Matteo Arpe

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Matteo Arpe (Milano, 3 novembre 1964) è un banchiere e dirigente d'azienda italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Arpe è laureato in economia aziendale presso l'Università Bocconi. Ha iniziato la sua carriera professionale presso Mediobanca, dove lavora dal 1987 al 2000, con incarichi crescenti, fino a ricoprire il ruolo di direttore centrale finanza straordinaria. Ha un fratello, Fabio, e tre figli, Elena, Riccardo e Alessandro.

Nel 2000 entra a far parte di Lehman Brothers con la responsabilità dell'area strategic equity a livello europeo.[1]

Nel 2001 approda al Gruppo Banca di Roma come amministratore delegato del Mediocredito Centrale (oggi rinominata MCC) e come direttore generale della costituenda holding.[2]

L'anno seguente viene nominato direttore generale di Capitalia[3] e nel 2003 amministratore delegato.[4]

Dal 2004 è docente a contratto presso la Facoltà di Economia della Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli (Luiss), dove è titolare dell'insegnamento di Economia delle Aziende di Credito.

Nel 2006 si mostra contrario all'ipotesi di fusione con Banca Intesa e in funzione difensiva acquista sul mercato il 2% delle azioni dell'istituto di credito milanese, bloccando di fatto ipotesi di scalate ostili.[5]

A febbraio 2007 l'avvocato Ripa di Meana (presidente del patto di sindacato di Capitalia) lo invita alle dimissioni su richiesta del presidente Cesare Geronzi, senza spiegare il motivo della richiesta. Matteo Arpe rifiuta di dimettersi. Il 22 febbraio è quindi convocata la riunione del patto di sindacato per sfiduciarlo. I mercati reagiscono molto male alla notizia, ma anche i dipendenti della Banca manifestano in favore dell'amministratore delegato. Lo stesso patto di sindacato è diviso al suo interno. La riunione ha quindi un esito imprevisto: il patto di sindacato conferma la fiducia ad Arpe.[6] Al fine di dare una via d'uscita al presidente Cesare Geronzi, il cui tentativo è stato sconfessato, Arpe scrive una lettera di chiarimenti in cui ribadisce la correttezza del proprio operato.

Il 20 maggio 2007 i Consigli di Amministrazione di Capitalia e Unicredito Italiano, riunitisi a Milano e a Roma rispettivamente, hanno approvato il progetto di fusione per incorporazione di Capitalia S.p.A. in UniCredito Italiano S.p.A. sulla base di un rapporto di concambio di 1,12 nuove azioni ordinarie di UniCredito per ogni azione ordinaria di Capitalia.[7] Matteo Arpe si dimette quindi dalla carica di amministratore delegato.[8][9]

Il 6 novembre 2007 fonda insieme ad un gruppo di partner un nuovo gruppo finanziario dal nome di Sator, la società con sede a Roma ed uffici a Milano e a Londra, con lo stesso Arpe amministratore delegato e l'economista Luigi Spaventa presidente.[10][11][12] La nuova società riunisce un gruppo di professionisti di società finanziarie italiane e internazionali. Ha come core business il private equity e l'asset management e in futuro si occuperà di private banking e corporate speciality finance. Il 6 giugno 2013 entra nel capitale sociale della Banzai (che edita tra l'altro Giornalettismo e Liquida).

Vicende giudiziarie[modifica | modifica wikitesto]

È stato rinviato a giudizio a luglio 2007 assieme a Cesare Geronzi nell'ambito del crac Parmalat[13] per la vicenda dell'acquisto dell'azienda Ciappazzi di proprietà di Giuseppe Ciarrapico da parte di Calisto Tanzi.[14] Il 29 novembre 2011 il Tribunale di Parma lo condanna a 3 anni e 7 mesi per il crac Parmalat.[15] In data 7 giugno 2013 la Corte d'assise d'appello di Bologna conferma la condanna di primo grado a 3 anni e 7 mesi.[16][17]. Nel 2015 è stata presentata inoltre alla Corte d'appello di Ancona istanza di revisione processuale sulla base di nuove prove[18] Dopo la pronuncia del 2017, la Corte di Cassazione ha rinviato gli atti alla Corte Costituzionale[19], che a dicembre del 2018 dichiara illegittima la durata fissa delle pene accessorie[20] Il 4 luglio 2019, la condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione viene confermata dalla Corte di Cassazione[21], che dispone il rinvio in Appello per le pene accessorie di 10 anni di inabilitazione dall'esercizio di impresa e 5 di interdizione dai pubblici uffici[22], con il potenziale beneficio della legge sull'indulto e l'assenza di conseguenze rilevanti per l'attività professionale di Matteo Arpe.[20]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Matteo Arpe va alla Lehman, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 20 aprile 2000. URL consultato il 21 ottobre 2013.
  2. ^ Fabio Massimo Signoretti, Banca Roma arruola Arpe e vende la Mediterranea, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 3 agosto 2001. URL consultato il 21 ottobre 2013.
  3. ^ Fabio Massimo Signoretti, Capitalia nomina i vertici Libonati a BancaRoma, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 28 giugno 2002. URL consultato il 21 ottobre 2013.
  4. ^ Fabio Massimo Signoretti, Capitalia, è l'ora di Matteo Arpe, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 23 luglio 2003. URL consultato il 21 ottobre 2013.
  5. ^ Giorgio Dell’Arti, Matteo Arpe, su cinquantamila.corriere.it, Corriere della Sera, 11 ottobre 2013. URL consultato il 4 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  6. ^ Federico De Rosa, Ripa di Meana lascia il patto Capitalia, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 24 febbraio 2007. URL consultato il 21 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2013).
  7. ^ Luca Iezzi, La fusione, nasce la superbanca italiana, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 21 maggio 2007. URL consultato il 21 ottobre 2013.
  8. ^ Matteo Arpe, Messaggio dell'Amministratore Delegato ai dipendenti del Gruppo Capitalia (PDF), su hochfeiler.it, 20 maggio 2007. URL consultato il 21 ottobre 2013.
  9. ^ Arpe esce di scena in punta di piedi, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 21 maggio 2007. URL consultato il 21 ottobre 2013.
  10. ^ Sergio Bocconi, Il ritorno di Arpe, nel private equity. Con Spaventa, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 6 novembre 2007. URL consultato il 21 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2013).
  11. ^ Sara Bennewitz, Matteo Arpe riparte da Sator, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 6 novembre 2007. URL consultato il 21 ottobre 2013.
  12. ^ Finanza, il fondo Sator e Banca Profilo: la 'rivincita' di Matteo Arpe, su adnkronos.com, Adnkronos, 11 marzo 2013. URL consultato il 4 dicembre 2013.
  13. ^ Scandalo Parmalat: Tanzi rinviato a giudizio, su corriere.it, Corriere della Sera, 25 luglio 2007. URL consultato il 21 ottobre 2013.
  14. ^ Ettore Livini, Bufera sul super-banchiere, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 26 luglio 2007. URL consultato il 21 ottobre 2013.
  15. ^ Parmalat, 5 anni a Geronzi e 3 anni e 7 mesi ad Arpe per la cessione della acqua Ciappazzi, su ilsole24ore.com, Il Sole 24 Ore, 29 novembre 2011. URL consultato il 21 ottobre 2013.
  16. ^ Caso Parmalat-Ciappazzi: 5 anni in appello a Geronzi, 3 anni e 7 mesi a Matteo Arpe, su corriere.it, Corriere della Sera, 7 giugno 2013. URL consultato il 21 ottobre 2013.
  17. ^ David Marceddu, Parmalat, confermate le condanne a Geronzi e Arpe per il caso Ciappazzi, su ilfattoquotidiano.it, il Fatto Quotidiano, 7 giugno 2013. URL consultato il 4 dicembre 2013.
  18. ^ http://www.lettera43.it/it/articoli/economia/2015/12/14/parmalat-ciappazzi-arpe-chiede-la-revisione-del-processo/160272/
  19. ^ http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2017-11-17/bancarotta-pene-accessorie-consulta-203029.shtml?uuid=AEyYrzDD
  20. ^ a b Caso Ciappazzi, la Cassazione conferma le condanne per Geronzi e Arpe, su repubblica.it, Milano, 4 luglio 2019. URL consultato il 4 luglio 2019 (archiviato il 4 luglio 2019).
  21. ^ Crac Ciappazzi: Cassazione condanna Geronzi e Arpe, su ansa.it, 4 luglio 2019.
  22. ^ Emanuela Longo, Geronzi e Arpe condannati/ Crac Ciappazzi, Cassazione “pene accessorie nuovo rinvio”, su ilsussidiario.net, 4 luglio 2019. URL consultato il 4 luglio 2019 (archiviato dall'url originale il 4 luglio 2019).