Bruno di Colonia
San Bruno (o Brunone) | |
---|---|
Girolamo Marchesi, Ritratto di San Bruno fondatore dei certosini | |
Monaco | |
Nascita | Colonia, 1030 circa |
Morte | Serra San Bruno, 6 ottobre 1101 |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Santuario principale | Chiesa della Certosa dei Santi Stefano e Bruno |
Ricorrenza | 6 ottobre |
Attributi | abito bianco certosino, asta della croce con tre rami d'ulivo, sette stelle, mitria, bastone pastorale ai piedi e teschio. |
Patrono di | Ordine certosino, Serra San Bruno, Lituania e compatrono della Calabria |
Bruno di Colonia (Colonia, 1030 circa – Serra San Bruno, 6 ottobre 1101) è stato un monaco cristiano tedesco, fondatore dell'Ordine certosino. Viene chiamato anche Brunone (forma latinizzata) e viene definito a volte, ma impropriamente, abate o sacerdote.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Ancora giovane andò a Reims, dove fin dal 1057 il vescovo Gervasio gli affidò la direzione della scuola di cui era stato allievo. Nel 1076 lasciò i suoi incarichi nella scuola e nella cancelleria e fu costretto a cercare rifugio presso il conte Ebal di Roucy, a causa del dissidio col vescovo Manasse di Gournay, che lui aveva accusato di simonia. Poté tornare in Francia solo nel 1080 quando Manasse fu deposto da apposito concilio.
Vocazione monastica
[modifica | modifica wikitesto]In quegli anni difficili nacque la sua vocazione alla vita monastica. In una lettera Bruno racconta quell'inizio fervoroso. Egli e due suoi amici, accesi d'amor divino, nel giardino di un certo Adamo avevano fatto voto di consacrarsi a Dio.
Rientrato in Francia, si recò all'eremo di Molesme, sotto la guida di san Roberto. Successivamente, con sei compagni, cercò un luogo solitario per erigervi un suo monastero, ottenendo il terreno necessario dal vescovo di Grenoble, Ugo di Châteauneuf, spinto egli stesso e guidato da una visione avuta in sogno: sette stelle che indirizzavano sette pellegrini a una valle solitaria nel cuore del massiccio che all'epoca si chiamava «Cartusia» (donde il nome italiano di «Certosa» e francese di «Chartreuse») nel Delfinato.
La Gran Certosa
[modifica | modifica wikitesto]Il primo monastero fu fondato nell'estate dell'anno 1084, verso la festa di san Giovanni Battista, in una zona montana e boschiva, a 1175 m di altitudine. I lavori di costruzione cominciarono subito e proseguirono rapidamente. La chiesa fu l'unico edificio in pietra: condizione indispensabile per la sua consacrazione, che avvenne il 2 settembre 1085 per il ministero del vescovo Ugo e sotto il patrocinio della Madonna e del Battista.
Ma sei anni dopo Urbano II, già suo alunno alla scuola di Reims, lo convocò a Roma, al servizio della Santa Sede. Bruno non poteva declinare l'invito del Papa e dovette quindi abbandonare l'eremo e i compagni.
In Italia
[modifica | modifica wikitesto]Quando Bruno obbedì alla chiamata del Papa, previde che la sua giovane comunità di Certosa avrebbe sofferto molto del suo allontanamento, ed infatti i suoi confratelli, reputando di non poter continuare senza la sua guida la vita che con lui avevano abbracciato, si dispersero.
Bruno da Roma riuscì tuttavia a convincerli a riprendere la «via del deserto» e sotto la direzione di Lanuino, da lui indicato come superiore, il gruppo si riunì di nuovo nell'eremo abbandonato. Ma l'anima di Bruno, ormai abituata alla preghiera solitaria e al colloquio continuo con il Signore, non si trovò a suo agio nell'ambiente della corte pontificia dell'epoca; ancor meno nelle distrazioni provocate dai suoi compiti. Da qui la sua grande nostalgia per il suo monastero in luogo solitario e silenzioso.
Quando Urbano II fuggì da Roma, in seguito all'invasione dei territori pontifici da parte dell'imperatore tedesco Enrico IV ed alla elezione dell'antipapa Guiberto, Bruno si trasferì con la corte papale nell'Italia meridionale. Su proposta del papa Urbano i canonici di Reggio Calabria lo elessero arcivescovo, ma egli declinò la mitra per amore della sua vocazione contemplativa e con il desiderio di ritrovare al più presto la solitudine. In seguito richiese e ottenne il permesso di ritirarsi in solitudine negli stati normanni, recentemente conquistati dal conte Ruggero I d'Altavilla, raggiungendo così il suo scopo.
In Calabria
[modifica | modifica wikitesto]Il conte Ruggero gli offrì un territorio nella località chiamata Torre, l'attuale Serra San Bruno, a 790 metri di altitudine, nel cuore della Calabria «Ulteriore», l'attuale Calabria centro-meridionale.
Ivi Bruno fondò l'eremo di Santa Maria, mentre a poco meno di 2 km più a valle - ove sorge l'attuale certosa - fondava per i fratelli conversi il monastero di Santo Stefano.
Egli descrisse la natura del luogo ricevuto in dono in una lettera indirizzata a Rodolfo il Verde, uno dei due compagni che fecero insieme a lui, nel giardino di Adamo, il voto di consacrarsi alla vita monastica:
«In territorio di Calabria, con dei fratelli religiosi, alcuni dei quali molto colti, che, in una perseverante vigilanza divina attendono il ritorno del loro Signore per aprirgli subito appena bussa, io abito in un eremo abbastanza lontano, da tutti i lati, dalle abitazioni degli uomini. Della sua amenità, del suo clima mite e sano, della pianura vasta e piacevole che si estende per lungo tratto tra i monti, con le sue verdeggianti praterie e i suoi floridi pascoli, che cosa potrei dirti in maniera adeguata? Chi descriverà in modo consono l'aspetto delle colline che dolcemente si vanno innalzando da tutte le parti, il recesso delle ombrose valli, con la piacevole ricchezza di fiumi, di ruscelli e di sorgenti? Né mancano orti irrigati, né alberi da frutto svariati e fertili.»
Bruno ottenne il terreno mediante un atto steso a Mileto nel 1090. Arrivato nell'alta valle del fiume Ancinale, nelle vicinanze di Spadola (unico abitato allora esistente), ne seguì il corso verso una sorgente che si perdeva in un dedalo di piccole valli, di burroni e dirupi, dietro la radura di Santa Maria. Proprio in questa radura egli trovò «una buona fontana». Vicino alla stessa fontana vi era una piccola grotta e San Bruno si rallegrò d'aver trovato il luogo ideale per una fondazione monastica. Egli cominciò, quindi, ad organizzare i gruppi ed a fissare la loro rispettiva dimora: i padri, nella conca e radura del bosco (Eremo di Santa Maria); i fratelli, con i servizi domestici, a circa due chilometri di distanza, nel monastero di Santo Stefano, destinato anch'esso a ricevere coloro che non potevano seguire completamente le regole del deserto.
Più tardi, attorno al 1094, quando il conte Ruggero gli assegnò il guardaboschi Mulè (con figli), Bruno fece in modo che gli operai, parte dei quali sposati, si stabilissero a una certa distanza dai monaci, perché questi fossero da loro nettamente separati. Sorsero così le prime abitazioni che furono all'origine del paese di Serra.
Bruno, riprendendo il genere di vita che aveva condotto in Francia, trascorse così, nell'eremo di Santa Maria e nella vita contemplativa in solitudine, gli ultimi dieci anni della sua esistenza.
Avvenne in questo periodo una memorabile visita, l'incontro di Bruno con Lanuino, il suo successore nel governo della comunità della Certosa francese, che intraprese un lungo e faticoso viaggio per incontrarsi con il fondatore dei certosini.
La morte
[modifica | modifica wikitesto]Nel giugno 1101 morì il conte Ruggero, assistito da San Bruno. Poco tempo dopo, la domenica 6 ottobre dello stesso anno, morì pure Bruno, circondato dai confratelli accorsi dalle case dipendenti da Santa Maria del Bosco.
Culto
[modifica | modifica wikitesto]Il papa Leone X autorizzò, il 19 luglio 1514, il culto di San Bruno, con una sentenza orale (vivae vocis oraculo), e il 17 febbraio 1623 Gregorio XV ne estese il culto alla Chiesa universale, da celebrarsi nell'anno liturgico il giorno 6 ottobre.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Tonino Ceravolo, Vita di San Bruno di Colonia: la ricerca di Dio nel silenzio del deserto, collana Crocevia, Milano, Qualecultura; Museo della Certosa, 2001, ISBN 978-88-16-90087-5.
- Mario Sgarbossa, I santi e i beati della Chiesa d'Occidente e d'Oriente, Edizioni Paoline, 1998, ISBN 978-88-315-1585-6.
- Benedetto Tromby, Storia critico-cronologica diplomatica del patriarca S. Brunone e del suo ordine Cartusiano, Certosa di Serra San Bruno, Tip. Orsino, 1773. URL consultato il 10 settembre 2024.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikisource contiene una pagina in lingua latina dedicata a Bruno di Colonia
- Wikiquote contiene citazioni di o su Bruno di Colonia
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Bruno di Colonia
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Saint Bruno the Carthusian, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Bruno di Colonia, in Cyclopædia of Biblical, Theological, and Ecclesiastical Literature, Harper.
- (EN) Opere di Bruno di Colonia, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Bruno di Colonia, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
- Bruno di Colonia, su Santi, beati e testimoni, santiebeati.it.
- San Bruno e i certosini, su certosini.info.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 282832607 · ISNI (EN) 0000 0003 8947 5485 · SBN BVEV021159 · BAV 495/2733 · CERL cnp00945335 · LCCN (EN) n80145607 · GND (DE) 118674838 · BNF (FR) cb12504239v (data) · J9U (EN, HE) 987007595418205171 · CONOR.SI (SL) 148129123 |
---|