Cioccolato di Modica: differenze tra le versioni

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== Storia ==
== Storia ==
Alcune fonti riportano che durante la dominazione degli [[Spagna|spagnoli]] in [[Sicilia]] nel [[XVI secolo]] tale lavorazione fu introdotta nella [[Contea di Modica]]<ref name="Dolceamaro">{{cita libro|autore=Zeffiro Ciuffoletti|titolo=Dolceamaro storia e storie dal cacao al cioccolato|editore=Fratelli Alinari spa|ISBN=978-88-7292-441-9|anno=2003|pagina=87|url=https://books.google.it/books?id=8P2FDkc3srcC|lingua=it}}</ref>, a quel tempo il più importante stato feudale del sud Italia, dotato di autonomia amministrativa. Gli spagnoli, a loro volta, l'avrebbero mutuata dagli [[Aztechi]]<ref name="Notecioccolato">{{cita web|url=http://www.notedicioccolato.it/index.php?Art=101|titolo= Cioccolato di Modica|sito=Note di cioccolato|accesso=October 18, 2016}}</ref>. Attualmente esistono tracce di questo tipo di lavorazione in Spagna ("el chocolate a la piedra"), oltre che nelle comunità indigene di Messico e Guatemala. [[Leonardo Sciascia]] ricorda come tale lavorazione rimanesse ai suoi tempi nella città di [[Alicante]], precisando anche che esistessero originariamente le sole due versioni con le aggiunte di vaniglia e cannella<ref name="Sciascia">Leonardo Sciascia e Giuseppe Leone, ''La contea di Modica'', Milano 1983 ISBN 88-435-0980-2, [[q:La Contea di Modica|da Wikiquote]].</ref>. Storicamente si è tramandato come un dolce tipico delle famiglie nobili che durante le feste e le occasioni importanti lo preparavano in casa. In questo modo si è tramandato fino ai giorni nostri e solo successivamente è diventato un prodotto dolciario di fama internazionale.
Alcune fonti riportano che durante la dominazione degli [[Spagna|spagnoli]] in [[Sicilia]] nel [[XVI secolo]] tale lavorazione fu introdotta nella [[Contea di Modica]]<ref name="Dolceamaro">{{cita libro|autore=Zeffiro Ciuffoletti|titolo=Dolceamaro storia e storie dal cacao al cioccolato|editore=Fratelli Alinari spa|ISBN=978-88-7292-441-9|anno=2003|pagina=87|url=https://books.google.it/books?id=8P2FDkc3srcC|lingua=it}}</ref>, a quel tempo il più importante stato feudale del sud Italia, dotato di autonomia amministrativa. Gli spagnoli, a loro volta, l'avrebbero mutuata dagli [[Aztechi]]<ref name="Notecioccolato">{{cita web|url=http://www.notedicioccolato.it/index.php?Art=101|titolo= Cioccolato di Modica|sito=Note di cioccolato|accesso=October 18, 2016}}</ref>. Attualmente esistono tracce di questo tipo di lavorazione in Spagna ("el chocolate a la piedra"), oltre che nelle comunità indigene di Messico e Guatemala. [[Leonardo Sciascia]] ricorda come tale lavorazione rimanesse ai suoi tempi nella città di [[Alicante]], precisando anche che esistessero originariamente le sole due versioni con le aggiunte di vaniglia e cannella<ref name="Sciascia">Leonardo Sciascia e Giuseppe Leone, ''La contea di Modica'', Milano 1983 ISBN 88-435-0980-2, [[q:La Contea di Modica|da Wikiquote]].</ref>. Storicamente si è tramandato come un dolce tipico delle famiglie nobili che durante le feste e le occasioni importanti lo preparavano in casa. Scomparso per un lungo periodo, è stato riscoperto dal maestro cioccolatiere Franco Ruta che, con il suo grande lavoro, ne ha fatto un prodotto dolciario di fama internazionale.


== Lavorazione ==
== Lavorazione ==

Versione delle 23:26, 23 apr 2019

Cioccolato di Modica
Origini
Luogo d'origineBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
Zona di produzioneModica
Dettagli
Categoriadolce
RiconoscimentoI.G.P.
Settorepaste fresche e prodotti della panetteria, biscotteria, pasticceria e confetteria
Cioccolato modicano

Il cioccolato di Modica o cioccolato modicano (in dialetto modicano ciucculatta muricana o ciucculatti muricanu in generale, nel resto dell'Isola) si ottiene da una particolare lavorazione "a freddo" del cioccolato che esclude la fase del concaggio.

Nel 2018 il cioccolato di Modica ha ottenuto dall'Unione europea il riconoscimento di Indicazione geografica protetta (IGP).[1][2].

Storia

Alcune fonti riportano che durante la dominazione degli spagnoli in Sicilia nel XVI secolo tale lavorazione fu introdotta nella Contea di Modica[3], a quel tempo il più importante stato feudale del sud Italia, dotato di autonomia amministrativa. Gli spagnoli, a loro volta, l'avrebbero mutuata dagli Aztechi[4]. Attualmente esistono tracce di questo tipo di lavorazione in Spagna ("el chocolate a la piedra"), oltre che nelle comunità indigene di Messico e Guatemala. Leonardo Sciascia ricorda come tale lavorazione rimanesse ai suoi tempi nella città di Alicante, precisando anche che esistessero originariamente le sole due versioni con le aggiunte di vaniglia e cannella[5]. Storicamente si è tramandato come un dolce tipico delle famiglie nobili che durante le feste e le occasioni importanti lo preparavano in casa. Scomparso per un lungo periodo, è stato riscoperto dal maestro cioccolatiere Franco Ruta che, con il suo grande lavoro, ne ha fatto un prodotto dolciario di fama internazionale.

Lavorazione

La massa di cacao, ottenuta dai semi tostati e macinati (detti localmente caracca, provengono da Sao Tomè in Africa) e non privata del burro di cacao in essa contenuta, viene riscaldata per renderla fluida. Ad una temperatura non superiore a 40 °C viene mescolata a zucchero semolato o di canna, e spezie come cannella, vaniglia, zenzero o peperoncino, oppure con scorze di limoni o arancia. Il cioccolato rimane comunque con elevate percentuali di massa di cacao, minimo 65%, anche nelle versioni "classiche" fino ad arrivare alle versioni purissime con 90% di massa di cacao.

Nella lavorazione a mano la massa veniva deposta su uno spianatoio a mezzaluna, detto la valata ra ciucculatta[4][6], costruito interamente in pietra lavica e già riscaldato, e poi veniva amalgamata con il pistuni, speciale mattarello cilindrico di pietra, di diverso peso e spessore in rapporto alle fasi di lavorazione e cioè la prima, la seconda e la terza passata, fino alla raffinazione che prendeva il nome di stricata. In molti laboratori oggi queste fasi di lavorazione sono effettuate da più moderne temperatrici.

Il composto viene sempre mantenuto ad una temperatura massima di 35-40 °C che non fa sciogliere i cristalli di zucchero che rimangono integri all'interno della pasta. Ancora pastoso, viene versato in apposite lanni (formelle di latta a forma rettangolare) che vengono battute sia perché abbia, una volta solidificato e freddo, la forma del suo contenitore sia per far venire in superficie eventuali bolle di aria e rendere il prodotto compatto. La barretta di cioccolato ottenuta è lucida con delle scanalature, a volte più opaca, ha un colore nero scuro con riflessi bruni, una consistenza granulosa e un po' grezza.

La forza del prodotto consiste nella semplicità della lavorazione, nella masticazione granulosa e friabile grazie sia alla mancanza della fase di concaggio che allo zucchero che si presenta in cristalli, e nell'assenza di sostanze estranee (grassi vegetali, latte, lecitina di soia).

Consorzio di tutela

Nel 2003 è nato il Consorzio di tutela del cioccolato di Modica, che raggruppa venti produttori della città allo scopo di stabilire un disciplinare di produzione e ottenere il riconoscimento IGP (Indicazione geografica protetta), al momento il prodotto è inserito nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali[7].

Manifestazioni

A partire dal 2005 fino al 2008, la città ha ospitato l'Eurochocolate[8], importante manifestazione itinerante che si tiene annualmente a Perugia ed in altre località italiane.

Dal 2009 al 2012 il Comune di Modica, in collaborazione con Fine Chocolate Organization[9] ha promosso e organizzato una manifestazione denominata Chocobarocco, in sostituzione di Eurochocolate[10].

Nel 2013 la manifestazione cambia nome in ChocoModica[11] con il ritorno, nel 2014 e nel 2015, della collaborazione dell'Eurochocolate[8].

Nel 2016 la manifestazione viene nuovamente organizzata dal Comune in collaborazione con numerosi partner[12] del comprensorio provinciale e non.

Note

  1. ^ Cioccolato di Modica, su DOOR, Commissione europea.
  2. ^ Disciplinare di produzione Cioccolato di Modica IGP, su agricolturafinanziamenti.com. URL consultato il 12 aprile 2019.
  3. ^ Zeffiro Ciuffoletti, Dolceamaro storia e storie dal cacao al cioccolato, Fratelli Alinari spa, 2003, p. 87, ISBN 978-88-7292-441-9.
  4. ^ a b Cioccolato di Modica, su Note di cioccolato. URL consultato il October 18, 2016.
  5. ^ Leonardo Sciascia e Giuseppe Leone, La contea di Modica, Milano 1983 ISBN 88-435-0980-2, da Wikiquote.
  6. ^ Storia, su cioccolatomodica.it. URL consultato il October 18, 2016.
  7. ^ Il Consorzio di Tutela, su cioccolatomodica.it. URL consultato il October 18, 2016.
  8. ^ a b International Chocolate Exhibition, su Eurochocolate.
  9. ^ Sito ufficiale Archiviato il 22 marzo 2010 in Internet Archive.
  10. ^ Vedi i siti Baroccoweb e Newsfood.com[collegamento interrotto]
  11. ^ Chocomodica 2016, su chocomodicaofficial.it.
  12. ^ Partners - Chocomodica Official, in Chocomodica Official.

Bibliografia

  • Leonardo Sciascia e Giuseppe Leone, La contea di Modica, Milano 1983 ISBN 88-435-0980-2
  • Zeffiro Ciuffoletti, Dolceamaro: storia e storie dal cacao al cioccolato, Firenze, 2003 ISBN 88-7292-441-3

Voci correlate

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