Il sorpasso

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[[File:|frameless|center|260x300px]]Jean-Louis Trintignant (a sinistra) e Vittorio Gassman (a destra) nell'ultima scena del film
Durata105'
Regia{{{regista}}}

Il sorpasso è un film di Dino Risi del 1962; la pellicola costituisce uno degli affreschi cinematografici più rappresentativi dell'Italia del benessere e del miracolo economico di quegli anni.

Il film

Il forte taglio di critica sociale e di costume, seppure nascosto tra le pieghe comiche e divertenti della commedia, ne fanno uno dei manifesti del genere cinematografico meglio conosciuto come commedia all'italiana. L'appartenenza a questo genere è comunque contestata da alcuni critici, i quali individuano nel capolavoro di Risi alcuni innovativi ed originali caratteri formali.

Seppure l'Italia descritta nel film sia la stessa meschina ed infingarda, borghese, ipocrita e bigotta di tante rappresentazioni filmiche precedenti, con diritto definite commedia all'italiana, sono infatti presenti nel film di Risi alcune particolarità che rappresentano delle chiare linee di rottura rispetto a questo genere. I personaggi protagonisti di Bruno Cortona e Roberto Mariani, ad esempio, superano abbondantemente la caratterizzazione macchiettistica e caricaturale della commedia. Essi risultano psicologicamente completi e definiti (il regista è laureato in psichiatria), soprattutto Trintignant, che dà vita ad un ritratto molto intenso di un giovane timido, perdente ma maturo nella sua coscienza di classe, attratto da schemi sociali di successo ma allo stesso tempo incardinato a precisi canoni di comportamento mutuati dal proprio gruppo di appartenenza: la piccola borghesia romana lavoratrice che con le proprie virtù familiari si contrappone sia alla alta borghesia rampante e arrivista che al sotto-proletariato urbano ancora distante dai grandi processi economici.

Il duello psicologico Cortona-Mariani, giocato costantemente sul filo dei 200 km orari, è uno schema nuovo, non consueto nei film di commedia. Come è del tutto innovativo, rispetto alle altre pellicole di genere, il ricorso all'io-pensante del giovane Mariani, mediante il quale veniamo a conoscenza della contraddittorietà tra pensiero e azione che il ragazzo vive a contatto con il Cortona e soprattutto il percorso di iniziazione erotico e sociale che compie. I personaggi protagonisti, così diversi ma in egual misura positivi e negativi, si attraggono e si respingono tra loro, attraendo a loro volta gli spettatori verso due poli distinti e contrapposti di identificazione sociale, cosa questa che li rende assai diversi dai personaggi sordiani, protagonisti tipici della commedia, accompagnati in genere da un univoco senso di sottile disprezzo o comica compassione.

Il sorpasso segna una ulteriore differenziazione rispetto ad altre pellicole della commedia all'italiana. In questo film la personalità artistica del regista è più marcata e presente e non si limita alla sola partecipazione o rifinitura del soggetto. La dinamica delle scene e il succedersi dei piani sono estremamente più elaborati e sono i frutti di una sola mente ideativa. A volte la ripresa sfuma nel documentarismo e i dettagli di ambientazione sono così definiti da somigliare quasi ad cinegiornale dell'epoca, come ad esempio nella scena girata nella balera in riva al mare quando il regista si prolunga con pazienza sui passi di twist delle comparse. Il regista non è colui che si pone dietro la macchina da presa e si limita a filmare il lavoro corale di una equipe di artigiani, della quale un gruppo di geniali attori fa parte. Risi concepisce personalmente i piani-sequenza, determina a tavolino i ritmi delle scene e delle battute e pur lasciando ampio spazio alla creatività dell'attore decide a priori l'incisività e lo stacco di alcune di esse. Il risultato è leggero, godibile, divertente nello stile dell'autore ma al tempo stesso si propone come testimonianza, documentazione e denuncia, allontanandosi molto dai confini della commedia. In alcuni momenti, come quando il giovane studente tenta di salire su un autobus nel porto di Civitavecchia, la rappresentazione sociale diventa ultra-realistica, pressoché pasoliniana.

Il sorpasso risulta quindi, al pari del suo titolo, un film assai veloce e ritmato su precisi spunti di accelerazione e le battute memorabili di Vittorio Gassman chiudono i tanti siparietti che nel film si aprono e terminano con continuità, schema questo che ha assai poco di teatrale e molto di cinematografico.

Altri elementi formali fanno del film una importante novità. La pellicola infatti è considerata da alcuni un vero film road-movie, il primo del genere in Italia, poiché è strutturale il legame che viene vissuto con la strada nello svilupparsi della vicenda narrativa. È la strada nel suo rapporto attivo e passivo con i due protagonisti che segna il percorso del soggetto da un punto di partenza preciso (la Roma deserta di un Ferragosto qualunque) sino alla tragica curva di Calafuria poco dopo il paese di Quercianella sul lungomare toscano.

I Cortona e i Mariani si allontanano brevissimamente dalla strada ma ad essa fanno sempre ritorno ed è la strada la rappresentazione scenica di una nazione che si avvia velocemente alla fine di un sogno, quello del benessere collettivo e generalizzato. Il salto che l'autovettura compie nel vuoto, tra lo sguardo incuriosito di bagnanti distratti, è puro simbolismo. Come è carica di simboli la vita spezzata del giovane onesto ed ingenuo e il pericolo invece scampato dal suo alter-ego Cortona. Essi rappresentano due identità della nazione giunta ad un bivio della propria storia. La prima, quella legata ai principi, verrà sedotta e morira', nella fine di un sogno, lasciando campo libero alla seconda Italia, quella furbesca, individualista e amorale. È forse questa vena pessimistica, questa profonda sfiducia nell´uomo italiano, nelle sue reali possibilita´, nella storia stessa della nostra nazione e questa critica dura alle sue abitudini, che ricollega il film a quel genere detto appunto commedia all'italiana del quale è ritenuto da molti un capolavoro.

Occorre spendere qualche parola in più sui simbolismi che intorno alla strada si raccolgono. Non a caso è la via Aurelia il percorso lungo il quale la vicenda si snoda, l'arteria consolare che esce da Roma e si dirige pigramente verso le riviere di Fregene e dell'alto Lazio, poiché è questa la strada che più di altre nel corso degli anni Sessanta ha rappresentato un mito collettivo e generazionale verso la vacanza, l'evasione, il benessere in molteplici rappresentazioni. L'Aurelia ha rappresentato una sintesi sociale. Il suo percorso, partendo dal centro della città, attraversava dapprima i quartieri borghesi della capitale in crescita, sorti a ridosso del centro storico, quindi sfiorava le borgate popolari ancora fatiscenti e correndo velocemente tra le ultime contrade agricole della bonifica laziale, raggiungeva le spiagge popolari della riviera o i piccoli centri delle facoltose Fregene, Santa Marinella e via via su sino a Capalbio, tra un fiorire di urbanizzazioni selvagge ed abusive. La civiltà che i protagonisti incontrano nel loro viaggio è quindi davvero uno spaccato trasversale di quella società romana che collettivamente si metteva in moto ogni domenica per celebrare il rito della festa, tra soste agli autogrill, lunghe code d'automobili e incidenti frontali.

Anche l'automobile, la mitica Lancia Aurelia B24 (l'analogia tra il nome della spyder e la via consolare non può anche questa volta essere casuale) è un simbolismo radicale. La macchina infatti era uscita dalle officine nel 1956 e rappresentava il prototipo di una idea di eleganza e raffinatezza ma ben presto si trasformò nell'ideale dell'automobile aggressiva, prepotente, truccata nel motore e negli allestimenti. In alcune scene del film la si scorge infatti in questa sua veste. La fiancata destra mostra ancora le lavorazioni di una officina da carrozziere, le riparazione non ancora riverniciate, le cicatrici che dovevano testimoniare le battaglie sostenute e vinte dall'auto e dal suo pilota. Dino Risi sceglie non casualmente una Lancia Aurelia poiché essa rappresenta proprio la corruzione di un'idea, quella fiducia nell'Italia del miracolo che proprio in quegli anni stava per finire, lasciando il posto ad una società divisa e contradditoria, nella quale solo i cialtroni opportunisti e i loro valori morali, come il Cortona, diventerrano i soggetti protagonisti di un benessere sociale.

La colonna sonora è curata da Riz Ortolani ma le scene più importanti del film vivono invece su alcuni motivi musicali tra i più in voga in quel periodo: Saint Tropez Twist di Peppino di Capri, Guarda come dondolo di Edoardo Vianello, Vecchio frac di Domenico Modugno. La trovata può sembrare oggi banale ai più ma a quell'epoca era molto originale e fu usata come ulteriore caratterizzazione del personaggio e determinazione del contesto. La scena iniziale invece, quella nella quale Vittorio Gassman vaga con la sua spider in cerca di un tabaccaio aperto e di un telefono nella Roma deserta, è giustamente sottolineata da un commento musicale più nervoso che se da un lato accentua il surrealismo, d'altro suona come un cupo presagio di quello che sarà lo sbocco finale della vicenda.

Trama

Template:Trama Roma, Ferragosto, la città è deserta. Bruno Cortona (Vittorio Gassman), quarantenne vigoroso ma inconcludente e cialtrone, amante della guida sportiva e delle belle donne, vaga alla ricerca di un pacchetto di sigarette e di un telefono pubblico. Lo accoglie in casa lo studente di legge Roberto Mariani (Jean-Louis Trintignant), rimasto in città per preparare gli esami. I due, sulla spinta dell'esuberanza e invadenza del Cortona, intraprendono un viaggio in auto che li porterà verso mete occasionali sempre più distanti. Il giovane Mariani sarà più volte sul punto di abbandonare il Cortona, ma sia il caso sia una certa inconfessabile attrazione, lo riporteranno sempre sui suoi passi, in un percorso di iniziazione alla vita che riguarderà il distacco dai miti adolescenziali, l'amore ed i rapporti sociali, sino alla conclusione tragica durante un sorpasso avventato a causa del quale il giovane studente perderà la vita.

Curiosità

  • Originariamente il soggetto era stato scritto per Alberto Sordi nel ruolo di Bruno Cortona. La produzione passò poi a Mario Cecchi Gori che spinse per affidare il ruolo del protagonista a Vittorio Gassman. A quel tempo Alberto Sordi aveva un'esclusiva con Dino De Laurentiis.
  • Risi aveva pensato a due finali differenti. Rispetto a quello che poi venne effettivamente realizzato doveva esserne girato un altro, in cui Roberto, esasperato, uccide Bruno, ma l'idea non ebbe un seguito per problemi economici.
  • Il film non fu accolto con un grande successo di critica. Dino Risi racconta che alla prima erano presenti solo 50 persone. Il successo di pubblico arrivò lentamente grazie al passaparola degli spettatori che avevano assistito alla proiezione. Gli incassi successivi furono eccezionali, il film infatti costò una cifra superiore ai 300 milioni di lire e ne incassò poco meno di due miliardi. La consacrazione della critica arrivò solo in tempi successivi, dopo la metà degli anni Ottanta.
  • Il film uscì negli Stati Uniti con il titolo The Easy Life. Dennis Hopper, il regista del cult movie Easy Rider si è ispirato a Il Sorpasso per scrivere il suo soggetto considerato il capolavoro (nonché il capostipite) dei film on the road.
  • Rodolfo Sonego nel libro Il Cinema secondo Sonego a cura di Tatti Sanguinetti edito da Transeuropa afferma di essere il vero autore del soggetto che avrebbe poi venduto alla De Laurentiis. La cosa non ebbe nessun seguito legale e né Rodolfo Sonego, né la De Laurentiis ricorsero al giudizio per far valere i propri diritti ma Sonego afferma che comunque Il Sorpasso era molto fedele nella realizzazione di Mario Cecchi Gori al soggetto che egli aveva scritto.
  • Nel 2002 in occasione del 40-esimo anniversario della uscita de Il sorpasso a Dino Risi è stato conferito il Leone d'Oro alla carriera al Festival del cinema di Venezia.
  • La scene iniziali del film con Gassman che, alla guida della sua automobile, percorre le strade assolate di una Roma deserta, sono tutte girate nella zona detta della Balduina. Il quartiere romano che nel corso degli anni sessanta era abitato da numerosi attori e cantanti rappresentò un simbolo del boom economico di quegli anni. Nei condomini borghesi di recente costruzione infatti convivevano impiegati statali e ricchi commercianti, avvocati e importanti imprenditori edili, definiti spesso con disprezzo palazzinari. Gassman percorre all'inizio Via Luigi Rizzo, appena terminata per i giochi olimpici del 1960, si ferma quindi a telefonare per poi girovagare per le strade del quartiere (Via Ugo Bartolomei, Via Appiano, Via Quinto Fabio Pittore, Via Eutropio, Via Ugo de Carolis, Largo Damiano Chiesa, Via Giuseppe Rosso, Via Della Balduina). Fa nuovamente una sosta, questa volta per bere ad una fontanella in Via Proba Petronia, quando si avvede di Trintignant affacciato ad una finestra.
  • Nel Programma televisivo "Il Caso Scafroglia" trasmesso dalla televisione italiana nel 2002, Corrado Guzzanti realizzò una parodia del film, utilizzando come personaggi principali i leghisti Bossi (Bruno Cortona) e Tremonti (Roberto Mariani)

Citazioni

  • Me fa er 1326624 e chiede di Marcella? (Bruno Cortona per attaccare discorso con Roberto)
  • 'Sti sozzoni! L'appuntamento era alle 11:00 e a mezzogiorno già so annati via. (Bruno Cortona)
  • Non habemus crikke! Desolamus! (Bruno Cortona risponde alla richiesta di aiuto che alcuni sacerdoti stranieri, rimasti con una gomma a terra, gli avevano rivolto in latino)
  • Pe' guidà è importante la posizione delle mani sur volante. Quattroruote consija le 3 meno venti, io preferisco le mezzogiorno e un quarto. (Bruno Cortona)
  • Chi è'stà cicciona?-Mia madre.-Perbacco! Bella donna! (Bruno Cortona commenta con Roberto alcune foto).
  • Da Positano a Roma in due ore e un quarto? Bella media!-Eh sì, me sò fermato un quarto d'ora per cambià er tergicristallo! (Dialogo Roberto-Bruno)
  • Bibi? Ma che e', 'n pechinese? (Bruno Cortona - riferendosi al nomignolo con cui la figlia chiama il suo fidanzato ultracinquantenne).
  • Pare na cosa da niente... invece... ahò... c'è tutto: la solitudine, l'incomunicabilità... e poi quell'altra cosa, quella che va de moda oggi... l'alienazione, come nei film di Antonioni. (Bruno Cortona parla di una canzone di Modugno)

Bibliografia

  • Mariapia Comand, Il Sorpasso: Un capolavoro tutto italiano, Universale Film, Lindau.
  • Oreste De Fornari, "I filobus sono pieni di gente onesta", Ed. Carte Segrete.

Altri progetti

Collegamenti esterni

Articolo sulla Aurelia B24 con riferimenti al film