Palazzo Chigi (Ariccia): differenze tra le versioni

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* {{it}} Emanuele Lucidi, ''Memorie storiche dell'illustrissimo municipio ora terra dell'Ariccia, e delle sue colonie di Genzano, e Nemi'', [[Roma]] [[1796]], Tipografia Lazzarini.
* Emanuele Lucidi, ''Memorie storiche dell'illustrissimo municipio ora terra dell'Ariccia, e delle sue colonie di Genzano, e Nemi'', [[Roma]] [[1796]], Tipografia Lazzarini.


==Collegamenti esterni==
==Collegamenti esterni==

Versione delle 11:55, 27 mar 2011

Il palazzo da piazza di Corte.

Palazzo Chigi è un palazzo storico del centro storico di Ariccia, in provincia di Roma, nell'area dei Castelli Romani. Il palazzo costituisce la quinta scenografica della monumentale piazza di Corte, progettata da Gian Lorenzo Bernini, ed è completato dal pittoresco Parco Chigi.

Storia

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Ariccia.

Il palazzo dei Savelli

La fabbrica del palazzo venne iniziata dai Savelli, signori di Ariccia dal 1423 al 1661, non appena entrarono in possesso del feudo.[1]

La residenza originaria dei feudatari ariccini era probabilmente situata nella struttura chiamata Palazzaccio, un edificio che al tempo dello storico Emanuele Lucidi[2], ovvero nel XVIII secolo, conservava tracce della trascorsa importanza, e che era ubicato nella zona denominata Gallinaro Nuovo. Questa ipotesi sarebbe confermata da un atto notarile risalente al 2 aprile 1581[3], che recita:

(LA)

«Datum Ariciae domi Ill.i Domini Camilli prope Gallinarium.»

(IT)

«Firmato ad Ariccia in casa dell'Illustrissimo Signore Camillo [Savelli] presso il Gallinaro.»

A partire dal 1608 inizia ad essere menzionata la nuova residenza ducale, evidentemente costruita sul finire del XVI secolo dal duca Camillo Savelli: in un atto notarile del 31 gennaio 1608[4] si legge Actum Ariciae in palatio magno Illmorum, et Exclmorum DD., mentre il 2 agosto 1611[5] si tenne un'assemblea pubblica:

(LA)

«In domo Illmi, et Exclmi D. Principis Sabelli nuncupata la casa nuova (...)»

(IT)

«Nella casa dell'Illustrissimo, ed Eccellentissimo Signor Principe Savelli chiamata "la casa nuova" (...)»

Il palazzo dei Chigi

Parco e palazzo Chigi in una veduta dal ponte di Ariccia.


Dopo che il 20 luglio 1661 il cardinal Flavio ed i principi Mario ed Agostino Chigi acquistarono il feudo di Ariccia dal cardinale Paolo e dal principe Giulio Savelli per la somma di 358.000 scudi[6], i Chigi pensarono subito ad un piano di risanamento urbanistico dell'abitato, e nel 1664 chiamarono Gian Lorenzo Bernini per mettere mano al progetto della Collegiata e di piazza della Corte, oltre che del nuovo palazzo.

I lavori del palazzo terminarono nel 1672, con la costruzione del corpo del palazzo adiacente a Porta Napoletana. Attorno al palazzo, già il cardinal Flavio Chigi si occupò di realizzare il vasto Parco Chigi. Nel 1740 il principe Augusto Chigi impiegò 40.000 scudi per la costruzione dell'imponente Torrione Nuovo o Quarto Nuovo del palazzo, oggi adiacente al Ponte di Ariccia, perfettamente simmetrico all'altra ala più antica.[7]

Durante le vicende belliche legate alla Repubblica Romana (1798-1799), il Parco e il palazzo furono sconvolti dagli spostamenti delle truppe belligeranti. Anche durante la seconda guerra mondiale alcuni reparti dell'esercito alleato si accamparono all'interno del palazzo e del Parco, che venne aperto alla circolazione civile per sopperire al crollo del Ponte di Ariccia, bombardato il 1 febbraio 1944: in questa incursione aerea andò anche in rovina una parte del Torrione Nuovo.

Nel 1962 il regista Luchino Visconti girò nel palazzo buona parte del film Il Gattopardo, tra cui la scena del dialogo tra Burt Lancaster ed Alain Delon: tuttavia la scena più famosa del film, quella del ballo con Burt Lancaster e Claudia Cardinale, fu invece girata a Palazzo Valguarnera-Gangi a Palermo, la nobile dimora siciliana dove furono completate le riprese del film[8] (altre scene furono girate in un'altra residenza patrizia palermitana, villa Boscogrande).

Il 29 dicembre 1988 Agostino Chigi Albani della Rovere, proprietario del palazzo, lo ha venduto assieme al Parco al Comune di Ariccia con particolari condizioni.

Il Museo del Barocco Romano

Nel 1999 a Palazzo Chigi è stato installato il Museo del Barocco Romano, che raccoglie importanti opere barocche facenti parte della Collezione Chigi, raccolta già dai Chigi, la Collezione Fagiolo, raccolta dallo storico dell'arte Maurizio Fagiolo, e due dipinti della Collezione Koelliker. Inoltre nel palazzo è presente la ricca Biblioteca Chigi, dono della collezionista Beatrice Chiovenda Canestro.

Note

  1. ^ Emanuele Lucidi, Memorie storiche dell'illustrissimo municipio ora terra dell'Ariccia, e delle sue colonie di Genzano, e Nemi, parte I cap. XXVII, p. 260.
  2. ^ Emanuele Lucidi, Memorie storiche dell'illustrissimo municipio ora terra dell'Ariccia, e delle sue colonie di Genzano, e Nemi, parte I cap. XXVII, p. 261.
  3. ^ Emanuele Lucidi, Memorie storiche dell'illustrissimo municipio ora terra dell'Ariccia, e delle sue colonie di Genzano, e Nemi, parte I cap. XXVII, p. 261.
  4. ^ Emanuele Lucidi, Memorie storiche dell'illustrissimo municipio ora terra dell'Ariccia, e delle sue colonie di Genzano, e Nemi, parte I cap. XXVII, p. 261.
  5. ^ Emanuele Lucidi, Memorie storiche dell'illustrissimo municipio ora terra dell'Ariccia, e delle sue colonie di Genzano, e Nemi, parte I cap. XXVII, p. 261.
  6. ^ Emanuele Lucidi, Memorie storiche dell'illustrissimo municipio ora terra dell'Ariccia, e delle sue colonie di Genzano, e Nemi, parte I cap. XXX, p. 296.
  7. ^ Emanuele Lucidi, Memorie storiche dell'illustrissimo municipio ora terra dell'Ariccia, e delle sue colonie di Genzano, e Nemi, parte I cap. XXX, p. 300.
  8. ^ Sicilia Informazioni - Palermo senza memoria: cinquant'anni de "Il Gattopardo" di Visconti. A Santa Margherita un ciclo di eventi per ricordare il film cult, su siciliainformazioni.com. URL consultato il 10-09-2009..

Bibliografia

Template:Bibliografia sui Castelli Romani

  • Emanuele Lucidi, Memorie storiche dell'illustrissimo municipio ora terra dell'Ariccia, e delle sue colonie di Genzano, e Nemi, Roma 1796, Tipografia Lazzarini.

Collegamenti esterni