Sante Pollastri

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Sante Pollastri nel 1959

Sante Pollastri, anche Pollastro (Novi Ligure, 14 agosto 1899Novi Ligure, 30 aprile 1979), è stato un criminale e anarchico italiano, condannato per rapine e omicidi, divenuto già in vita oggetto di resoconti leggendari sulla sua persona. Fu concittadino e amico d'infanzia del campione di ciclismo Costante Girardengo: alla relazione tra i due è ispirata la canzone Il bandito e il campione, ballata folk scritta da Luigi Grechi e portata al successo da suo fratello Francesco De Gregori nel 1993.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Sante Pollastri cominciò la sua carriera di ladro rubando carbone per proteggersi dal freddo.[1] Non si conoscono esattamente i motivi per cui Pollastri divenne un ricercato e un acerrimo nemico dei Carabinieri: tra le ipotesi, peraltro senza alcun riscontro trattandosi quasi certamente di invenzioni popolari, vi è l'uccisione di un parente da parte di appartenenti all’Arma dei Carabinieri (un cognato che con lui stava fuggendo dopo aver svaligiato un appartamento) o il fatto che la sorella, Carmelina, fosse stata violentata da un carabiniere: Pollastri, nel 1918, avrebbe ucciso il presunto colpevole e si sarebbe dato alla macchia. Queste ipotesi non hanno trovato riscontro nei documenti e sono verosimilmente frutto di leggende popolari nate intorno al bandito in epoca successiva.

Secondo una delle tante versioni popolari della storia di Pollastri,[2] questi si sarebbe accattivato le simpatie anarchiche in seguito a questo episodio: uscendo da un bar, una sera del 1922, sputò una caramella amara al rabarbaro; questa cadde casualmente vicino agli stivali di due fascisti che, pensando che il gesto fosse intenzionale ed interpretandolo come una sfida, lo picchiarono a sangue. Esiste poi un ulteriore racconto, che insiste sulla provocazione, condita di insulti, da parte di tre fascisti verso Sante, seguita da una rissa in piena regola.

Gli omicidi[modifica | modifica wikitesto]

Il 14 luglio 1922, Pollastri e la sua banda, alla quale si era unito l'anarchico Renzo Novatore, rapinarono un cassiere della Banca agricola italiana, Achille Casalegno, che portava una borsa piena d'oro: durante la colluttazione questi venne colpito da un proiettile al cuore e morì; al processo del 1931 il Pollastri avrebbe poi accusato il defunto Novatore dell'esplosione del colpo, anche se è possibile che con la sua testimonianza egli volesse scagionare sé stesso o un terzo complice.[3][4]

Durante il periodo della latitanza, Pollastri uccise diversi militi delle forze dell'ordine: si rese infatti responsabile dell'omicidio, tra Piemonte, Liguria e Lombardia, di cinque carabinieri; tra questi, enorme clamore suscitò nel giugno del 1926 l'uccisione, insieme a un complice, di due carabinieri presso Mede, in Lomellina. Nel novembre dello stesso anno, uccise in uno scontro a fuoco il Maresciallo Giuseppe La Corte e il Brigadiere Sebastiano Pulvirenti, in un'osteria di via Govone, a Milano, dove si erano mescolati agli avventori per catturarlo, dopo una rapina compiuta qualche giorno prima nella quale era stato ucciso un gioielliere.[5]

Verso la fine degli anni Venti era divenuto famoso anche all'estero, dove si era rifugiato in seguito agli ultimi omicidi.

Col tempo si guadagnò l'appellativo di Nemico pubblico numero uno; la sua fama crebbe, alimentata non solo dalle rapine e dai furti messi a segno (tra cui quello alla prestigiosa gioielleria Rubel a Parigi), ma anche dalla sua peculiare personalità che, si racconta, lo portava a compiere atti di generosità a vantaggio dei più poveri e degli anarchici latitanti.

L'arresto[modifica | modifica wikitesto]

Dopo gli omicidi degli ultimi due poliziotti, il vicecommissario Rizzo, della Squadra Mobile delle guardie di pubblica sicurezza della Questura di Milano, fu incaricato di catturare Pollastri; questi venne così arrestato a Parigi il 10 agosto 1927, nella metropolitana, con la collaborazione del commissario Guillaume (personaggio a cui Georges Simenon si ispirò per il suo commissario Maigret). Pare che Pollastri sia stato tradito da una confidenza di un informatore della polizia.

Tra i nomi degli autori della soffiata, si fecero quelli del suo luogotenente Peotta, di una ballerina[6] e anche quello di Costante Girardengo. Pollastri e Girardengo, che si conoscevano ed erano amici fin dall'infanzia e dalla comune frequentazione con il massaggiatore Biagio Cavanna, si incontrarono durante una sei giorni nella capitale francese. Girardengo era più vecchio di sei anni e nel 1913, quando Pollastri era adolescente, aveva già preso parte al suo primo giro d'Italia. In seguito, questo incontro fu oggetto di una testimonianza di Girardengo al processo a carico di Pollastri.

«La loro avventura parte nell'Italia della miseria. Erano entrambi figli di contadini poverissimi. Non si sa con certezza se siano stati anche amici, certamente si incontrarono più volte, perché legati dalla passione comune per la bicicletta: un mezzo di riscatto per tutti e due. Se infatti Girardengo - continua l'autore - diventerà il mito del grande ciclismo, Pollastri diventerà il più famoso bandito degli anni venti[7]»

Durante l'interrogatorio successivo alla cattura, il magistrato chiese a Pollastri se avesse idee anarchiche; egli rispose: "Ho le mie idee". Intervistato in seguito da Ferdinando Castelli, che stava scrivendo il libro I cavalieri del nulla, dichiarò di aver compreso di essere stato anarchico solo dopo aver appreso da Renzo Novatore in che cosa consisteva l'anarchia.

Pollastri venne quindi condannato all'ergastolo, estradato in Italia ed inviato a scontare la pena sull'isola di Santo Stefano, dove ebbe come compagni di cella diversi famosi banditi, tra cui Ezio Barbieri e Giuseppe Mariani.

La grazia e gli ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]

Dopo aver scontato 32 anni di carcere, fu graziato nel 1959 dal presidente della Repubblica Giovanni Gronchi e ritornò al suo paese natale, Novi Ligure, dove visse gli ultimi vent’anni della sua vita praticando l'attività di commerciante ambulante di fiori.

Pollastri morì il 30 aprile 1979, a 80 anni, venendo sepolto nel cimitero locale.

Nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

È nota l'amicizia che ebbe da bambino con il grande ciclista Costante Girardengo, anch'egli originario di Novi Ligure, e la sua compagnia d'azione con l'anarchico Renzo Novatore. La storia di questi "strani legami" ha ispirato l'autore musicale Luigi Grechi per la composizione della canzone Il bandito e il campione, portata al successo dal fratello Francesco De Gregori.

Dopo il successo della canzone e del libro omonimo di Marco Ventura è stata prodotta anche una miniserie televisiva Rai La leggenda del bandito e del campione, con Beppe Fiorello nel ruolo di Sante Pollastri[8], trasmessa in prima visione il 4 e 5 ottobre 2010.

È invece del 2011 lo spettacolo teatrale Quella sera al Vel d'Hiver, scritto e interpretato da Massimo Poggio e Davide Iacopini, che narra l'incontro di Pollastri e Girardengo alla Sei giorni di Parigi.

Nel 2017 esce Sante Pollastro e le storie del Borgo di Maria Angela Damilano: questa antologia di 12 racconti ripercorre, romanzandola, la vita di Pollastri attraverso altrettanti episodi che lo hanno visto coinvolto.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Copia archiviata, su archivio.panorama.it. URL consultato il 7 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2016).
  2. ^ Dentro e Fuorilegge 02 - Il bandito e il campione, su thrillermagazine.it, 25 agosto 2006. URL consultato il 10 settembre 2020.
  3. ^ Copia archiviata, su novatore.it. URL consultato il 6 novembre 2010 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2011).
  4. ^ Ventura, p.62.
  5. ^ Caduto nell'adempimento del Dovere, su cadutipolizia.it. URL consultato il 10 settembre 2020.
  6. ^ Gazzetta dello sport
  7. ^ da Corriere della Sera Costantini Emilia Pagina 53 4 gennaio 2008
  8. ^ Girardengo e il bandito: giallo tv sui due «amici»

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni Rizzo, I segreti della polizia, Milano, Rizzoli, 1953.
  • Giovanni Luigi Brignoli, Le confessioni di Pollastro. L'ultimo bandito gentiluomo, Bergamo, Vulcano, 1995.
  • Marco Ventura, Il campione e il bandito. La vera storia di Costante Girardengo e Sante Pollastro, Milano, Il Saggiatore, 2006, ISBN 88-428-1246-3.
  • Luigi Balocchi, Il diavolo custode, Padova, Meridiano Zero, 2007.
  • Pino Cacucci, Nessuno può portarti un fiore, Feltrinelli, 2012.
  • Maria Angela Damilano, Sante Pollastro e le storie del Borgo, Novi Ligure, Epoké, 2017, ISBN 978-88-98452-38-5.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN60888061 · ISNI (EN0000 0000 3402 2372 · LCCN (ENn2001037621 · GND (DE121007510 · BNF (FRcb16933086f (data) · WorldCat Identities (ENlccn-n2001037621
  Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di biografie