Stato: differenze tra le versioni

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Da ciò deriva, secondo il comunismo, la inevitabilità di annientare e conquistare lo stato borghese con la violenza (sempre Lenin affermava: «Lo stato [[borghesia|borghese]] non muore, ma è annientato dal [[proletariato]] nel corso della [[rivoluzione]]...»){{citazione necessaria}} e la necessità della [[dittatura del proletariato]] e di uno stato ancora più forte per annientare la borghesia («...tra la società capitalistica e la società comunista, si pone il periodo rivoluzionario di trasformazione dalla prima nella seconda, cui corrisponde un periodo di transizione nel quale lo stato non potrebbe essere altro se non la dittatura rivoluzionaria del proletariato» di [[Karl Marx]]<ref>Karl Marx, ''Critica del programma di Gotha''.</ref>).
Da ciò deriva, secondo il comunismo, la inevitabilità di annientare e conquistare lo stato borghese con la violenza (sempre Lenin affermava: «Lo stato [[borghesia|borghese]] non muore, ma è annientato dal [[proletariato]] nel corso della [[rivoluzione]]...»){{citazione necessaria}} e la necessità della [[dittatura del proletariato]] e di uno stato ancora più forte per annientare la borghesia («...tra la società capitalistica e la società comunista, si pone il periodo rivoluzionario di trasformazione dalla prima nella seconda, cui corrisponde un periodo di transizione nel quale lo stato non potrebbe essere altro se non la dittatura rivoluzionaria del proletariato» di [[Karl Marx]]<ref>Karl Marx, ''Critica del programma di Gotha''.</ref>).


Circa la natura del nuovo stato proletario, socialista, ecco cosa ha scritto [[Lenin]]: ...«In realtà, questo periodo è inevitabilmente un periodo di lotta di classe di un'asprezza inaudita, un periodo in cui le forme di questa lotta diventano quanto mai acute, e quindi anche lo stato di questo periodo deve essere uno stato democratico in modo nuovo (per i proletari e i non possidenti in generale), e dittatoriale in modo nuovo (contro la borghesia)<ref name=lenin />; e{{citazione necessaria|d è, anzi, lo stato più tirannico che la storia abbia conosciuto».}}
Circa la natura del nuovo stato proletario, socialista, ecco cosa ha scritto [[Lenin]]: ...«In realtà, questo periodo è inevitabilmente un periodo di lotta di classe di un'asprezza inaudita, un periodo in cui le forme di questa lotta diventano quanto mai acute, e quindi anche lo stato di questo periodo deve essere uno stato democratico in modo nuovo (per i proletari e i non possidenti in generale), e dittatoriale in modo nuovo (contro la borghesia)<ref name=lenin />.


==Note==
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Versione delle 14:59, 18 lug 2008

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Stato (disambigua).

Lo stato[1] è un ordinamento giuridico politico, ovvero a fini generali, esercitante il potere sovrano su un determinato territorio e sui soggetti a esso appartenenti. Esso comanda anche mediante l'uso della forza armata, della quale detiene il monopolio.

Alla parola stato afferiscono due concetti distinti:

  • stato comunità: popolo, stanziato su un territorio definito, che è organizzato attorno ad un potere centrale (comunemente chiamato "stato - nazione").
  • Stato governo: quel potere centrale sovrano, organizzato in possibili differenti modi, che detiene il monopolio della forza, e impone il rispetto di determinate norme nell'ambito di un territorio ben definito.

Da quest'ultima definizione emerge che lo stato è anche un ente territoriale, in quanto individuato da una porzione di territorio che è soggetta alla sua sovranità.

Stato sovrano: dal latino superanus, colui che sta al di sopra; lo stato è superiore ad ogni altro soggetto entro i suoi confini. Per essere tale, la sovranità deve manifestarsi come "indipendenza" nei rapporti reciproci; per tale ragione, allora, lo stato è indipendente e sovrano; sovrano al suo interno, indipendente nei confronti degli altri stati.

Lo stato è originario poiché i suoi poteri derivano solo da sé stesso e da nessun altro. Con ciò si sostiene che esso non è subordinato ad altri soggetti e quindi è indipendente e sovrano. L'organo stato è forse rappresentabile come il pozzo di tutti quei beni e poteri tanto importanti o tanto potenti da non poter essere di nessun altro che di un soggetto che agisca nell'interesse collettivo; questi poteri sono sostanzialmente la sovranità (esercitata attraverso i tre poteri pubblici legislativo, esecutivo e giudiziario) e il monopolio della forza affinché vi sia un fondamento obbligatorio.

Concetto di stato e di sovranità assoluta

Forma di organizzazione del potere affermatasi storicamente in Europa agli inizi del XIII, XIV secolo. I tratti dello stato moderno sono:

  1. sovranità: Concentrazione di tutti i rapporti politici in un'unica istanza indipendente e sovrana su un determinato territorio;
  2. spersonalizzazione del comando politico.

Dinamiche che portano alla visione di un concetto di stato

Lo stato moderno si definisce come il processo storico di accentramento del potere a partire da quella dispersione territoriale dei differenti centri di potere indipendenti che rappresentavano le signorie dell'Europa medievale.

Questo processo si accompagna a quello dell' emergere della Borghesia e delle sue esigenze di sicurezza moderna.

Una delle dinamiche fondamentali che portarono alla formazione dei moderni stati è certamente quella delle «guerre civili di religione» prodotte dalla perdita di universalità della respublica christiana medievale, operata dalla riforma protestante.

Risultato

Il risultato di queste dinamiche è la visione tecnica e mondana del potere del principe, che si serve di un apparato amministrativo: per l'esercizio concreto del potere secondo procedure sempre più precise.

Questa concezione del potere, come sintesi politica unitaria di tutti i rapporti sociali rappresenta la garanzia di sicurezza della pace interna tra i sudditi, sempre più svincolata dalla religione (processo di secolarizzazione).

Definizioni

Numerosi studiosi di politica hanno cercato di dare definizioni più precise del concetto di stato, cercando di enunciare anche le condizioni necessarie affinché esso possa essere considerato tale.

Per Max Weber per stato si deve intendere «un'impresa istituzionale di carattere politico in cui l’apparato amministrativo avanza con successo una pretesa di monopolio della coercizione della forza legittima in vista dell’attuazione degli ordinamenti».

Un'altra definizione è tentata da Charles Tilly: «Un’organizzazione che controlla la popolazione occupante un determinato territorio costituisce uno stato se e in quanto

  1. si differenzia rispetto ad altre organizzazioni che operino sul medesimo territorio;
  2. è autonoma;
  3. è centralizzata;
  4. le sue parti componenti sono formalmente coordinate le une con le altre».

Hobbes: «Lo stato rappresenta l'istanza unitaria e sovrana di neutralizzazione dei conflitti sociali e religiosi attraverso l'esercizio di una summa potestas, espressa attraverso la forma astratta e universale della legge che si legittima in base al mandato di autorizzazione degli individui, in cui si realizza il meccanismo della rappresentanza politica; i cittadini si trovano infatti in quella fase pre-politica che è definita come stato di natura ed il sovrano svolge un ruolo "rappresentativo" unificando in sè la "moltitudine dispersa"». [2]

Lo stato moderno

Lo stesso argomento in dettaglio: Stato assoluto.

Lo stato moderno si afferma in Europa tra il XV e il XVII secolo. La sua formazione avviene attraverso un progressivo accentramento del potere e della territorialità dell’obbligazione politica. Infatti scompaiono le frammentazioni del sistema feudale in favore di un potere centrale, e anche la Chiesa si subordina allo stato. Avviene una concentrazione del potere su uno specifico territorio. Lo stato acquisisce poi il monopolio legittimo dell'uso della forza, che avviene tramite la burocrazia e la polizia; la forza è necessaria per mantenere l'ordine interno e difendere la comunità da attacchi esterni. Infine lo stato moderno si basa sull'impersonalità del comando politico: la legittimazione proviene da regole, da un'obbedienza non dettata dalla paura ma dal riconoscimento da parte dei soggetti della legittimità del potere esercitato.

Dallo stato assoluto allo stato sociale

Fondamentale per la nascita dello stato moderno fu l’affermarsi di un’economia monetaria: chi opera in uno stato viene in questo modo ricompensato con salari e non più in natura, come accadeva nel sistema feudale. Questo porta alla nascita di una burocrazia efficiente e legata allo stato. Attraverso la tassazione, inoltre, lo stato può mantenere la sua burocrazia. La prima forma di stato fu lo stato assoluto. Esso nacque grazie ai conflitti militari: è una "macchina da guerra" perché nasce dall’esigenza della guerra. L'esigenza della guerra porta alla nascita del prelievo fiscale per pagare le spese belliche, porta alla crescita dell’amministrazione statale per far funzionare lo sforzo bellico, porta all'accumulo di debiti per cui è necessario aumentare l’intervento statale nell’economia. Tuttavia al termine del conflitto è necessario assicurare ai cittadini dei diritti che erano stati loro promessi in tempo di guerra per ottenere consenso. Di qui si passa dunque allo stato democratico, poiché il bisogno di legittimazione del potere centrale necessita lo sviluppo di un consenso possibile solo trasformando i sudditi in cittadini. In tempi recenti lo stato democratico si è evoluto in stato del benessere (welfare state), sempre più teso a garantire il benessere dei cittadini da cui gli deriva il consenso e la legittimazione.

Concezione cattolica dello stato

Per la Dottrina sociale della Chiesa cattolica, lasciati ai cittadini la responsabilità ed il compito di determinare, a seconda delle mutevoli esigenze, l'organizzazione politica, tecnica ed istituzionale dello stato, questo deve rispondere, sempre e comunque, ad alcuni requisiti:

  1. Favorire la convivenza civile
  2. Garantire la giustizia
  3. Perseguire il bene comune, dell'intera comunità e non di un gruppo a detrimento delle legittime esigenze degli altri
  4. Garantire ed assicurare le giuste libertà individuali e sociali
  5. Rispettare la libertà religiosa ed i diritti della Chiesa.

Attualmente lo stato che sembra essere più simile al concetto ideale di stato della dottrina sociale cristiana è lo stato democratico.

Concezione comunista dello stato

Per la teoria marxista lo stato è destinato a scomparire, quando sarà completato il passaggio al nuovo modo di produzione. Intanto, lo stato è un'organizzazione che non tanto degenera garantendo i privilegi di pochi, quanto che non può mai, per la sua natura, perseguire il bene comune. Lo stato, cioè, è per il comunismo, sempre classista e si fonda, per sua natura, sulla costrizione e la violenza.

Diceva Lenin: «Lo stato è il prodotto e la manifestazione dell'antagonismo inconciliabile delle classi...»[3]

Per Engels inoltre: «Lo stato è, per principio, lo stato della classe più potente, della classe economicamente e politicamente dominante...»[4]

Da ciò deriva, secondo il comunismo, la inevitabilità di annientare e conquistare lo stato borghese con la violenza (sempre Lenin affermava: «Lo stato borghese non muore, ma è annientato dal proletariato nel corso della rivoluzione...»)[senza fonte] e la necessità della dittatura del proletariato e di uno stato ancora più forte per annientare la borghesia («...tra la società capitalistica e la società comunista, si pone il periodo rivoluzionario di trasformazione dalla prima nella seconda, cui corrisponde un periodo di transizione nel quale lo stato non potrebbe essere altro se non la dittatura rivoluzionaria del proletariato» di Karl Marx[5]).

Circa la natura del nuovo stato proletario, socialista, ecco cosa ha scritto Lenin: ...«In realtà, questo periodo è inevitabilmente un periodo di lotta di classe di un'asprezza inaudita, un periodo in cui le forme di questa lotta diventano quanto mai acute, e quindi anche lo stato di questo periodo deve essere uno stato democratico in modo nuovo (per i proletari e i non possidenti in generale), e dittatoriale in modo nuovo (contro la borghesia)[3].

Note

  1. ^ La parola stato, in base alle regole di grammatica italiana, andrebbe scritto con la iniziale minuscola, con la possibilità di usare la maiuscola solo quando è usata in luogo di sostantivo.
  2. ^ Thomas Hobbes, Leviatano, 1651.
  3. ^ a b Lenin, Stato e rivoluzione.
  4. ^ Friedrich Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato.
  5. ^ Karl Marx, Critica del programma di Gotha.

Voci correlate