Raymond Callemin

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Disambiguazione – "Raymond la Science" rimanda qui. Se stai cercando il calciatore così soprannominato, vedi Raymond Goethals.

«Ci dicono: voi dovete rispettare la Patria, morire per lei. Ma, per me, la Patria è tutta la Terra. La Patria, è là dove io vivo, in Germania, in Russia, in Francia. Lei è ovunque io trovo la felicità. Se gli operai riflettessero un po', comprenderebbero che tra i capitalisti non esistono frontiere. Questi rapaci si organizzano per meglio opprimerli.»

Raymond Callemin nella foto segnaletica

François Raymond Callemin, noto anche con il soprannome di Raymond la Science (Bruxelles, 26 marzo 1890Parigi, 21 aprile 1913), è stato un anarchico e fuorilegge belga, uno dei più attivi membri della banda Bonnot in Francia.[2] Esponente dell'anarchismo individualista e illegalista, fu ghigliottinato a soli 23 anni con altri due membri della banda per l'omicidio di un poliziotto durante una rapina.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

«Non so se sono anarchico [...] molti sono nelle mie condizioni. Sono convinto soltanto che gli individui della rue O. erano tizi che volevano vivere, ed è tutto.»

Raymond Callemin nasce a Bruxelles il 26 marzo 1890. Suo padre è un ciabattino, Narcisse Callemin, socialista oramai disgustato dagli eventi della vita e dal socialismo stesso, e quindi più dedito oramai al bere che all'impegno politico.[4]

L’incontro e l’amicizia con Victor Serge[modifica | modifica wikitesto]

Raymond, «piccolo, tozzo, miope e di spirito caustico»[5], nel 1902 incontra Viktor L'vovič Kibal'čič, che in seguito sarà più conosciuto come Victor Serge, e nonostante inizialmente il primo approccio tra i due si risolva quasi in uno scontro fisico, tra loro nasce subito una grande e vera amicizia, anche se gli aspri e vivaci scontri ideologici non mancheranno mai. Serge sarà il primo e più importante biografo di Callemin.

Raymond, Victor ed altri due loro amici condividono le prime letture politiche e non (James Fenimore Cooper, Louis Blanc, Émile Zola, ecc.), le prime manifestazioni e l’approccio all'anarchia. Insieme vivono le fatiche fisiche del lavoro, e Callemin a sedici anni intraprende l'apprendistato come fotografo, poi a diciassette viene condannato per la prima volta a tre mesi di carcere. Ne uscirà più arrabbiato che mai.[1]

Per un breve periodo Raymond e Victor aderiscono alla Colonia di Stoeckel, nei pressi di Bruxelles. Raymond collabora al giornale individualista belga «Le Révolté»[6] che era succeduto a «Le Communiste»[7].

Amante del buon teatro e della musica, con il passar del tempo Raymond si spinge sempre più verso il radicalismo individualista ed illegalista, invocando continuamente la «ragione scientifica» contro i misfatti del sentimento[8]; disprezza per questo l'amore e l'innamoramento verso le donne, diventa vegetariano e si rifiuta di bere caffè e alcolici. Queste sono le ragioni per cui verrà soprannominato dagli amici-compagni con il nomignolo di Raymond la Science.

Scheda della polizia su Raymond Callemin

Esilio in Francia: «L'Anarchie» e la banda Bonnot[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Banda Bonnot.

«Mi sono detto che occorreva trovare un modo per uscire da questa putrefazione che sono i proprietari, gli operai, i borghesi, i magistrati ed i poliziotti. Tutta questa gente mi ripugna.[1]»

Non avendo risposto alla chiamata al servizio militare, Raymond nel 1910 lascia il Belgio e si trasferisce in Francia, a Romainville. Nella cittadina entra in contatto con gli anarchici del giornale «L’Anarchie» diretto da Albert Libertad e attorno cui gravitano individualisti come Edouard Carouy, André Soudy, Octave Garnier, Elie Monnier, René Valet, Eugène Dieudonné ed altri.

A Romainville si trovano pure Victor Serge e Rirette Maitrejean. Dopo la morte di Libertad saranno loro a prendere in mano la direzione del giornale, ingenerando ben presto conflitti con il gruppo di Callemin e degli individualisti illegalisti che porterà questi ultimi ad allontanarsi dal giornale e a stringere rapporti sempre più stretti con Jules Bonnot, dal quale nascerà la cosiddetta banda Bonnot, che vedeva nell'illegalismo una rivolta stirneriana.

Litiga pesantemente con l'amico Victor Serge, che aveva osato criticare il gruppo di Callemin sulle pagine de «L'Anarchie», dicendogli:

«Se non vuoi scomparire guardati bene dal giudicarci! Che vuoi, mi disturbi, ti sopprimo![9]»

Con Bonnot e la sua banda, Raymond la Science partecipa alla maggior parte delle rapine da loro messe in atto. È lui che, il 27 febbraio 1912 in Place Havre (Parigi), uccide a colpi di pistola un agente che cercava di fermarli.[10]

L'arresto e la condanna a morte[modifica | modifica wikitesto]

Viene arrestato il 7 aprile 1912; André Soudy era stato arrestato il 30 marzo; anche gli altri membri della banda fanno l'identica fine: Etienne Monier, Eugene Dieudonné, Marius Metge, Edouard Carouy, Victor Serge e Rirette Maitrejean saranno tutti arrestati. Diverso il destino per Jules Bonnot, ucciso dalla polizia il 28 aprile 1912, e per Octave Garnier e René Valet, assassinati in un conflitto a fuoco con le forze dell'ordine il 15 maggio 1912. Al momento dell'arresto Callemin disse ai poliziotti:

«State facendo un buon affare! La mia testa vale centomila franchi, ognuna delle vostre sette centesimi e mezzo. Sì, è il prezzo esatto di una pallottola Browning![11]»

Raymond Callemin viene processato, come massimo membro di spicco sopravvissuto, a partire dal 3 febbraio 1913, insieme a molti altri anarchici accusati, a torto o ragione, di far parte della banda.

«I principali imputati erano Raymond Callemin, André Soudy, il giardiniere Monier, il falegname Eugéne Dieudonné, negavano tutto [...] Sorridenti, aggressivi, prendendo degli appunti, Raymond "negava il diritto di giudicare", ma si inchinava dinanzi alla forza, rivolgeva al presidente delle frasi spiritose.»

Pagina di Le Petit Parisien con la notizia dell'arresto di "Raymond la Science"

Il verdetto viene pronunciato il 28 febbraio 1913: condanna alla pena di morte per ghigliottina insieme a André Soudy, Elie Monnier e Eugène Dieudonné.[10] Dopo la lettura della sentenza Raymond proverà a scagionare quest’ultimo, accusato ingiustamente di omicidio in merito ai fatti accaduti in rue Ordener a Parigi il 21 dicembre 1911, assumendosene le colpe. Questa sua deposizione viene però considerata troppo tardiva, anche se alla fine la pena di Dieudonné sarà commutata nei lavori forzati a vita (in seguito sarà graziato e liberato). Victor Serge viene imputato e condannato a 5 anni come presunto "ideologo".

Raymond Callemin viene giustiziato a Parigi il 21 aprile 1913, davanti al carcere de La Santé dove era detenuto.[12] Ai giornalisti accorsi per seguire la sua esecuzione dice pressappoco: «È bello vero, veder morire un uomo?».[13]

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Note biografiche su Callemin
  2. ^ Fonte principale: Biografia tratta da "militants.anarchistes.info"
  3. ^ Lettera del 24 dicembre 1912 indirizzata all'amico Arthur Mallet e pubblicata nel supplemento del n° 4 de «L'En Dehors», dicembre 1922
  4. ^ Frédéric Lavignette, La Bande à Bonnot à travers la presse de l'époque, Lyon, Fage Edition, 2008.
  5. ^ Victor Serge, Memorie di un rivoluzionario, Edizioni e\o, pag 15
  6. ^ «Le Révolté», Boisfort, 1908-1914
  7. ^ «Le Communiste», Boisfort, 1907-1908
  8. ^ Victor Serge, Memorie di un rivoluzionario, Edizioni e\o, pag 68
  9. ^ Victor Serge, Memorie di un rivoluzionario, Edizioni e\o, pag 44
  10. ^ a b Jean Maitron, Le mouvement anarchiste en France. Volume I. Des origines à 1914. Gallimard, coll. « Tel », 1992.
  11. ^ Dossiers - La Bande à Bonnot CALLEMIN Raymond dit « Raymond la Science »
  12. ^ Bernard Thomas, La belle époque de la bande à Bonnot, Paris, Fayard, 1992
  13. ^ «C'est beau hein, l'agonie d'un homme.», in: Jean Maitron, Ravachol et les anarchistes, Gallimard, coll. « Folio-Histoire », 1992

NOTA: Questo articolo riprende il testo di Anarcopedia, enciclopedia on-line pubblicata sotto licenza Creative commons.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Pino Cacucci, In ogni caso nessun rimorso, Feltrinelli, 1994 (romanzo ispirato alla vita di Jules Bonnot).
  • Victor Serge, Memorie di un rivoluzionario, Edizioni e\o, 2001
  • Paolo Valera, I clamorosi rossi dell’automobile grigia. Memorie di Giulio Bonnot, Milano, La Folla, 1921
  • Bernard Thomas, La banda Bonnot, Milano, Forum Editoriale, 1968

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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