Messa

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La celebrazione eucaristica o messa è il rito della Chiesa cattolica, della Chiesa ortodossa, delle Comunità anglicane di tradizione anglo-cattolica e di alcune comunità luterane in cui si celebra l'eucaristia.

File:Ratzinger Szczepanow 2003 7.jpg
Messa del rito romano di forma ordinaria

Il termine "messa", usato dai cattolici di rito latino, deriva dalla parola latina missa che viene pronunciata dal sacerdote nel rito romano in latino quando congeda i fedeli dicendo:Ite missa est.

Cattolicesimo

Significato teologico

La celebrazione eucaristica ha quattro significati principali:

  • il sacrificio, ripetizione incruenta del sacrificio di Cristo sul Calvario
  • il memoriale, ricordo e presenza di Cristo nell'attesa del suo ritorno
  • il convito, segno di unione fra Cristo e la Chiesa, come l'Ultima cena
  • il ringraziamento, per i doni ricevuti da Dio, chiamati anche "pace"

Questi quattro significati principali sono intimamente legati fra loro e sono richiamati da diverse parti della liturgia. Abbastanza vivo è il dibattito teologico su quale sia il significato principale da attribuire alla celebrazione eucaristica, anche se dai documenti del Magistero appare centrale la definizione di sacrificio propiziatorio[1].

Nell'eucaristia l'attore principale è Cristo, presente attraverso il sacramento. È infatti Cristo l'offerta che la Chiesa attraverso lo Spirito Santo presenta al Padre in virtù della comunione che la rende «un solo Corpo» con Cristo. L'offerta di Cristo è presentata dal sacerdote, che agisce «in persona Christi» e dall'assemblea che partecipa alla celebrazione. Tuttavia, la celebrazione non è a esclusivo vantaggio dell'assemblea, ma i frutti spirituali dell'eucaristia, che è il sacrificio di Cristo per la redenzione del mondo, sono per tutta la Chiesa, non solo per tutti i vivi, ma anche per le anime dei defunti che si trovano in Purgatorio. Gli angeli e i santi si uniscono alla liturgia terrena che è prefigurazione della liturgia celeste con cui la Chiesa trionfante adora Dio. [2]

Rito romano (forma ordinaria)

Un altare utilizzato per celebrazioni eucaristiche. Per la Chiesa cattolica è la rappresentazione sia del tavolo dell'Ultima cena, che l'ara su cui si compie il sacrificio eucaristico

La celebrazione consiste di due parti principali: la Liturgia della Parola e la Liturgia eucaristica; esse sono così strettamente congiunte tra loro da formare un unico atto di culto. Nella messa viene imbandita tanto la mensa della parola di Dio quanto la mensa del Corpo di Cristo, e i fedeli ne ricevono istruzione e ristoro. Ci sono inoltre alcuni riti che iniziano e altri che concludono la celebrazione.

I riti introduttivi

I riti che precedono la Liturgia della Parola, cioè l'introito, il saluto, l'atto penitenziale, il Kyrie eleison, il Gloria e l'orazione di colletta, hanno un carattere di inizio, di introduzione e di preparazione. Scopo di questi riti è che i fedeli, riuniti insieme, formino una comunità, e si dispongano ad ascoltare con fede la parola di Dio e a celebrare degnamente l'eucaristia.

La liturgia della Parola

Nella Liturgia della Parola, Dio parla al suo popolo per mezzo del suo Figlio, Cristo, Parola vivente. Essa è costituita da brani tratti dalla Sacra Scrittura, dall'omelia del celebrante e dalla preghiera dei fedeli. Nelle due letture bibliche (una, nei giorni feriali) e nel salmo Dio parla al popolo, nell'omelia il celebrante spiega ed attualizza la Parola, nella preghiera dei fedeli tale Parola si converte in invocazioni dei figli di Dio. Nel rito ambrosiano tra la liturgia della parola e l'offertorio viene scambiato il gesto di pace "secondo l'ammonimento del Signore".

La liturgia eucaristica

Secondo la narrazione biblica, Gesù "prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo». Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati»". (Mt Matteo 26,26-28[3]).

La liturgia eucaristica sviluppa queste azioni di Gesù in tre momenti: l'offertorio, la preghiera eucaristica e la comunione.

L'offertorio

«È la presentazione delle oblate: il pane e il vino che saranno offerti dal sacerdote in nome di Cristo nel sacrificio eucaristico, nel quale diventeranno il suo Corpo e il suo Sangue. È il gesto stesso di Cristo nell'ultima Cena, "quando prese il pane e il calice". "Soltanto la Chiesa può offrire al Creatore questa oblazione pura, offrendogli con rendimento di grazie ciò che proviene dalla sua creazione" [ Ireneo di Lione, Adversus haereses, 4, 18, 4]. La presentazione delle oblate all'altare assume il gesto di Melchisedek e pone i doni del Creatore nelle mani di Cristo. È lui che, nel proprio Sacrificio, porta alla perfezione tutti i tentativi umani di offrire sacrifici.»

La preghiera eucaristica
Lo stesso argomento in dettaglio: Preghiera eucaristica.

Essenzialmente, la preghiera eucaristica è così costituita:

  • il prefazio di rendimento di grazie, che si eleva a Dio Padre per l'azione salvifica compiuta dal Figlio, che trova conclusione nel canto del "Santo";
  • l'epiclesi, l'invocazione allo Spirito Santo, affinché il pane e il vino "diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo, nostro Signore" (Preghiera eucaristica II);
  • il racconto della cena, nel quale sono ripetute le parole che Gesù disse ai suoi discepoli durante e che convertono interamente la sostanza del pane e del vino nella sostanza del Corpo e Sangue di Cristo (transustanziazione);
  • l'esclamazione: "Mistero della fede", cui il popolo risponde con l'acclamazione del ricordo della morte e della risurrezione di Gesù;
  • il memoriale della risurrezione dai morti del Cristo Crocifisso, l'offerta dei doni consacrati a Dio Padre, l'invocazione dello Spirito sui comunicandi, le intercessioni in favore della Chiesa, del papa e del vescovo della comunità locale, il ricordo di tutti i defunti e la richiesta di "aver parte alla vita eterna, insieme con la beata Maria, Vergine e madre di Dio, con gli apostoli e tutti i santi";
  • la dossologia: "per Cristo, con Cristo ed in Cristo", a "Dio Padre onnipotente, nell'unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli", cui l'assemblea si unisce con l' Amen, conclusivo.

Tutte le preghiere eucaristiche in uso configurano un'unica azione eucaristica-sacrificale, espressa in parole, gesti e preghiere dal sacerdote; l'assemblea è invitata ad unirsi all'azione del celebrante, in quanto egli dice: "Rendiamo grazie al Signore nostro Dio"; "È cosa buona e giusta" ed attende che essa ratifichi la propria preghiera con l' Amen.

I riti di comunione

I riti di comunione hanno inizio con la recita o il canto della preghiera del Signore, il Padre nostro. La sua proclamazione è introdotta da una formula, quasi un "prologo", pronunciata dal sacerdote, che richiama l'importanza di questa preghiera, invita a proferirla con devozione, ricorda che è stata istituita dal Gesù stesso.

Subito dopo, nel rito romano, lo scambio di un segno di pace fra i celebranti e spesso fra tutti, anche nell'assemblea, trova posto l'invocazione dell'Agnus Dei: «Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace». Questa invocazione ha una forte dimensione eucaristica, perché pronunciata durante i riti della frazione del pane (visibile a tutti) e dell'immistione (una piccola porzione dell'ostia viene posta nel calice: le specie eucaristiche, prima separate, sono ora unite, a significare l'integra presenza di Cristo in esse) e perché riprende il cibarsi dell'agnello nella cena pasquale ebraica accostandolo alla vera cena dell'Agnello, la comunione eucaristica.

Dopo una breve preghiera privata, l'ostensione del pane-corpo di Cristo, e un atto di umiltà, i fedeli si avviano all'altare, solitamente cantando in raccoglimento, ove ricevono (sulla lingua o sul palmo della mano, per propria scelta) il corpo di Cristo, cibandosene. In circostanze particolari anche i fedeli possono bere al calice, presentato con la formula "il Sangue di Cristo", ma sussistono difficoltà che ne riducono la pratica, spesso limitandola a messe celebrate in piccole comunità di preghiera. La comunione al sangue di Cristo può però avvenire anche per intinzione: l'ostia è immersa dal ministro della comunione nel calice del vino eucaristico e ricevuta dal fedele solo in bocca. Altre modalità per ricevere il sangue di Cristo sono con la cannuccia o con il cucchiaino, ammessi solo in casi particolari con l'autorizzazione del Vescovo diocesano.

I riti di conclusione

Nei riti di conclusione il sacerdote, benedice il popolo: se celebra un vescovo la benedizione ha inizio con le parole "Sia benedetto il Nome del Signore" e "Il nostro aiuto è nel nome del Signore", cui l'assemblea risponde opportunamente; quindi il diacono o lo stesso celebrante congeda l'assemblea che esce dalla chiesa per esprimere nella vita il sacramento ricevuto.

Paramenti ed oggetti liturgici

Durante la celebrazione eucaristica di rito romano, il celebrante indossa questi paramenti liturgici: l'amitto, il camice, il cingolo, la stola e la casula. Nel rito romano antico il sacerdote indossa anche il manipolo e la pianeta al posto della casula. I sacerdoti di rito ambrosiano indossano gli stessi paramenti del rito romano con la sola aggiunta del cappino.

Per la consacrazione del pane ed il vino, durante la celebrazione eucaristica, si utilizzano normalmente vari oggetti tra i quali: pane azimo, generalmente in forma di ostia, la patena su cui collocare l'ostia, il calice in cui versare il vino, il corporale su cui collocare patena e calice, la palla per coprire il calice.

Rito bizantino

Lo stesso argomento in dettaglio: Divina Liturgia e Rito bizantino.

Nel rito bizantino la celebrazione eucaristica prende il nome di Divina Liturgia ed è celebrata con modalità molto simili a quelle in uso nella Chiesa ortodossa. All'interno della Chiesa cattolica quindici diverse chiese sui iuris adottano il rito bizantino.

Le differenze con i riti latini sono notevoli nella forma, ma rappresentano solo sfumature diverse della celebrazione dei misteri eucaristici. Generalmente si ritiene che il rito bizantino ponga maggiormente in risalto l'aspetto della liturgia come coro angelico, in particolare attraverso il canto dell'inno dei cherubini che i fedeli cantano in "rappresentanza" degli angeli.

Le differenze più evidenti sono la netta prevalenza di parti cantate rispetto a quelle recitate, la celebrazione dei misteri dietro l'iconostasi (che cela totalmente o parzialmente alcuni momenti della celebrazione alla vista dei fedeli), la comunione ricevuta sotto le due specie anche dai fedeli (generalmente per intinzione).

Altre differenze riguardano la frequente presenza del segno della croce (differente da quello fatto dalla Chiesa latina) compiuto ogni volta che vengono nominate le persone della Santissima Trinità, differenze di calendario liturgico e di paramenti e colori liturgici.

Come nel rito romano, anche nel rito bizantino si possono utilizzare le lingue nazionali nella celebrazione. In area slava rimangono comunque abbastanza frequenti le celebrazioni in slavo ecclesiastico, una lingua esclusivamente liturgica.

Rito armeno

La celebrazione liturgica del rito armeno in uso presso la Chiesa armeno-cattolica è piuttosto simile al rito romano e al rito bizantino.

Il celebrante è assistito da un diacono, il cui ruolo è all'incirca simile a quello del diacono nel rito bizantino.

All'inizio della celebrazione è prevista la recita del Salmo 42, analogamente a quanto avviene nella Messa tridentina. Qui è recitata a versetti alternati tra il celebrante e il diacono.

Le orazioni del diacono, cui il popolo risponde "Dio, abbi pietà di noi", sono simili a quelle del rito bizantino.

Sono previste due letture bibliche oltre al vangelo.

Il bacio della pace avviene invece prima della consacrazione.

La preghiera eucaristica è fissa, l'epiclesi segue la consacrazione.

Prima della benedizione finale, è recitata una "preghiera universale".

Al termine della celebrazione, ma solo nelle solennità, si recita una preghiera per il papa.

Note

  1. ^ Cfr.: Can.3;DB, 949: Si quis dixerit; Missae sacrificium tantum esse laudis et gratiarum actiones aut nudam commemorationem sacrificii cruce peracti, non autem propitiatorium ... anathema sit.
  2. ^ Catechismo della Chiesa cattolica, 1322-1491
  3. ^ Mt 26,26-28, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni

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