoi partigiani assunsero il nome di [[musta'liani]]. |
Una disputa successoria che squassò l'Imamato si verificò nel corso del suo regno. Suo fratello maggiore, [[Nizar ibn al-Mustansir|Nizâr]] fu considerato - secondo una tradizione fortemente attestata ma con non poche eccezioni - come il legittimo erede al trono. Benché una rivolta dei suoi sostenitori fallisse e sebbene Nizār morisse nel carcere in cui era stato gettato, lo scisma si radicò e costituì un decisivo indebolimento delle strutture istituzionali dell'impero fatimide, già in crisi economica e finanziaria. In [[Siria]] e in [[Persia]], la branca [[Nizariti|nizarita]] si sviluppò e i suoi partigiani assunsero il nome di [[musta'liani]]. |
Versione delle 08:51, 17 ott 2013
Abū l-Qāsim "al-Mustaʿlī bi-llāh" Aḥmad ibn al-Mustanṣir (in arabo أبو القاسم "المستعلي بالله" أحمد بن المستنصر?) fu il 9° Imam fatimide e il 19° Imam del movimento ismailita-fatimide musta'liano dal 1094 al 1101.
Biografia
Fu investito della suprema carica di Imām sotto la reggenza del "vizir militare" al-Afḍal b. Badr al-Jamālī (1094-1121) alla morte del padre al-Mustanṣir bi-llāh. Durante tutto il suo regno, rimase ampiamente subordinato al volere di al-Afḍal.[1]
Una disputa successoria che squassò l'Imamato si verificò nel corso del suo regno. Suo fratello maggiore, Nizâr fu considerato - secondo una tradizione fortemente attestata ma con non poche eccezioni - come il legittimo erede al trono. Benché una rivolta dei suoi sostenitori fallisse e sebbene Nizār morisse nel carcere in cui era stato gettato, lo scisma si radicò e costituì un decisivo indebolimento delle strutture istituzionali dell'impero fatimide, già in crisi economica e finanziaria. In Siria e in Persia, la branca nizarita si sviluppò e i suoi partigiani assunsero il nome di musta'liani.
Nel corso del suo Imamato inoltre dovette fronteggiare gli assalti vittoriosi della Prima Crociata in Palestina. Goffredo di Buglione conquista Gerusalemme nel 1099 e fonda il Regno di Gerusalemme, dopo la nascita della Contea di Edessa, del Principato di Antiochia e della Contea di Tripoli.
Muore nel 1101 e suo figlio al-Amir bi-ahkam Allah gli succede.
Note
- ^ Michel Boivin, Les Ismaéliens des communautés d'Asie du Sud entre islamisation et indianisation, Brepols, 1998.
Collegamenti esterni
- Charles-André Julien, Histoire de l'Afrique du Nord, des origines à 1830, ed. orig. 1931, riedizione Parigi, Payot, 1994. ISBN|978-2-228-88789-2
- (AR) in arabo الفاطميون?), I Fatimidi