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Raddoppiamento fonosintattico

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In linguistica, il raddoppiamento (fono)sintattico (anche geminazione sintagmatica, raddoppiamento sintagmatico o rafforzamento (fono)sintattico o, ancora, cogeminazione) è un fenomeno di raddoppiamento subìto nella pronuncia dalla consonante iniziale di una parola legata alla precedente:[1]

È tipico di alcune versioni della lingua italiana, ma è presente anche in finlandese (dove è indicato come rajageminaatio).

In italiano

Nel primo esempio, la parola casa viene interessata dal raddoppiamento. Si tratta di un fenomeno non solo legato alla pronuncia ma, come suggerisce il nome, di un fenomeno di sintassi. Infatti, la catena del parlato normalmente non prevede pause tra le parole: la pronuncia delle parole può quindi essere influenzata dalla loro posizione nella frase. Nel caso più tipico, il raddoppiamento è dovuto alla presenza, prima della consonante raddoppiata, di un monosillabo oppure di una sillaba accentata (nel primo e nel secondo esempio, la consonante rinforzata è preceduta da una preposizione).

Il fenomeno è tipico del toscano e dell'italiano centro-meridionale, ma quasi totalmente assente al Nord. Poiché è regolare nei dialetti toscani e centrali, fa parte della pronuncia normativa (ortoepia) dell'italiano standard, tanto da essere insegnato nelle scuole di dizione, e rintracciabile nella grafia univerbata di diverse locuzioni fisse: affinché, appunto, appena, davvero, ovvero, sicché, soprattutto, giammai, cosiddetto, frattanto, lassù, ammodo, neppure, sebbene, ossia ecc.

Origine e diffusione geografica

Pare che l'origine del raddoppiamento sintattico sia da attribuire all'assimilazione di consonanti finali latine[2]:

  • (lat.) Ad Brundisium > (it.) A Brindisi

In pratica, nell'esempio avremmo l'incontro tra una d ed una b, il quale porterebbe alla formazione di una b doppia.[3]

Il raddoppiamento fonosintattico, in quanto fenomeno tipico della lingua parlata, non presenta una fenomenologia uniforme in tutte le varietà regionali dell'italiano. Diversamente dalla norma scritta, più facilmente interiorizzabile perché inequivocabilmente fissata sulla pagina (stampata, web, ecc.), le regole del raddoppiamento fonosintattico vengono variamente interferite nelle diverse regioni dalle norme dialettali soggiacenti. Così, ad esempio, il rinforzamento si effettua soprattutto a sud della linea La Spezia-Rimini, poiché a nord di essa i dialetti tendono a evitare le consonanti doppie, mentre nell'Italia meridionale, dove a livello dialettale si riscontrano sistemi di raddoppiamento, si tende ad applicare il raddoppiamento anche dove la lingua standard non lo prevede.

Il suo uso regolato fa parte della lingua standard ed è sicuramente uno dei punti di maggior interesse per i programmi dei corsi di dizione rivolti a giornalisti, attori ecc. Due sono i più autorevoli strumenti su cui verificare la congruenza di una pronuncia (compreso il rinforzamento fonosintattico) con quella standard: il Dizionario di Ortografia e di Pronunzia di Bruno Migliorini, Carlo Tagliavini e Piero Fiorelli (che riporta la pronuncia classica), e il Dizionario di Pronuncia Italiana di Luciano Canepari (per lo standard moderno).

All'interno di parlate specifiche ristrette ad isolati contesti geografici, il raddoppiamento fonosintattico può avere valore fonetico distintivo, ovvero la sua presenza o assenza determina una differenza di significato in quanto viene pronunciato. Si veda per esempio in napoletano 'a casa /a ˈkaːsa/, "la casa", e a casa /a kˈkaːsa/ "a casa".

Casi tipici in italiano standard

Il raddoppiamento avviene soprattutto:[3]

  1. quando la consonante è preceduta da una parola tronca (polisillabo ossitono)
    La città nuova /latʃitˌtanˈnwɔːva/
  2. quando la consonante è preceduta da un monosillabo forte (uscente in vocale, non in dittongo discendente), oppure il monosillabo è usato metalinguisticamente
    Andiamo a casa /anˈdjaˑmo akˈkaːsa/
  3. quando la consonante è preceduta dalle parole: come, dove, qualche e sopra
    come va? /komevˈva/; dove sei? /dovesˈsɛˑi/; qualche volta /ˌkwalkevˈvɔlta/; sopra la tavola /ˌsoprallaˈtaːvola/
  4. con le parole: dio, dèi, dea, dee quando precedute da vocale, Maria in "Ave Maria" (ma esiste anche la variante senza raddoppiamento)[4], e Santo in "Spirito Santo"
    mio Dio /miodˈdiˑo/; /avemmaˈriˑa/; /spiritosˈsanto/

Utilizzando la terminologia del fonetista Canepari, i casi 1, 2 e 3 sono detti di cogeminazione, mentre il 4 di pregeminazione. Non tutti i monosillabi sono geminanti (esempio, l'articolo determinativo lo rifiuta)[5]: non provocano il raddoppiamento fonosintattico gli articoli e i pronomi clitici (lo, la, li, le eccetera). Inoltre non tutte le parole sono geminabili: esistono cioè parole che, ad esempio, pur seguendo un monosillabo geminante, non raddoppiano l'iniziale consonantica, e ne esistono poi altre (dette "autogeminanti") che invece raddoppiano anche se non precedute da una parola geminante.

Per ciascun dialetto e per ciascuna forma d'italiano regionale non varranno comunque le stesse regole del dialetto fiorentino o dell'italiano standard. Tuttavia la maggioranza dei casi è la stessa in tutta l'Italia centromeridionale.

Monosillabi cogeminanti

I monosillabi producenti raddoppiamento sono tutti sillabe aperte, finenti in vocale o con dittongo ascendente (i monosillabi con dittongo discendente, es. poi, non producono raddoppiamento), questi ultimi, in genere, possiedono già un accento scritto che, come nei polisillabi, indica già l'obbligatorietà del raddoppiamento così come avviene per quelli monovocalici con accento distintivo.

La lista dei monosillabi italiani è la seguente:

  • Verbi
(essere) è, fu; (avere) ho, ha; (andare) vo (lett.), va (ind); (dare) do, (ind); (fare) fo (lett.), fa (ind.), (ant.); (sapere) so, sa; (stare) sto, sta (ind.); (potere) può; (dire) .
  • Congiunzioni
che (o ché), e, ma, , o, se.
  • Pronomi
che, chi, ciò, , tu; me e te (questi ultimi da non confondere con le varianti delle particelle mi e ti davanti ai proclitici lo, la, li, le, ne).
  • Preposizioni
a, da, su, tra e fra; e anche le preposizioni de e ne usate in poesia[6].
  • Avverbi
su e giù; qui e qua, e ; , no; già; più; (o)'ve, mo (adesso).

Univerbazione e raddoppiamento

Talvolta il raddoppiamento è visibile anche a livello ortografico. Questo si verifica ad esempio in alcune parole composte (contraccolpo, soprattutto, sopralluogo) in cui la consonante viene scritta due volte. Si tratta comunque di un'eccezione alla regola, anche se interessante per spiegare il raddoppiamento di l in alcune preposizioni articolate (delle, allo, dalla eccetera).

Nelle parole che hanno subito un processo di univerbazione, il raddoppiamento fonosintattico è presente quindi anche graficamente. Di seguito la lista di alcune parole lemmatizzate dai dizionari che presentano il raddoppiamento fonosintattico.

  • a
abbasso, abbastanza, abbenché, accanto, accapo, acché, acciò, acciocché, addentro, addì, addietro , addirittura, addosso, affinché, affine, affondo, affresco, allato, allesso, ammeno, ammenoché, ammodo, appena, apparte appetto, appiè, appieno, apposta, appostissimo, appresso, appuntino, appunto, arrivederci, assolo, attorno, attraverso, avvenire, beccafforbice, fantappiè, finattantoché, oltracciò, pressappoco.
  • che
anzichennò, checché, checchessia, chicchessia, dovecchessia, dondecchessia, chessò, purchessia, quandochessia.
  • chi
chicchessia, chissisia, chissà, chissacché, chissacchì, chissadove, chissammai, chissenefrega, chivvalà.
  • ciò
acciocché, ciocché, cionnonostante, conciossiaché, conciossiacosaché, imperciocché, perciocché.
  • come
comecchessia.
  • contra-
contrabbalzo, contrabbando, contrabbasso, contraccambio, contraccarico, contraccettivo, contraccolpo, contraddanza, contraddire, contraddistinguere, contraffare, contraffilo, contrafforte, contraggenio, contrappasso, contrappeso, contrapporre, contrapposizione, contrappunto, contrassegno, contrassoggetto, contrattempo, contravveleno.
  • così
cosicché, cosiddetto, cosiffatto.
  • da
dabbasso, dabbene, dabbenuomo, daccanto, daccapo, dacché, daddovero, dallato, dappertutto, dappiè, dappiede, dappiù, dappocaggine, dappoco, dappoi, dappoiché, dappresso, dapprima, dapprincipio, dattorno, davvero.
  • dio
addio, Iddio, bendiddio, giuraddio, magariddio, oddio, piacciaddio, pregaddio, santiddio, vivaddio.
  • dove
dovecchessia.
  • e
altrettale, altrettanto, ebbene, eccome, epperò, eppoi, eppure, evviva.
  • fa
fabbisogno.
  • fra
frammescolare, frammettere, frammezzare, frammischiare, frammisto, frapporre , frapposizione, frapposto, frattanto, frattempo.
  • già
giacché, giammai.
laddove, laggiù, lassù.
  • ma
macché, massì.
nemmanco, nemmeno, neppure, nevvero.
  • no
nossignore.
  • o
oppure, ovvero, ossia, ovverosia.
  • ogni
Ognissanti.
  • però
perocché, imperocché.
  • più
piuccheperfetto, piucché, piuttosto.
  • qua
quaggiù, quassù.
  • se
sebbene, semmai, sennò, sennonché, seppure.
sibbene, sicché, siccome, siffatto, sissignore.
  • sopra
sopraccalza, sopraccapo, sopraccarta, sopraccassa, sopraccielo, sopracciglio, sopracciò, sopraccitato, sopraccoda, sopraccollo, sopraccolore, sopraccoperta, sopraddetto, sopraddote, sopraffare, sopraffilo, sopraffino, sopraffusione, sopraggitare, sopraggiungere, sopraggravio, sopralluogo, soprammanica, soprammano, soprammattone, soprammenzionato, soprammercato, soprammettere, soprammobile, soprammondo, soprannaturale, soprannome.
  • sovra-
sovrabbondare, sovraccaricare, sovrannazionale.
  • su
succitato, suddetto, sullodato, summentovato, summenzionato, suppergiù, suvvia.
  • tre
treppiede, trepponti, tressette.

Rajageminaatio in finlandese

Note

  1. ^ locuta, su locuta.com.
  2. ^ Vedi Loporcaro.
  3. ^ a b treccani, su treccani.it.
  4. ^ Pronuncia della locuzione Ave Maria
  5. ^ Quando l'accento è graficamente esplicitato, ci sarà sempre un raddoppiamento. Tra i monosillabi privi di accento grafico che provocano il raddoppiamento si ricordano le preposizioni a, fra, tra e la grande maggioranza delle forme verbali che hanno solo una vocale (come fa, sto, do, fu, sa, ho, va ecc.); a queste si aggiungono le parole che, chi, qui e le note musicali. Vedi L. Serianni, Grammatica italiana; italiano comune e lingua letteraria, Torino, UTET, 1989.
  6. ^ L'uso di scindere le preposizioni articolate si trova talvolta anche nel caso di titoli di opere dell'ingegno (ad esempio: ne I promessi sposi), ma viene criticato dal alcuni grammatici.

Bibliografia

  • Luciano Canepari, il MaPI. Manuale di Pronuncia Italiana, Bologna, Zanichelli, 1999 (2ª ed., con due audiocassette). Nei capitoli 9-15 presenta un'analisi sincronica di tutte le pronunce regionali dell'italiano, compresi i diversi usi di raddoppiamento fonosintattico.
  • Michele Loporcaro, L'origine del raddoppiamento fonosintattico. Saggio di fonologia diacronica romanza, in "Romanica Helvetica" vol. 115, Francke Verlag, Basel und Tuebingen, 1997.
  • Michele Loporcaro, Raddoppiamento fonosintattico, in Gian Luigi Beccaria (a cura di), Dizionario di linguistica, Torino, Einaudi, 2004 (2ª ed.), p. 632.
  • Pietro Maturi, I suoni delle lingue, i suoni dell'italiano, Il Mulino, Bologna, 2005.
  • Luca Serianni, Italiano, Milano Garzanti, 2003. §§ 63-70.

Voci correlate

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