Pasaccardoa

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Pasaccardoa
Immagine di Pasaccardoa mancante
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superasteridi
(clade)Asteridi
(clade)Euasteridi
(clade)Campanulidi
OrdineAsterales
FamigliaAsteraceae
SottofamigliaDicomoideae
TribùDicomeae
SottotribùDicominae
GenerePasaccardoa
Kuntze, 1891
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseAsteridae
OrdineAsterales
FamigliaAsteraceae
GenerePasaccardoa
Sinonimi

Phyllactinia Benth

Specie
(Vedi testo)

Pasaccardoa Kuntze, 1891 è un genere di piante angiosperme dicotiledoni della famiglia delle Asteraceae.[1][2]

Le specie di questa voce sono piante annuali o perenni con portamenti erbacei o arbustivi (anche suffrutescenti). Sono presenti rami sterili (solo fogliosi) e radici legnose.[3][4][5][6][7][1][2]

Le foglie lungo il caule normalmente sono a disposizione alternata, sono sessili o con base picciolate. La forma della lamina (semplice e intera) varia da strettamente oblanceolata a obovata o ellittica; i bordi possono essere subinteri o finemente denticolati. La superficie presenta delle venature pennate. Le stipole sono assenti.

Le infiorescenze sono composte da capolini, medi o larghi, solitari, terminali o ascellari, o raccolti in formazioni scorpioidi. I capolini, radiati di tipo eterogamo e talvolta sottesi da brattee simili a foglie, sono formati da un involucro a forma da campanulata a spiraleggiante composto da brattee (o squame) all'interno delle quali un ricettacolo fa da base ai fiori di due tipi: tubulosi e ligulati. Le brattee disposte in più serie in modo embricato e scalato sono di varie forme a consistenza coriacea con apici pungenti. Il ricettacolo, alveolato (i margini degli alveoli sono fimbriati), a forma convessa, è privo di pagliette (è nudo).

I fiori sia quelli tubulosi che ligulati sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (ogni verticillo ha 5 elementi). I fiori centrali (del disco) in genere sono tubulosi (actinomorfi - raramente sono zigomorfi) sono ermafroditi (bisessuali) e fertili; quelli periferici (radiati) sono uniseriati, di tipo ligulato (zigomorfi) e neutri (sterili).

*/x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[8]
  • Calice: i sepali del calice sono ridotti ad una coroncina di squame.
  • Corolla: la corolla nei fiori tubulosi ha un tubo con 5 profondi lobi ricurvi (la gola della corolla si dilata improvvisamente sui lobi); quella dei fiori ligulati il tubo è breve e termina con due labbra (corolle bilabiate) con il labbro interno assente e quello esterno, corto, con tre denti. Il colore varia da bianco a rosso o crema. Le corolle sono glabre o pubescenti con differenti tipi di ghiandole (raramente sono privi di ghiandole o peli). I margini dei petali possono essere sclerificati.
  • Androceo: gli stami sono 5 con filamenti liberi, glabri o papillosi e distinti, mentre le antere sono saldate in un manicotto (o tubo) circondante lo stilo. Le antere in genere hanno una forma sagittata con base lungamente caudata e ricurve; le appendici sono lunghe affusolate o subottuse. Il polline normalmente è tricolporato a forma sferica di tipo echinato (o liscio).
  • Gineceo: lo stilo è filiforme con due stigmi divergenti (oppure no); gli stigmi sono corti con pubescenza abassiale (i peli alla base sono più larghi); la superficie stigmatica è continua con creste marginali; gli apici sono ottusi; alla base è presente un nettario. L'ovario è infero uniloculare formato da 2 carpelli. L'ovulo è unico e anatropo.

I frutti sono degli acheni con pappo. La forma dell'achenio è da subcilindrica a ellissoide. Sono presenti 10 coste longitudinali. Il pericarpo può essere di tipo parenchimatico, altrimenti è indurito (lignificato) radialmente; la superficie è irsuta o glabra. Il carpoforo (o carpopodium - il ricettacolo alla base del gineceo) è assente. I pappi, formati da una o più serie di scaglie fimbriate, sono direttamente inseriti nel pericarpo o connati in un anello parenchimatico posto sulla parte apicale dell'achenio. Raramente il pappo è assente.

  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta.

Distribuzione e habitat

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Le specie di questo genere si trovano in Africa centrale (Angola, Tanzania, Zambia e Zaire).[2]

La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[9], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[10] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[11]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][6][7]

Le specie di questa voce appartengono alla sottofamiglia Dicomoideae, e in particolare alla sottotribù Dicominae (tribù Dicomeae). La sottofamiglia (di recente costituzione), da un punto di vista filogenetico, è posizionata tra le sottofamiglie Tarchonanthoideae e Carduoideae. I caratteri principali della sottofamiglia sono: i portamenti variano da erbacei a arbustivi, l'involucro è pluriseriato con brattee coriacee e pungenti, il ricettacolo è alveolato, il polline è echinato, i rami dello stilo sono pubescenti con superficie stigmatica continua e cresta marginale, il carpoforo in genere è assente. L'area di origine della maggior parte delle specie è l'Africa a sud del Sahara.[1]

Il genere di questa voce recentemente è stato revisionato e più precisamente è stato segregato dal genere più ampio Dicoma.[12] In dettaglio il genere Dicoma è stato suddiviso in più generi (oltre a Pasaccardoa): Macledium Cass. con 18 specie e Cloiselia S.Moore con 4 specie e il genere monotipo Dicomopsis welwitschii (O.Hoffm.) S.Ortiz (derivato da Dicoma welwitschii). Questo gruppo di generi, raccolto nella sottotribù Dicominae S.Ortiz è individuato dai seguenti caratteri diagnostici: le ramificazioni sono allungate, le brattee dell'involucro hanno delle evidente coste mediane e delle strisce scure longitudinali e gli acheni sono ricoperti da ghiandole intercostali.[13]

Il cladogramma seguente, tratto dalla pubblicazione citata[13] e semplificato, rappresenta la struttura filogenetica del gruppo di generi sopradescritti.


xxxDicoma_s.str.xxx

Dicoma

Dicomopsis welwitschii

Pasaccardoa

Cloiselia

Macledium

Il numero cromosomico di base delle specie di questo gruppo è: 2n = 22.[1]

Il periodo di separazione della sottofamiglia (formazione del clade) dal resto della famiglia delle Asteraceae è di circa 41,5 milioni di anni fa; mentre gli antenati delle attuali specie si sono separati circa 27 milioni di anni fa (gruppo corona).[1]

Elenco delle specie

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Questo genere comprende le 4 seguenti specie:[2]

  1. ^ a b c d e f (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. ^ a b c d World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 21 maggio 2021.
  3. ^ Pignatti 1982, vol.3 pag.1.
  4. ^ Strasburger 2007, pag. 860.
  5. ^ Judd 2007, pag.517.
  6. ^ a b Kadereit & Jeffrey 2007, pag. 120.
  7. ^ a b Funk & Susanna 2009, pag. 274.
  8. ^ Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  9. ^ Judd 2007, pag. 520.
  10. ^ Strasburger 2007, pag. 858.
  11. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 marzo 2021.
  12. ^ Ortiz 2006.
  13. ^ a b Ortiz et al. 2013.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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