Low (gruppo musicale)
Low | |
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Low in concerto a Tel Aviv nel 2008 | |
Paese d'origine | ![]() |
Genere | Slowcore Post-rock Indie rock Folk rock |
Periodo di attività musicale | 1993 – in attività |
Etichetta | Sub Pop Records |
Album pubblicati | 15 |
Studio | 12 |
Live | 2 |
Raccolte | 1 |
Sito ufficiale | |
I Low sono un gruppo musicale rock statunitense formatasi nel 1993 a Duluth, Minnesota.
Sono principalmente ricordati per essere una delle band-simbolo del genere slowcore[1][2], anche se il loro raggio d'azione è ben più ampio e personale. La loro peculiarità consiste nell'unire sonorità tipiche dell'alternative rock statunitense (con particolare riferimento ai Velvet Underground) a richiami alla tradizione folk americana, con una spiccata enfasi riposta nei delicati intrecci armonici tra le voci di Alan Sparhawk e Mimi Parker.[3] Grande attenzione è dedicata anche ai testi, che riflettono spesso tematiche spirituali inusuali per una band indie rock[4] (i due leader sono entrambi mormoni[5]).
Storia del gruppo[modifica | modifica wikitesto]
Originari di Duluth, paese natale di Bob Dylan, il nucleo originale del gruppo era composto da Alan Sparhawk (voce e chitarra elettrica), sua moglie Mimi Parker (voce e batteria) e John Nichols, (basso). Entrano in contatto con il produttore discografico Kramer della Shimmy Disc che produce il primo album I Could Live in Hope uscito per l'etichetta Vernon Yard nel 1994. Il disco colpisce per le atmosfere rarefatte e minimali ed è tuttora considerato da molti critici uno dei capolavori del genere slowcore.[6][7]
Nel 1995 Nichols lasciò il gruppo e dal successivo Long Division, disco ancor più minimalista, il nuovo bassista fu Zak Sally. A queste due opere di alto livello segue nel 1996 l'EP Transmission.
Con The Curtain Hits the Cast inizia il periodo di transizione verso sonorità più marcatamente pop. Il disco è prodotto da Steve Fisk e viene pubblicato nel 1996 da Vernon Yard (come i precedenti). Segue Songs for a Dead Pilot, EP prodotto autonomamente e pubblicato dalla Kranky Records nel 1997. In OwL Remix (1998) un gruppo di artisti si cimenta nel remixare brani dei Low.
Successivamente il gruppo collabora con i Dirty Three realizzando il 12" In the Fishtank. Il quarto album studio è Secret Name (Kranky, 1999), prodotto da Steve Albini nei suoi studi di Chicago, in cui il sound del gruppo si fa meno etereo e ancora più pop. Pubblicano poi Christmas, un disco di cover e rarità. Pubblicano un altro split album, questa volta realizzato con gli Spring Heel Jack e intitolato Bombscare (2000).
Nel 2001 è la volta dell'album Things We Lost in the Fire, che sintetizza sia il percorso dei primi anni (slowcore) che quello delle pubblicazioni appena precedenti (pop), ancora sotto la supervisione di Albini. Il disco viene fatto seguire da Trust, un altro lavoro apprezzato dalla critica, questa volta con un atteggiamento più virato al rock. Nel contempo Alan Sparhawk collabora in diversi album con Jessica Bailiff.
Nel 2005 Matt Livingston sostituisce Sally al basso. Nello stesso anno viene pubblicato l'album The Great Destroyer, che segna il debutto del gruppo per la Sub Pop Records e denota un sound ancora più rock, a tratti memore di quel grunge che l'etichetta in questione ha tanto contribuito a diffondere.
Nel 2007 esce invece Drums and Guns, disco cupo e apocalittico ispirato alla guerra in Iraq[8] e contraddistinto da un inedito ricorso all'elettronica. È dello stesso anno il documentario You May Need A Murderer.
A quattro anni di distanza viene pubblicato C'mon (2011), un ritorno al classico pop della band con delicati accenti folk e una maggiore maturità compositiva, registrato presso i Sacred Heart Studio di Duluth in una chiesa sconsacrata. Nello stesso periodo Alan si dedica anche ad un suo progetto parallelo chiamato Retribution Gospel Choir.
Dopo aver contattato Jeff Tweedy (Wilco), producono con lui il disco The Invisible Way (2013), registrato a Chicago.
Nel 2015 esce l'album Ones and Sixes dove, ad un ritmo sempre slow, si accompagnano beat elettronici e una batteria minimal; l'album viene apprezzato dalla critica.
Tre anni dopo arriva Double Negative, il loro album più acclamato del decennio, da più parti indicato come uno dei dischi più importanti degli ultimi anni.[9]
Il 10 settembre 2021 viene pubblicato il nuovo lavoro della band, Hey What, preceduto dai tre singoli Days Like These, Disappearing e More. Il disco è prodotto da BJ Burton, che continua la collaborazione con il gruppo, dopo l'esperienza di Double Negative.
Formazione[modifica | modifica wikitesto]
Formazione attuale[modifica | modifica wikitesto]
- Alan Sparhawk - voce, chitarre
- Mimi Parker - voce, batteria
- Steve Garrington - basso
Ex componenti[modifica | modifica wikitesto]
- John Nichols - basso
- Zak Sally - basso
- Matt Livingston - basso
Discografia[modifica | modifica wikitesto]
- Album in studio
- 1994 - I Could Live in Hope
- 1995 - Long Division
- 1996 - The Curtain Hits the Cast
- 1999 - Secret Name
- 2001 - Things We Lost in the Fire
- 2002 - Trust
- 2005 - The Great Destroyer
- 2007 - Drums and Guns
- 2011 - C'mon
- 2013 - The Invisible Way
- 2015 - Ones and Sixes
- 2018 - Double Negative
- 2021 - Hey What
- Album dal vivo
- 2000 - One More Reason to Forget
- 2001 - Paris '99: Anthony, Are You Around?
- Raccolte
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ 10 Essential Slowcore Albums | Treble
- ^ The Top 10 Best Ever Slow-Core Records
- ^ http://www.scaruffi.com/vol5/low.html
- ^ Low - biografia, recensioni, discografia, foto :: OndaRock
- ^ √ Low: 'Nella nostra musica c'è l'isolamento del Nord americano' - Rockol
- ^ Piero Scaruffi, The History of Rock Music. Low: biography, discography, reviews, links, su scaruffi.com, Scaruffi.com.
- ^ Antonio Ciarletta, Low - I Could Live In Hope :. Le pietre miliari di Onda Rock, su ondarock.it, Onda Rock.
- ^ Drums and Guns - Low | Songs, Reviews, Credits, Awards | AllMusic
- ^ Low - Double Negative :: Le recensioni di OndaRock, su OndaRock. URL consultato il 30 dicembre 2018.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Low
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Sito ufficiale, su chairkickers.com.
- Low, su Last.fm, CBS Interactive.
- (EN) Low, su AllMusic, All Media Network.
- (EN) Low, su Bandcamp.
- (EN) Low, su Discogs, Zink Media.
- (EN) Low, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.
- (EN) Low, su SecondHandSongs.
- (EN) Low, su Billboard.
- (EN) Low, su Internet Movie Database, IMDb.com.
- Low, una foto intervista su indie-eye.it, su indie-eye.it.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 159794773 · BNF (FR) cb13972014r (data) |
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