Jízàng

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Jízàng (吉藏, Wade-Giles: Chi-tsang, coreano: Giljang, giapponese: Kichizō; 549Cháng'ān, 623) è stato un monaco buddista cinese.

Importante maestro e monaco buddista cinese, anche se per parte di padre di origine partica, Jízàng fu tra i più importanti, se non il più importante, esponente della scuola Sānlùn (三論宗, Sānlùn zōng) così denominata per i "Tre trattati (Sānlùn)" di strettisima impronta Madhyamaka che ne caratterizzavano le dottrine[1].

Divenuto sramanera (monaco novizio, cinese 沙彌 shāmí) sotto la guida del maestro di scuola sānlùn Fǎlǎng (法朗, 508-581) risiedette presso il tempio di Xinghuang-sì (興皇寺) a Jinling (oggi Nanchino) capitale delle dinastie che governavano la Cina meridionale.

Morto il maestro nel 581 si reco sul monte Qingwan e risiedette nel locale monastero di Jiāxiáng-sì (嘉祥寺).

Il figlio dell'imperatore della Dinastia Sui Wén (文, conosciuto anche come Yáng Jiān, 揚堅, regno: 581-604), Yáng (煬, conosciuto anche come Yáng Guǎng, 楊廣), allora principe di Jin (晋王) e profondo devoto del Buddismo, lo invitò nel 597 a recarsi nel monastero di Huìrì Dàochǎng (慧日道塲) da lui fatto erigere[2], ma nel 599 lo stesso principe Yáng gli richiese di recarsi nella capitale dell'impero, Cháng'ān (長安), dove risiedette nel monastero di Rìyán (日嚴寺) fino alla morte.

Le dottrine e le opere[modifica | modifica wikitesto]

Autore prolifico per i tempi, Jízàng scrisse soprattutto opere di carattere esegetico riguardante la letteratura religiosa dei Prajñāpāramitā sūtra elaborando il primo tentativo di organizzare il Canone cinese secondo raggruppamenti dottrinali e testuali (教相判釋, jiàoxiāng pànshì anche 判教 pànjiào).

Approfondì anche le dottrine madhyamaka proprie della scuola Sānlùn nel Sānlùn xuányì (三論玄義, Il profondo significato dei Tre trattati, conservato nel Zhūzōngbù al T.D. 1852).

Per quanto concerne le dottrine riportate nel Mahāyāna Mahāparinirvāna-sūtra (Grande sutra mahayana della totale estinzione, cin. 大般泥洹經 Dà bān níhuán jīng, giapp. Dainehankyō, conservato nel Nièpánbù), Jízàng fu il primo autore cinese a ritenere che la natura di Buddha (佛性 fóxìng) non riguardasse esclusivamente gli esseri senzienti (衆生 zhòngshēng) ma anche gli "esseri insenzienti" (無情 wúqíng) come il legno o la pietra. L'intero universo era natura di Buddha. In questo fu ripreso dalla scuola buddista cinese Tiāntái (天台宗) in particolar modo nell'opera Jīngāngpí (金剛錍 giapp. Kongō bei, La Spada di diamante, T.D. 1932) di Zhànrán (湛然, 711-782).

Nel Canone cinese tra le altre sue opere conserviamo:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ I tre trattati, conservati nel Zhōngguānbù, a fondamento di questa scuola sono: il Madhyamakaśāstra anche Mūlamadhyamakakārikā (Le Stanze di mezzo, 中論 pinyin Zhōnglùn, giapp. Chūron) di Nāgārjuna, opera centrale di tutta la scuola Madhyamaka, tradotto da Kumārajīva nel 409 e conservato anche in sanscrito e tibetano. Questa opera possiede numerosi commentari ed è alla base di tutto il Buddismo Mahāyāna; il Dvādaśanikāya-śāstra (Trattato dei dodici aspetti, 十二門論 pinyin: Shíèr mén lùn, giapp. Jūnimon ron) di Nāgārjuna, tradotto da Kumārajīva; il Śata-śāstra (百論 pinyin Bǎilùn, giapp. Hyakuron) di Āryadeva, il discepolo di Nāgārjuna. Fu tradotto da Kumārajīva nel 404 e consiste in una critica dell'ātman dal punto di vista della vacuità (śūnyatā).
  2. ^ Victor Cunrui Xiong. Emperor Yang of the Sui dynasty: his life, times, and legacy. Suny Press, 2006, pag.157.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Aaron K. Koseki. Jizang in Encyclopedia of Religion vol.7. NY, MacMillan, 2005, pagg. 4926-7.
  • Alan Fox. Jizang (Chi-Tsang) [A.D. 549–623]. in Great Thinkers of the Eastern World: The Major Thinkers and the Philosophical and Religious Classics of China, India, Japan, Korea, and the World of Islam (a cura di Ian P. McGreal) NY, 1995, pagg. 84–8.
  • Ducor, Jérôme et Isler, Henry W. : Jizang 吉藏, Le Sens des arcanes des Trois Traités (Sanlun xuanyi / Sanron gengi 三論玄義), contribution à l'étude du Mādhyamika dans le bouddhisme d'Extrême-Orient ; Genève, Librairie Droz, 2022; 416 pp., bibliographie (ISBN-13: 978-2-600-06383-8)
  • Hirai Shun'ei. Chūkogu hannya shisōshi kenkyū. Tokyo, Shunjūsha, 1976.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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