Lugus (divinità)

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Immagine di una divinità a tre facce rinvenuta a Parigi, interpretata come un'immagine di Mercurio o di Lugus[1]

Lugus è una divinità celtica. Il suo nome è raramente attestato direttamente nelle iscrizioni, ma la sua importanza può essere dedotta dai toponimi ed etnonimi che si ritiene derivino da esso, e la sua natura e attributi sono dedotti dall'iconografia delle iscrizioni gallo-romane dedicate a Mercurio, che è ampiamente ritenuto identificabile con Lugus[2], e dalle narrazioni mitologiche che riguardano i suoi affini successivi, il gallese Lleu Llaw Gyffes (Lleu dalla mano abile) e l'irlandese Lugh Lámhfhada (Lugh dal lungo braccio).

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

L'esatta etimologia di Lugus è sconosciuta e contestata. La radice proto-celtica del nome, *lug-, è generalmente ritenuta derivata da una delle diverse radici proto-indoeuropee, come *leug- "nero",[3][4] *leuǵ- "rompere",[5] o *leugʰ- "fare un giuramento".[6] Un tempo si pensava che la radice potesse essere derivata da proto-indoeuropeo *leuk- "brillare", ma ci sono difficoltà con questa etimologia e pochi studiosi moderni la accettano (in particolare perché il proto-indoeuropeo *-k- non diviene nel proto-celtico *-g-[7]).

Iscrizioni[modifica | modifica wikitesto]

Distribuzione delle iscrizioni dedicate a Lugus

Il dio Lugus è menzionato in un'iscrizione celtiberica a Peñalba de Villastar in Spagna. L'esatta interpretazione dell'iscrizione è dibattuta, ma essa contiene la parola Luguei, interpretata come la forma dativa singolare di Lugus[8][9].

Inoltre, il nome è attestato più volte al plurale, nella forma Lugoves in un'iscrizione di una sola parola (e potenzialmente gallica) ad Avenches, Svizzera, sul capitello di una colonna corinzia[10], e Lugovibus (dativo plurale) in un'iscrizione latina a Osma, Spagna[11]. La forma Lucubo, Lucobo si trova inoltre in alcune iscrizioni in Galizia[12][13][14][15][16] e a Nîmes, Francia[17].

La maggior parte delle iscrizioni conosciute dedicate a Lugus proviene dalla penisola iberica, il che indica probabilmente la particolare importanza e popolarità di questa divinità tra i celtiberi[18].

Un piatto di piombo inscritto trovato a Chamalières, in Francia, include la frase luge dessummiíis, che è stata interpretata da alcuni studiosi come "li preparo per Lugus", sebbene possa anche significare "giuro con/dalla mia (mano) "[19].

Toponimi e etnonimi[modifica | modifica wikitesto]

Il nome di Lugus è presente in numerosi toponimi, come Lugdunum (celtico *Lug[u]dūnon, "forte di Lugus", la moderna Lione, Francia), capitale della provincia romana della Gallia Lugdunensis. Altri toponimi includono Lugdunum Clavatum (moderna Laon, Francia[20]) Ligueil[20], e Luguvalium[21][22] (moderna Carlisle, Inghilterra). È anche possibile che Lucus Augusti (l'odierna Lugo in Spagna) derivi dal teonimo Lugus[23], anche se un'altra etimologia probabile è lucus ("bosco sacro").

Gli etnonimi che possono derivare da Lugus includono i Luggones delle Asturie[24], e i Lougei, noti dalle iscrizioni a Lugo e El Bierzo[18].

Identificazione con Mercurio[modifica | modifica wikitesto]

Giulio Cesare nel De Bello Gallico identifica sei dèi adorati in Gallia, e secondo le usuali convenzioni di interpretatio romana, fornisce i nomi dei loro equivalenti romani, piuttosto che i loro nomi gallici. Secondo Cesare Mercurio era il dio più venerato in Gallia, e lo descrive come patrono del commercio, protettore dei viaggiatori e inventore di tutte le arti[25]. Il dio irlandese Lug, che presumibilmente deriva da Lugus, portava l'epiteto samildánach ("esperto in tutte le arti"), il che ha portato alla diffusa identificazione del Mercurio di Cesare con Lugus. L'importanza di Mercurio per i galli è supportata dalle oltre 400 iscrizioni che fanno riferimento a esso nella Gallia romana e in Gran Bretagna[2]. Secondo Jan de Vries tuttavia[26] una tale identificazione generale è ottimistica, e lo studioso dimostra l'inaffidabilità di qualsiasi corrispondenza uno-a-uno nell'interpretatio romana.

L'iconografia del Mercurio gallico comprende gli uccelli, in particolare i corvi e il gallo; cavalli; l'albero della vita; cani o lupi; il caduceo, o bastone da araldo sormontato da un paio di serpenti; il vischio; le scarpe (una delle dediche ai Lugoves è stata prodotta da una corporazione di calzolai, e la controparte gallese di Lugus, Lleu Llaw Gyffes, è descritta nelle Triadi gallesi come uno dei "tre calzolai d'oro dell'isola britannica"); e sacchi di denaro. È spesso armato di lancia. È spesso accompagnato dalla consorte Rosmerta, divinità celtica legata alla fertilità e all'abbondanza. A differenza del Mercurio romano, che è tipicamente un giovane, il Mercurio gallico è occasionalmente rappresentato anche come un vecchio.

Triplismo[modifica | modifica wikitesto]

Altare scoperto a Reims.

Il Mercurio gallico è associato al triplismo: a volte è raffigurato con tre facce, altre volte con tre falli, il che può spiegare, tenendo presente l'identificazione tra Mercurio e Lugus, i riferimenti al plurale a Lugus nelle iscrizioni. La teoria trova conferma anche nel mito irlandese: in alcune versioni della storia, Lug è nato come uno di tre gemelli, e suo padre, Cian, è spesso menzionato assieme ai suoi due fratelli Cú e Cethen. Diversi personaggi chiamati Lugaid, un popolare nome irlandese medievale che si pensa derivi da Lug, mostrano riferimenti al triplismo: ad esempio, Lugaid Riab nDerg e Lugaid mac Trí Con hanno entrambi tre padri.

Ludwig Rübekeil[27] suggerisce che Lugus fosse un dio trino, che comprendeva Esus, Toutatis e Taranis, le tre divinità celtiche principali menzionate da Lucano (il quale però non fa menzione di Lugus), e che le tribù proto-germaniche in contatto con i Celti (come i Chatti) modellarono aspetti di Lugus nel dio germanico Wōdanaz, anch'egli considerato affine a Mercurio.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bas-relief discovered in Paris in 1867 and preserved at the Carnavalet Museum, from J.-L. Courcelle-Seneuil, Les Dieux gaulois d'après les monuments figurés. Paris, 1910.
  2. ^ a b Alexei Kondratiev, "Lugus: the Many-Gifted Lord", An Tríbhís Mhór: The IMBAS Journal of Celtic Reconstructionism #1, 1997
  3. ^ Julius Pokorny, Zeitschrift für Celtische Philologie, 21, 1940, 114f.
  4. ^ Julius Pokorny, Indogermanisches Etymologisches Wörterbuch, Francke, 1959, 686.
  5. ^ Bernard Mees, Celtic Curses, Boydell & Brewer, 2009, p. 45.
  6. ^ H. Wagner, Studies in the Origins of early Celtic Civilisation, Zeitschrift für Celtische Philologie, 31, 1970, p. 24.
  7. ^ Peter Schrijver, Studies in British Celtic historical phonology, Rodopi, 1995, pp. 348-348
  8. ^ Lejeune, Michel, Celtibérica, Universidad de Salamanca, 1997, pp. 8ff.
  9. ^ Koch, John, Celtic Culture: a historical encyclopedia, ABC-CLIO, 2006.
  10. ^ Corpus Inscriptionum Latinarum, 13, 05078
  11. ^ Corpus Inscriptionum Latinarum, Vol. 2, Walter de Gruyter, 1974, p. 387, inscription 2818.
  12. ^ L'Année épigraphique, 2003, 952
  13. ^ IRPL, pp. 80-89.
  14. ^ ILER, p. 868.
  15. ^ IRPL, pp. 87-88.
  16. ^ ILER, p. 869.
  17. ^ Corpus Inscriptionum Latinarum, XII, 3080
  18. ^ a b Francisco Marco Simón, "Religion and Religious Practices of the Ancient Celts of the Iberian Peninsula" Archiviato il 15 febbraio 2009 in Internet Archive., E-Keltoi Vol 6 Archiviato il 16 aprile 2009 in Internet Archive., 2007
  19. ^ Lugus: The Gaulish Mercury Archiviato il 6 marzo 2005 in Internet Archive. at Mabinogion.info. P.Y. Lambert lascia questa frase non tradotta, Que tu ... à ma droite, cited at L'Arbre Celtique.
  20. ^ a b Xavier Delamarre, Dictionnaire de la langue gauloise, Éditions Errance, 2003, p. 210, ISBN 2-87772-237-6.
  21. ^ Kenneth Jackson, "On Some Romano-British Place-Names" The Journal of Roman Studies 38.1 and 2 (1948, pp. 54-58) p 57
  22. ^ A.M. Armstrong, et al. The Place-Names of Cumberland, (Cambridge University Press) 1950-53.
  23. ^ *García Quintela, Marco V. (et al.) "Souveraineté et sanctuaires dans l'Espagne celte. Études comparées d'historie et d'Archéologie. Memoires de la Societé Belge d'Etudes Celtiques 17 (2003) (Brussels)
  24. ^ Inscription on stone: "Asturum et Luggonum"
  25. ^ Gaio Giulio Cesare, Commentarii de bello Gallico 6.17
  26. ^ Jan de Vries, Celtisches Religion (Stuttgart: Kohlhammer Verlag) 1961, pp 40-56.
  27. ^ Rübekeil, Ludwig. Wodan und andere forschungsgeschichtliche Leichen: exhumiert, Beiträge zur Namenforschung 38 (2003), 25–42.

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