Lockheed X-17

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Lockheed X-17
Lockheed X-17
Informazioni
FunzioneMissile sperimentale a combustibile solido
ProduttoreLockheed
Nazione di origineBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Dimensioni
Altezza12,3 m (40 ft 4 in)
Diametro
  • Primo stadio: 0,79 m (2 ft 7 in)
  • Secondo stadio: 0,43 m (2 ft 5 in)
  • Terzo stadio: 0,25 m (0 ft 9,7 in)
  • Stadi3
    Cronologia dei lanci
    Volo inauguraleMaggio 1955
    1º stadio
    Propulsori1 endoreattore a solido Thiokol XM20 Sergeant
    Spinta213 kN (48 000 lb)
    2º stadio
    Propulsori3 endoreattori a solido Thiokol XM19 Recruit
    Spinta150 kN ciascuno (33 900 lb)
    3º stadio
    Propulsori1 endoreattore a solido Thiokol XM19E1 Recruit
    Spinta160 kN (35 950 lb)
    Il Lockheed X-17 sulla sua piattaforma di lancio

    Il Lockheed X-17 fu un missile statunitense sperimentale a tre stadi a propellente solido. Venne ideato per provare gli effetti dell'alto numero di Mach (velocità molte volte superiori a quelle del suono) al rientro nell'atmosfera terrestre.

    Storia del progetto[modifica | modifica wikitesto]

    L'X-17 fu anche usato come razzo impulsore durante l'operazione Argus per la serie di tre prove ad alta quota di esplosioni nucleari condotte nel sud Atlantico nel 1958.[1]

    Il 24 aprile 1957 l'X-17 raggiunse la velocità di 9 000 miglia orarie (14 000 km/h) sulla base aerea di Patrick.[2]

    Tecnica[modifica | modifica wikitesto]

    Il primo stadio dell'X-17 portava il missile ad una quota di 27 km (17 miglia) prima di spegnersi. Il razzo procedeva quindi per inerzia fino ad una quota di 160 km (100 miglia) prima di abbassare il muso per l'operazione di rientro. A questo punto il motore del secondo stadio entrava in funzione seguito successivamente dal terzo.

    • Apertura alare: 2,3 m (7 ft 7 in)
    • Velocità massima: Mach 14,5
    • Raggio d'azione: 217 km (135 mi)
    • Quota di tangenza: 400 km (250 mi)

    Note[modifica | modifica wikitesto]

    1. ^ Carey Sublette, Operation Argus tests, su nuclearweaponarchive.org, Nuclear Weapon Archive, 20 settembre 1997. URL consultato l'11 gennaio 2008.
    2. ^ E. Emme, ed., Aeronautics and Astronautics, 1915-1960, pag. 85.

    Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

    • Dennis R. Jenkins, Tony Landis; Jay Miller, American X-Vehicles: An Inventory—X-1 to X-50 (PDF) (NASA Special Publication), Monographs in Aerospace History, No. 31, Centennial of Flight, Washington, DC, NASA History Office, giugno 2003, OCLC 52159930. URL consultato il 21 marzo 2013.
    • (EN) Jay Miller, The X-Planes: X-1 to X-45, Midland, Hinckley, 2001, ISBN 1-85780-109-1.
    • Aerei gennaio-febbraio 2001, Dossier 1, Parma, Delta editrice, 2001.

    Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

    Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

    Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

    • X-17 History, su designation-systems.net.
    • X-17 Specs, su users.dbscorp.net. URL consultato il 25 marzo 2010 (archiviato dall'url originale il 9 febbraio 2005).
    Controllo di autoritàLCCN (ENsh2009005875 · J9U (ENHE987007543187005171