Pieve dei Santi Ippolito e Biagio

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Pieve di Santi Ippolito e Biagio
Esterno
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
LocalitàCastelfiorentino
IndirizzoVia Sant'Ippolito
Coordinate43°36′25″N 10°58′21.42″E / 43.606944°N 10.972617°E43.606944; 10.972617
Religionecattolica di rito romano
TitolareIppolito di Roma, Biagio di Sebaste
Arcidiocesi Firenze
Stile architettonicoromanico, architettura neoromanica
Inizio costruzioneXI secolo
CompletamentoXX secolo

La pieve dei Santi Ippolito e Biagio è un luogo di culto cattolico che si trova a Castelfiorentino, sulla collina che domina il paese, in provincia di Firenze, nel territorio dell'arcidiocesi di Firenze.

L'attuale pieve, un tempo intitolata al solo san Biagio, ha ereditato tutti i diritti un tempo spettanti alla più antica pieve di Sant'Ippolito a Elsa (la Pieve Vecchia).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa di San Biagio nasce come oratorio posto all'interno del castello di Castelfiorentino e come suffraganea della pieve di Sant'Ippolito. È situata sul culmine della collina che sovrasta Castelfiorentino quasi all'incrocio tra la via Volterrana nord e il tratto di fondovalle della via Francigena[1].

Le più antiche testimonianze su questa chiesa si ricavano da due iscrizioni poste nell'archivolto del portale destro e nella parte dell'abside e sono datati rispettivamente 1195 e 1204, nel periodo in cui venne trasferito il santo titolare e il titolo plebano e che comportò la realizzazione di lavori di ampliamento dell'edificio[2][3].

Nel 1197 presso la pieve si riunirono i capi del partito guelfo di Firenze, Lucca, Siena, San Miniato e Volterra per stipulare un'alleanza contro il partito filoimperiale. Già nel 1202 la chiesa era diventata pieve come dimostra un atto rogato il 14 dicembre di quell'anno che dice: data in castro florentino in claustro ecclesie et plebis sancti Ypoliti e ancora il chiostro della Pieve di Sant'Ippolito nel castello fu sede di un giuramento tra gli uomini di Castelfiorentino e il loro vescovo stipulato il 13 dicembre 1233[4]. Oltre al titolo plebano venne trasferito anche il capitolo dei canonici che forse trovò sede nella chiesa di San Lorenzo.

In una campana è posta come data di fusione il 1253 e questo è l'anno in cui viene terminata la costruzione del campanile; oltre alla data sulla campana è riportato il nome del pievano[5].

Il territorio a lei sottoposto era composto da 14 chiese suffraganee e 2 spedali e anche se non era molto esteso, era molto fertile e popoloso[6][7]. Di conseguenza la pieve era ricca e per questo i pievani furono sempre esponenti di potenti famiglie locali. Tra i pievani sono da ricordare Benno citato nel 1202 come arbitro in contese locali[8], o come Boninsegna citato nel 1214[8], o come Alcampo Abbadinghi nominato canonico fiorentino nel 1254[8], Ranuccio nominato sottocollettore apostolico per le decime della diocesi di Fiesole nel 1276-1277[8] e infine Filippo Panfolia giudice nel 1278[8].

Alla metà del XVIII secolo, tra il 1739 e il 1743, la chiesa venne ridefinita in stile barocco[8]. Nel 1867 venne demolito l'oratorio di Sant'Ilario che era stato più volte ingrandito e restaurato dalla Confraternita della misericordia che vi aveva la sede fin dal 1326[8].

Nel 1936 la chiesa fu sottoposta ad un radicale restauro che comportò l'eliminazione degli interventi barocchi e il ritorno allo stile romanico.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa dei santi Ippolito e Biagio consiste in una chiesa a navata unica conclusa con un'abside e con copertura lignea. Per le sue soluzioni decorative la chiesa è fra gli edifici in cotto più interessanti della val d'Elsa e si rifà ad uno schema già sperimentato nella pieve di San Giovanni Evangelista a Monterappoli.

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

Tracce di affresco sopra il portale

La facciata è a capanna ed è stata realizzata mediante l'impiego di mattoni in cotto. È inquadrata da grosse lesene ai lati e modanata attraverso l'uso di mensoline concave il cui uso continua lungo tutte le fiancate.

Al centro della facciata si apre il portale, di stile misto fiorentino e pisano, con architrave in arenaria scolpita poggiante su mensole che hanno la funzione di capitelli per due semicolonne in mattoni; L'arco in cotto è aggettante ed estradossato ed è decorato mediante cunei; è presente una lunetta all'interno della quale si trova un affresco. Sopra al portale si apre una bifora. Tra la bifora e il culmine della facciata si trovano, inseriti nella muratura e disposti secondo due linee parallele, i resti di sei bacini in ceramica decorati con motivi geometrici e vegetali in giallo oro su fondo turchese o bianco.

Sul fianco settentrionale si aprivano due porte, tamponate nel 1739, e due monofore. Ad esso è addossato il campanile a vela. La fiancata meridionale è aperta da quattro monofore e da un portale con ghiera decorata con motivi a zig-zag e foglie e reca l'iscrizione A.D.MCVC.

La tribuna ricostruita "in stile", è aperta da due monofore disposte simmetricamente ai lati dell'abside semicircolare ed è coronata da una serie di mensoline e sotto la cuspide è aperta da una feritoia a croce.

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno della chiesa presenta un vasto spazio la cui unica interruzione sono i tre gradini che danno accesso all'ampio presbiterio.

Nell'abside si trova un crocifisso ligneo del XIV secolo e nella nicchia del fonte battesimale vi sono degli affreschi riproducenti Sant'Ippolito opera del 1428 e San Pietro martire del 1429.

Piviere di Sant'Ippolito[modifica | modifica wikitesto]

Il campanile a vela

Chiese[modifica | modifica wikitesto]

  • canonica di Santa Maria a Petrazzi
  • chiesa di San Bartolomeo a Cabbiavoli
  • chiesa di San Giusto a Camporese
  • chiesa di San Bartolomeo alle Canne
  • chiesa di Santa Lucia a Gello
  • chiesa di Sant'Jacopo a Gricciano
  • chiesa di San Martino alle Fonti
  • chiesa di San Donato a Iano
  • chiesa di San Michele a Monte
  • chiesa di Sant'Andrea (San Quirico) a Monteravoli
  • chiesa di San Pietro a Pisangoli
  • chiesa di San Bartolomeo a Sala
  • chiesa di San Michele a Vallecchio

Oratori all'interno del castello[modifica | modifica wikitesto]

Spedali[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Durante il viaggio di ritorno dalla terza Crociata, Filippo augusto, Re di Francia passò per Senes la Velle (Siena) civitatem episcopalem, deinde per la Marche castellum (Rèncine) deinde per Seint Michel Castellum (Badia a Martùri), deinde per Castellum Florentin (Castelfiorentino) et per Seint Denis de Bon Repast (San Genesio) Stopani 1991, pag.88
  2. ^ Cioni 1911, pag.181.
  3. ^ Moretti Stopani 1968, pag.181.
  4. ^ Lami 1758, pag.271.
  5. ^ L'iscrizione recita: ANNO DOMINI MCCLIII TEMPORE DNI PLEBANI OSPINI PAIENS FUI FACTA CUM DUABUS ALIIS MENTEM SANCTAM SPONTANEAM HONOREM DEO PATIAE LIBERATIONE, AA.VV., Chiese medievali della valdelsa....., pag.129. Nota 13
  6. ^ La pieve era eccezionalmente ricca tanto da pagare ben 71 lire e 4 soldi nel 1276; 71 lire nel 1289; 35 lire e 10 soldi ogni semestre nel 1303 Guidi 1932, pag.21
  7. ^ Guidi Giusti 1942, pag.33.
  8. ^ a b c d e f g AA.VV., Chiese medievali della valdelsa....., pag.128.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni Lami, Sanctae Ecclesiae Florentinae Monumenta, Firenze, Tipografia Salutati, 1758.
  • Emanuele Repetti, Dizionario geografico, fisico, storico del Granducato di Toscana, Firenze, 1833-1846.
  • Luigi Santoni, Raccolta di notizie storiche riguardanti l'arcidiocesi di Firenze, Firenze, Tipografia Mazzoni, 1847.
  • Emanuele Repetti, Dizionario corografico-universale dell'Italia sistematicamente suddiviso secondo l'attuale partizione politica d'ogni singolo stato italiano, Milano, Editore Civelli, 1855.
  • Attilio Zuccagni-Orlandini, Indicatore topografico della Toscana Granducale, Firenze, Tipografia Polverini, 1857.
  • Cesare Paoli, Il Libro di Montaperti (MCCLX), Firenze, Viesseux, 1889.
  • Michele Cioni, Elenco di varie costruzioni monumentali in Valdelsa e notizie di pubblicazioni, Miscellanea Storica della Valdelsa, 1903.
  • Michele Cioni, La Valdelsa: guida storico-artistica, Firenze, Lumachi, 1911.
  • Guido Carocci, Antiche pievi in Valdelsa, Miscellanea Storica della Valdelsa, 1916.
  • Pietro Toesca, Storia dell'arte italiana. Il Medioevo, Torino, UTET, 1927.
  • Mario Salmi, La scultura romanica in Toscana, Firenze, Rinascimento del Libro, 1928.
  • Pietro Guidi, Rationes Decimarum Italiae. Tuscia. Le decime degli anni 1274-1280, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1932.
  • Pietro Guidi, Martino Giusti, Rationes Decimarum Italiae. Tuscia. Le decime degli anni 1295-1304, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1942.
  • O. Pogni, Le Chiese e gli oratori di Castelfiorentino, Castelfiorentino, Miscellanea Storica della Valdelsa, 1950.
  • Italo Moretti, Renato Stopani, Chiese romaniche in Valdelsa, Firenze, Salimbeni, 1968.
  • Carlo Celso Calzolai, La Chiesa Fiorentina, Firenze, Tipografia Commerciale Fiorentina, 1970.
  • Italo Moretti, Renato Stopani, Architettura romanica religiosa nel contado fiorentino, Firenze, Salimbeni, 1974.
  • AA. VV., Toscana paese per paese, Firenze, Bonechi, 1980.
  • Renato Stopani, Storia e cultura della strada in Valdelsa nel medioevo, Poggibonsi, Centro Studi Romei, 1986.
  • Renato Stopani, La Via Francigena. Una strada europea nell'Italia del medioevo, Firenze, Le Lettere, 1988.
  • Renato Stopani, Le vie del pellegrinaggio nel medioevo.Gli itinerari per Roma, Gerusalemme, Compostella, Firenze, Le Lettere, 1991.
  • Vittorio Cirri, Giulio Villani, La Chiesa Fiorentina. Storia Arte Vita pastorale, Firenze, LEF, 1993.
  • AA. VV., Chiese medievali della Valdelsa. I territori della via Francigena tra Firenze, Lucca e Volterra, Empoli, Editori dell'Acero, 1995, ISBN 88-86975-18-X.
  • Marco Frati, Chiesa romaniche della campagna fiorentina. Pievi, abbazie e chiese rurali tra l'Arno e il Chianti, Empoli, Editori dell'Acero, 1997, ISBN 88-86975-10-4.
  • Rosanna Caterina Proto Pisani, Empoli, il Valdarno inferiore e la Valdelsa fiorentina, Milano, Mondadori, 1999, ISBN 88-04-46788-6.
  • AA .VV, Una via dell'Arte in Toscana. Il Sistema Museale della Valdelsa fiorentina, Firenze, Edizioni Firenze Cooperativa 2000, 2001, ISBN 88-88206-00-0.
  • Francesca Allegri, Massimo Tosi, Castelfiorentino terra d’arte, Certaldo, Federighi Editori, 2006.

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