Luigi Pianciani

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Luigi Pianciani

Assessore facente funzioni di Sindaco di Roma
Durata mandato26 novembre 1872 –
29 luglio 1873
PredecessorePietro Venturi
SuccessoreLuigi Pianciani

Sindaco di Roma
Durata mandato29 luglio 1873 –
5 agosto 1874[1]
PredecessoreLuigi Pianciani
SuccessorePietro Venturi

Sindaco di Roma
Durata mandatoottobre 1881 –
maggio 1882
PredecessoreAugusto Armellini
SuccessoreLeopoldo Torlonia

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaIX, X, XI, XII, XIII, XIV, XV, XVI
Sito istituzionale

Deputato dell'Assemblea costituente della Repubblica Romana
LegislaturaUnica
CollegioForlì

Luigi Pianciani (Roma, 9 agosto 1810Spoleto, 17 ottobre 1890) è stato un patriota e politico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Il conte Luigi Pianciani nacque a Roma nel 1810 da famiglia patrizia di origine spoletina legata alla curia romana. Giovane reagì alla tradizione conservatrice dell'ambiente domestico e simpatizzò presto per la Giovine Italia di Mazzini.

Figlio primogenito del Conte Vincenzo Pianciani e di Amalia Ruspoli, figlia del Principe Ruspoli di Cerveteri, si laureò in legge nel 1830. Subito dopo entrò nell'amministrazione delle Dogane con la carica di Ispettore e nel 1847 venne eletto gonfaloniere di Spoleto e promosse la prima petizione a Pio IX volta ad ottenere l'introduzione della costituzione liberale. Nel 1848 fu ufficiale delle milizie combattenti nel Veneto e prese parte alla difesa di Venezia. Nel 1849 fu arrestato dai francesi e liberato. Esule in Francia e a Londra collaborò alle iniziative mazziniane. Partecipò alla campagna meridionale del 1860 guidando nell'agosto una spedizione a sostegno delle truppe garibaldine forte di circa 8.940 uomini che prese il suo nome. La spedizione si componeva del gruppo Pianciani di 6.000 uomini, che avrebbe dovuto sbarcare nel nord del Lazio e muovere verso l'Umbria, dove doveva congiungersi con altri 2.000 uomini di Nicotera provenienti dalla Toscana, quindi i due gruppi avrebbero dovuto congiungersi con altri circa 1.000 volontari provenienti dalla Romagna verso le Marche, il totale di circa 9.000 volontari avrebbe poi dovuto puntare verso sud, prendendo l'esercito borbonico in una manovra cosiddetta tenaglia. Tale piano non ebbe però pratica attuazione in quanto Cavour indirizzò la spedizione verso la Sardegna e poi verso Sud, non vedendo attuato il piano inizialmente previsto il Pianciani si dimise.[2]

Nella terza guerra di indipendenza del 1866, come soldato semplice del corpo delle Guide a cavallo in quanto la commissione militare gli rifiutò il grado di colonnello, fu aggregato al comando della 1ª brigata del Corpo Volontari Italiani del generale Ernesto Haug e nella battaglia di Bezzecca, il 21 luglio, si comportò valorosamente, tanto che venne citato nelle memorie del dottor Giuliano Venturini di Magasa, e fu insignito della croce di cavaliere dell'Ordine militare di Savoiaper avere durante la campagna eseguito importanti missioni con molta intelligenza e per essersi esposto tutta la giornata di Bezzecca nei punti più pericolosi percorrendo la linea a piedi ed a cavallo, portando ordini ai comandanti. Diede egli stesso disposizioni momentanee con molta intelligenza e sangue freddo, e contribuì ad assicurare la ritirata di tre pezzi riordinando i soldati sulla piattaforma e fu tra i più animosi a ricondurli al combattimento”.

Luigi Pianciani, sindaco di Roma.

Fu eletto deputato al parlamento italiano nel 1865, sindaco di Roma liberata e presidente del Consiglio provinciale. Da ricordare la citazione che sintetizza con maggiore efficacia il compito della Provincia di Roma: "il nostro compito – scriveva Pianciani – è amministrare in guisa che i bisogni dell'ultimo villaggio delle nostre montagne abbiano tanto peso quanto possano averne quelli della Capitale stessa".

Massone e anticlericale, fu membro del consiglio dell'ordine del Grande Oriente d'Italia, di cui fu Gran maestro onorario ad vitam, e fu insignito del 33º grado e gran segretario del supremo consiglio del Rito scozzese antico ed accettato[3].

Democratico, studioso di diritto amministrativo[4], Pianciani fu uno dei primi sindaci di Roma operativi dopo l'Unità d'Italia, tra il 1872 e il 1874, quando si dimise perché in contrasto con le Giunta Comunale appena eletta,[5] e poi di nuovo nel 1881-1882. In questa veste sostenne, fra l'altro, la costruzione di un impianto crematorio presso il cimitero del Verano, che fu a lungo uno dei pretesti degli scontri tra clericali e anticlericali, in Comune. Ci volle un bel po' di tempo, ma la battaglia fu vinta, e quando il conte Pianciani morì a Spoleto, nel 1890, il suo corpo, come quello dell'amico Luigi Castellazzo, fu cremato, e le ceneri deposte al Verano (vedi), come egli aveva richiesto[6].

Tra il 1872 e il 1874 su iniziativa di Pianciani furono installate le prime fontanelle pubbliche romane, cilindri in ghisa alti poco più di un metro con tre cannelle per far sgorgare l'acqua corrente.[7] Le prime furono installate in Piazza della Rotonda, in via delle Tre Cannelle e in via San Teodoro.[7]

La città gli dedicò una strada, nel 1911, nel nuovo Rione Esquilino che in quegli anni si veniva costruendo attorno a Piazza Vittorio.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Accettazioni delle dimissioni per Decreto del re
  2. ^ Garibaldi and the making of Italy - George Macaulay Trevelyan – pagg. 118-121 [1]
  3. ^ Giordano Gamberini, Mille volti di massoni, Roma, Ed. Erasmo, 1975, p. 125.
  4. ^ Pianciani aveva pubblicato nel 1869, a Firenze , un volume di studi intitolato "Il disaccentramento e i bilanci per l'anno 1869", dove si sosteneva in toni schiettamente liberisti la necessità di ridurre la spesa e le funzioni dello Stato centrale ("Spogliandosi lo Stato di tutte quelle attribuzioni che non sono rigorosamente proprie della sua missione, che non sono necessarie alla tutela della unità nazionale, esso ne guadagnerebbe in autorità, il paese in prosperità, i cittadini in libertà, i contribuenti in economia; si avrebbero in altre parole tutti i vantaggi della federazione senza incontrarne i pericoli."), delegando ai comuni o loro associazioni le funzioni pubbliche dismesse ("Noi crediamo che di tutte le attribuzioni delle quali lo Stato debba spogliarsi siccome estranee alla missione che gli è propria e che non debbano rientrare nel dominio della libertà individuale sia da incaricarsi il Comune o isolatamente o nelle diverse associazioni con altri "). Il dibattito, come si vede, in Italia è antico e mai risolto.
  5. ^ Pianciani si dimise a luglio, ma il re ratificò le dimissioni solo il 5 agosto.La Civiltà Cattolica, Anno Vigestimo Quinto, pg. 484
  6. ^ Per tutta la vicenda si veda Anna Maria Isastia, La laicizzazione della morte a Roma: cremazionisti e massoni tra Ottocento e Novecento Archiviato il 10 marzo 2014 in Internet Archive..
  7. ^ a b Claudio Colaiacomo, I love Roma, Newton Compton Editori, 23 ottobre 2014, ISBN 9788854170544. URL consultato il 6 luglio 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Stato Maggiore Esercito italiano, Corpo dei Volontari Italiani (Garibaldi), Fatti d'armi di Valsabbia e Tirolo, 1867.
  • Gualtiero Castellini, Pagine garibaldine (1848-1866), Torino, Ed. Fratelli Bocca, 1909.
  • Giuseppe Santorelli, La presa di Spoleto (17 settembre 1860) e il rimpatrio del patriota proscritto Luigi Pianciani (21 aprile 1861): cenni storici, Spoleto, Tipografia dell'Umbria, 1910.
  • U. Zaniboni Ferino, Bezzecca 1866. La campagna garibaldina dall'Adda al Garda, Trento 1966.
  • Filippo Mazzonis, L'attività politica di Luigi Pianciani in Umbria, in Vincenzo e Luigi Pianciani ed il loro tempo, atti del Convegno, Spoleto, Cassa di Risparmio di Spoleto, 1988.
  • Filippo Mazzonis, Luigi Pianciani: frammenti, ipotesi e documenti per una biografia politica, Ateneo 1992.
  • Gian Biagio Furiozzi, Luigi Pianciani e l'Umbria dopo l'Unità, Perugia, Benucci, 1992.
  • Aa.Vv., Luigi Pianciani, tra riforme e rivoluzione, a cura di Romano Ugolini, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1992.
  • Raffaele Villari, Da Messina al Tirolo, a cura di Achille Ragazzoni, “Passato Presente”, Storo 1995.
  • Livio Toschi, Luigi Pianciani Sindaco di Roma, Istituti editoriali e poligrafici internazionali, 1996.
  • Atti del Convegno Luigi Pianciani e la democrazia moderna, Spoleto, novembre 2005.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]


Predecessore Sindaco di Roma Successore
Pietro Venturi 26 novembre 1872 - 29 luglio 1873
*Assessore facente funzione di Sindaco
Luigi Pianciani I
Luigi Pianciani 29 luglio 1873 - 5 agosto 1874 Pietro Venturi II
Augusto Armellini ottobre 1881 - maggio 1882 Leopoldo Torlonia III
Controllo di autoritàVIAF (EN18026395 · ISNI (EN0000 0000 8339 6100 · SBN LO1V076572 · BAV 495/180523 · CERL cnp00549852 · LCCN (ENno92002772 · GND (DE119146673 · BNE (ESXX1399850 (data) · BNF (FRcb124448244 (data) · WorldCat Identities (ENlccn-no92002772