Ernesto Haug

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«...Il generale Haug parlava con una erudizione che sorprendeva gli uomini di scienza. Era incanutito nella storia delle rivoluzioni. Aveva militato sotto la bandiera di varie nazioni. Fu compagno più volte di Garibaldi nelle imprese di azzardo, e teneva sul petto una sola decorazione, cioè: la medaglia d'oro con la lupa, che la Repubblica romana donava a quei generosi, che strenuamente la difesero. Era bello di persona e prode di aspetto; induriva nei disagi della guerra, dormiva pochissimo, parlava di rado e con aforismi. Manteneva, a spese altrui, nove cavalli di battaglia, perché lanciavasi dove più ferveva la mischia. Ragionava di diritto pubblico e di scienze sociali, siccome ad uomo di Stato, né difettava punto di quella previggenza militare, che rende fortunato un generale...»

Ernesto Haug

Ernesto Haug (1818Roma, 1888) è stato un militare prussiano naturalizzato italiano, combattente del Risorgimento italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Di origine prussiana, prestò servizio in molti eserciti, tra i quali in quello austriaco, dal 1834 al 1848, come aiutante di campo al Comando Generale del Tirolo, professore alla Scuola dei Cadetti, e nello Stato Maggiore di Vienna. Fu in America, nel periodo della Guerra messico-statunitense del 1846-1848.

Tornato in Europa si dimise dall'esercito austriaco perché, innamorato dell'Italia, non voleva combattervi contro. Nel 1848 fu attivissimo nella rivoluzione viennese contro gli Asburgo comandando la Legione Accademica di 4.000 studenti e fu condannato a morte. Accorso in Italia, nel 1849 Haug fu dapprima colonnello poi maggiore generale della Repubblica Romana, aiutante di campo di Giuseppe Garibaldi che lo ricordò in quel periodo come gli servisse: "In tutta la fazione da aiutante di campo con molto valore e sangue freddo". Prese parte alla battaglia di Velletri del 19 maggio contro le truppe dell'esercito del Regno delle Due Sicilie, ferito, fu decorato della medaglia d'oro al valor militare.

Haug combatté nella Guerra di Crimea nel 1853-1856, in Danimarca, nella Schlewig-Holstein nel 1864 e fu in relazione con Giuseppe Mazzini.

Nella terza guerra di indipendenza fu nuovamente al fianco di Garibaldi nel Corpo Volontari Italiani e fu nominato generale comandante la 1ª Brigata dei volontari composta dal 2º e 7º Reggimento. Coordinò l'Assedio del Forte d'Ampola, ma a guerra finita fu ritenuto da molti garibaldini e da alcuni storici il responsabile della disastrosa ritirata delle truppe volontarie nella prima fase della battaglia di Bezzecca.

Nel gennaio del 1867 entrò in polemica con lo Stato Maggiore dell'esercito e Giuseppe Garibaldi in quanto insoddisfatto dell'onorificenza avuta, la croce di ufficiale dell'Ordine militare di Savoia. Difatti l'Haug reclamò perché venisse commutata la croce in quella di commendatore per l'azione che svolse nella presa del forte d'Ampola, mentre per la battaglia di Bezzecca, chiedeva addirittura la medaglia d'oro al valor militare.

Interpellato dal ministero della Guerra, Garibaldi, il 1º giugno, rispose così lapidariamente: "Il generale Haug dice di aver salvato l'onore della giornata a Bezzecca, egli ricorderà bene d'essere stato aiutato da altri in quella faccenda".

Massone, membro del Grande Oriente d'Italia, il 16 gennaio 1885 fu membro del Consiglio dell'Ordine all'Assemblea Costituente[1].

Morì a Roma nel 1888.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'oro al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Elisabetta Cicciola, Ettore Ferrari Gran Maestro e artista fra Risorgimento e Antifascismo. Un viaggio nelle carte del Grande Oriente d'Italia, Mimesis, Milano, 2021, p.258.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Adolfo Rossi, Il generale Ernesto Haug e la campagna del Trentino nel 1866, in "Dalla Nuova antologia", 1915.
  • Ugo Zaniboni Ferino, Bezzecca 1866. La campagna garibaldina dall'Adda al Garda, Trento 1966.
  • Corpo dei Volontari Italiani (Garibaldi), Fatti d'armi di Valsabbia e Tirolo, 1867.
  • Raffaele Villari, Da Messina al Tirolo, a cura di Achille Ragazzoni, in Passato Presente, Storo 1995.