Paolo Vagliasindi

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Paolo Vagliasindi

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaXVIII, XIX, XX, XXI
CollegioAcireale (XVIII legislatura), Bronte (XIX, XX e XXI legislatura)[1]
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoDestra storica
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
ProfessionePossidente

Il barone Paolo Vagliasindi, dei baroni del Castello di Randazzo (Randazzo, 16 settembre 1858Catania, 23 dicembre 1905), è stato un nobile, politico e giornalista italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Randazzo, in provincia di Catania, il 16 settembre 1858, da nobile e illustre famiglia della cittadina siciliana. Era il terzo figlio dei tredici di Francesco e di Benedetta Piccolo dei baroni di Calanovella.[2]

Laureatosi in legge coi massimi voti all'Università di Roma[3], esercitò per breve tempo la professione forense per poi darsi all'attività politica.[2] Nel 1885 fu eletto sindaco di Randazzo, venendo rieletto nel 1887[2]: in questi anni si prodigò per il contenimento e la gestione di un'epidemia di colera, venendo insignito di una medaglia d'argento al valor civile. Vagliasindi si candidò alle elezioni politiche del 1892 per la Destra storica al Collegio di Acireale e ottenne l'elezione a deputato nella XVIII legislatura del Regno d'Italia.[1] Venne rieletto deputato nella XIX, XX e XXI legislatura del Regno d'Italia come candidato nel collegio di Bronte.[1]

Nel 1897 sposò la nobildonna piemontese Ottavia Caissotti dei conti di Chiusano, dalla quale ebbe cinque figli: Laura, Benedetta, Emilio, Maria ed Ersilia.[2] L'unico figlio maschio, Emilio, nato nel 1900, morì a soli 3 anni di età.[2]

Nel 1899-1900, durante il Governo Pelloux II, ricoprì l'incarico di sottosegretario del Ministero all'Agricoltura, Industria e Commercio, retto da Antonio Salandra.[1] Con R. D. 4/3/1900 ottenne il rinnovamento del titolo di Barone, destinato in famiglia ai primogeniti[4]. In questi anni, in cui si occupò principalmente della lotta alla fillossera della vite, fece parte della vita politica catanese di Verga, Capuana e De Roberto, di cui divenne amico, e sfidò a duello Giuseppe de Felice Giuffrida[5].

Nel 1903 divenne presidente dell'Associazione Monarchica di Catania, divenuta poi Associazione Costituzionale, e si dette anche al giornalismo come collaboratore de La Sicilia, organo dell'associazione.[2]

Nel 1904 si ricandidò nuovamente a deputato alle elezioni politiche, ma non ottenne la rielezione. Al Collegio di Bronte fu sconfitto da Francesco Saverio Giardina, la cui candidatura era appoggiata da Emilio Bedendo, allora prefetto di Catania e uomo di fiducia di Giovanni Giolitti.[2] Bedendo venne denunciato da Vagliasindi con il supporto di prove documentarie e testimonianze, accusandolo di aver favorito l'elezione di Giardina attraverso minacce e intimidazioni ai suoi sostenitori, ricorrendo spesso alla violenza e alla corruzione.[2]

Morì a Catania il 23 dicembre 1905, all'età di 47 anni, a seguito di un attacco di pleurite.[2] Al funerale parteciparono anche gli amici Capuana e De Roberto, che compose il testo della lapide posta in sua memoria sulla facciata di palazzo Vagliasindi a Randazzo[3]:

«Paolo Vagliasindi / nelle lotte della vita pubblica / portò la forza e la gentilezza / di un cavaliere antico / in Parlamento e al Governo / fu propugnatore immutabile / di libertà con ordine / crudelmente troncata / prima di dare tutti i suoi frutti / l’opera nobilissima / del Cittadino esemplare / vive nella memoria dei contemporanei / rivivrà nella storia / di questa dilettosa sua terra»

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Decreto del 31 dicembre 1899[1]
Medaglia d'argento al Valor civile - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e ON.LE PAOLO VAGLIASINDI, su randazzo.blog. URL consultato il 29-09-2019.
  2. ^ a b c d e f g h i Inventario Archivio privato Paolo Vagliasindi, su ascatania.beniculturali.it. URL consultato il 29-09-2019.
  3. ^ a b Voce del DBI, su treccani.it.
  4. ^ Notizia, su randazzo.blog.
  5. ^ Voce in DBI, su treccani.it.

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