Laurini (Italia)
Laurini frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Friuli-Venezia Giulia |
Provincia | Udine |
Comune | Torreano |
Territorio | |
Coordinate | 46°08′N 13°26′E / 46.133333°N 13.433333°E |
Altitudine | 225 m s.l.m. |
Superficie | 2 km² |
Abitanti | 73 |
Densità | 36,5 ab./km² |
Altre informazioni | |
Lingue | italiano, friulano e sloveno |
Prefisso | 0432 |
Fuso orario | UTC+1 |
Targa | UD |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[1] |
Cl. climatica | zona E, 2 435 GG[2] |
Nome abitanti | laurinensi |
Cartografia | |
Laurini (Laurins in friulano, Brajda in sloveno e in altre lingue slave) è una piccola frazione del comune di Torreano, posta poco più a nord della sede del comune.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
I primi abitanti si ebbero intorno al I secolo d.C., ma solo come "borgata contadina", sotto la guida di Laurus: un nobile romano a cui gli fu data codesta terra. Dopo la caduta dell'Impero Romano, con le invasioni barbariche e slave, molti abitanti si rifugiarono in quella che diventerà Costa.
Geografia[modifica | modifica wikitesto]
Il territorio è posto a est del torrente Chiarò, che lo bagna e lo attraversa da nord a sud, ed è circondato da montagne come il Mladesiena (711m), il Kraguenza (949m) ed il Noâs (692m). È posto tra l'area linguistica friulana e quella slava della Benecia. Poco più a nord è situata Costa, altra frazione di Torreano. Particolarità di Laurini, è di essere situata sulla fascia di terra che "ospita" la Pietra piasentina, pietra conosciuta in tutto il mondo, riconoscibile dalle sue venature.
Origine del nome[modifica | modifica wikitesto]
- In italiano e friulano
Il nome Laurini deriva da Laurus, un antico nobile romano che sfruttò questa terra per l'agricoltura, chiamato così perché era solito indossare una corona d'alloro. A Laurus si aggiunse il prefisso latino -anus e col tempo mutò a Lauriana per poi cambiare in Laurina, e negl'ultimi secoli lo cambiarono, a sua volta, in Laurini.
- In sloveno
Brajda deriva dalla lingua longobarda che è poi penetrata nelle lingue slovena e serbo-croata. Nella lingua slovena "brajda" ha il significato di "pergolato di viti" mentre in serbo-croato sta ad indicare un filare di viti. Nel dialetto della Benecia, "brajda" sta ad indicare di solito ampi terreni arativi, anche privi di vigneti.
La battaglia di Laurini[modifica | modifica wikitesto]
La battaglia di Laurini, di cui parla Paolo Diacono nell'Historia Langobardorum (VI, 45)[3], fu combattuta «in locum qui Lauriana dicitur» tra le milizie longobarde al comando del duca Pemmone e orde slave, in data incerta, forse nel 718[4]. Si concluse con la strage degli invasori slavi a fronte di una sola perdita da parte longobarda. Il fior fiore delle truppe di Pemmone era costituito dai figli, diventati ormai adulti, dei nobili longobardi caduti nella precedente battaglia[5] contro gli Slavi, in cui aveva trovato la morte anche il duca Ferdulfo. Nella stessa località fu quindi stipulato un accordo di pace.
Le Cagnasse[modifica | modifica wikitesto]
Le Cagnasse (in friulano) sono dei rapaci, che vivono in una grotta posta su un'altura posta sopra Laurini. Potrebbero essere o Astori o Poiane Calzate, ma si è più indicati verso gli Astori, visto che sono presenti tutto l'anno e non migrano come le poiane. Sono talmente importanti che, danno il soprannome "Chei de Cagnasse" (in friulano, traducibile in italiano con "Quelli delle Cagnasse"), oltre ai Laurinensi a tutti gli abitanti del Comune.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
- ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
- ^ Historia Langobardorum, VI, 45.
- ^ Carlo Podrecca, Slavia italiana, Cividale, presso Fulvio Giovanni tipografo-editore, 1884, pp. 19-20.
- ^ Historia Langobardorum, VI, 24.