Francesco Piccolpasso

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Francesco Piccolpasso
arcivescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricopertiVescovo di Dax
Vescovo di Pavia
Arcivescovo di Milano
 
NatoBologna, 1375 circa
Consacrato vescovoCattedrale di Dax, 29 marzo 1423
Elevato arcivescovoDuomo di Milano, 7 giugno 1435
DecedutoMilano, febbraio (?) 1443
 

Francesco Piccolpasso, indicato anche come Pizzolpasso o Pizolpassi (Bologna, 1375 circa – Milano, febbraio (?) 1443), è stato un arcivescovo cattolico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Origini e carriera ecclesiastica[modifica | modifica wikitesto]

Francesco, figlio di Nicola Piccolpasso, era originario di una nobile famiglia di Bologna (il Palladini ritiene che appartenesse alla nobile famiglia dei Lambertini[1]), dove aveva iniziato la propria carriera ecclesiastica: il 19 ottobre 1393 ottenne dal vescovo Bartolomeo Raimondi la tonsura clericale. Nel 1400 era già a Roma, familiare di papa Bonifacio IX, negli anni del Grande Scisma.

Al fianco di Giovanni XXIII a Costanza[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1413 venne nominato da papa Giovanni XXIII commissario pontificio in Tuscia. In quell'anno accompagnò il papa Cossa nella fuga a Firenze, a seguito dell'invasione del re di Napoli, Ladislao. La fiducia accordatagli dal pontefice gli consentiva di scalare rapidamente i gradi della carriera ecclesiastica e curiale: fu inviato in Germania a raccogliere finanziamenti per il concilio di Costanza, coinvolgendo l'imperatore Sigismondo e, nel 1414, si recò col papa a Costanza[2].

La fiducia di Martino V e di Eugenio IV[modifica | modifica wikitesto]

Col fallimento del concilio e la deposizione del Cossa, Pizolpassi rientrò a Bologna dove poté contare sulla stima e l'amicizia di molti esponenti della nobiltà cittadina e soprattutto del vescovo Niccolò Albergati, conseguendo la laurea in diritto canonico (1417) e divenendo camerario della Cattedrale. Nel 1418 lascia nuovamente la città natale, chiamato ad altri incarichi dal nuovo papa Martino V: il 29 marzo 1423 divenne vescovo di Dax[3]; quattro anni dopo, Il 26 febbraio 1427[3] fu trasferito alla diocesi di Pavia[4], dove incontrò l'opposizione del duca Filippo Maria Visconti. Si recò anch'egli al Concilio di Basilea (1432)[5], ma vi restò per pochissimo tempo. Il successore di Martino V, il veneziano Eugenio IV, conscio delle notevoli capacità intellettuali e della moralità del vescovo, lo chiamò infatti a sé prima a Roma[4], e poi Firenze, ove il pontefice si era rifugiato[1][6]. Fu probabilmente qui che, Il 7 giugno 1435[3][4], il Piccolpasso venne nominato arcivescovo di Milano, nominando a suo vicario il primicerio diocesano Francesco della Croce per il governo della diocesi[7].

Arcivescovo di Milano[modifica | modifica wikitesto]

Un arcivescovo "assente" e "presente" al contempo[modifica | modifica wikitesto]

I numerosi incarichi politici costrinsero, infatti, il neo-arcivescovo a risiedere molto poco nella sua diocesi. Benché fosse stato nominato arcivescovo nel 1435, il Piccolpasso poté rientrare in Lombardia solo nel 1440, prendendo momentaneamente dimora presso i Gerolamiti a Castellazzo, giacché Milano era governata dal legato pontificio, l'umanista Gerardo Landriani[7]. Infatti, al Piccolpasso fu impedito di prendere possesso della diocesi in quanto il duca Filippo Maria Visconti aveva aderito, nel frattempo, alla causa dell'antipapa Felice V[8]. Il Piccolpasso poté comunque governare la diocesi da un monastero al di fuori di Porta Ticinese, a causa dell'opposizione del duca di Milano[9]. Consapevole dei rischi in cui poteva cadere l'amministrazione a causa di assenze prolungate, il Piccolpasso procedette da un lato alla creazione di un primicerio capitolare (1441)[10], dotato di maggiori poteri rispetto al semplice primicerio diocesano. Un anno prima, il 30 gennaio 1440[4](? 1441[7]), l'arcivescovo Francesco Piccolpasso pubblicò la Constitutio archiepiscopalis circa reformationem officii B. Ambrosii, consistente in una proposta di riforma del rito ambrosiano, eliminando gli abusi compiuti nei secoli e ridando prestigio alla corale e alla liturgia[10]. Favorì inoltre, per l'educazione religiosa dei fedeli ambrosiani, la diffusione degli ordini religiosi[10]. Morì a Milano presumibilmente nel febbraio del 1443[7][11] e fu sepolto, fra il cordoglio generale, nella Cattedrale[12]. Benché avesse governato effettivamente per soli tre anni, il suo carattere integerrimo, il suo senso di pietà e l'energia che profuse per governare la diocesi furono rimpiante unanimemente[10].

L'Umanista[modifica | modifica wikitesto]

La biblioteca del Piccolpasso[modifica | modifica wikitesto]

Il Piccolpasso fu, oltre ad essere un politico ed un uomo di Chiesa, anche un umanista di chiara fama ed esperto giurista. Mentre si trovava a Basilea per conto di Eugenio IV (1432-1439)[13], raccolse la maggior parte dei codici civili, letterari ed ecclesiastici che alla sua morte vennero donati (56 degli 83 totali[14]) al capitolo del Duomo[15] (e che poi il cardinale Federigo Borromeo li farà confluire nella Biblioteca Ambrosiana dove ancora oggi sono conservati[7]). Tra i principali, si sottolineano il commento che Elio Donato fece sul commediografo Publio Terenzio Afro[13]; il Notae Iuris di Probo[13] e l'epitome di Giulio Essuperanzio, opera prima mai conosciuta[13]. La biblioteca del Piccolpasso (che era sprovvista di opere di greco, lingua che non conosceva[13]) era soprattutto ricca di autori sacri: si spaziava da Origene a Cirillo, da Agostino d'Ippona a Sidonio Apollinare[16].

Considerazioni e amicizie[modifica | modifica wikitesto]

Celebrato come uno dei più assidui ed intelligenti ricercatori di manoscritti del primo umanesimo[17]. Considerato "il migliore arcivescovo del tempo" insieme al predecessore Bartolomeo Capra[18], il Piccolpasso ebbe stretti rapporti d'amicizia con i principali esponenti dell'umanesimo contemporaneo: il cardinale Nicola Cusano[14] ed Enea Silvio Piccolomini[19]; con l'umanista lombardo Pier Candido Decembrio (del quale apprezzò la sua versione della Repubblica di Platone, tanto da inviarne una copia ad Umfredo Plantageneto, duca di Gloucester[19]), con Francesco Filelfo[19], col cancelliere della Repubblica di Firenze Leonardo Bruni[19] e con il monaco camaldolese Ambrogio Traversari[20].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Francesco Palladini, Della elezione degli arcivescovi di Milano, I, p. 33. URL consultato il 5 maggio 2015.
  2. ^ Stephen Greenblatt, Il manoscritto: Come la riscoperta di un libro perduto cambiò la storia della cultura europea. URL consultato il 5 maggio 2015.
  3. ^ a b c Francesco Piccolpasso, su catholic-hierarchy.org. URL consultato il 5 maggio 2015.
  4. ^ a b c d Eugenio Cazzani, Vescovi e Arcivescovi di Milano, p. 203.
  5. ^ Renato Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci ne' secoli XIV e XV, p. 114. URL consultato il 5/5/2015.
  6. ^ Il Sabbadini (cfr. sotto) scrive che Piccolpasso soggiornò a Basilea tra il 1432 e il 1439. Probabilmente, il prelato era in continua missione diplomatica tra il recalcitrante concilio e il pontefice, la cui autorità era perennemente messa in discussione.
  7. ^ a b c d e Storia di Milano, su storiadimilano.it. URL consultato il 5 maggio 2015.
  8. ^ Giancarlo Andenna, The Lombard Church in the Late Middle Ages, in A Companion to Late Medieval and Early Modern Milan, pp. 87-88. URL consultato il 5 maggio 2015.
  9. ^ Giancarlo Andenna, The Lombard Church in the Late Middle Ages, in A Companion to Late Medieval and Early Modern Milan, p. 88. URL consultato il 5 maggio 2015.
  10. ^ a b c d E. Cazzani, Vescovi e Arcivescovi di Milano, p. 204.
  11. ^ Non si conosce con esattezza la data della morte del Piccolpasso, come sottolineato in Archbishop Francesco Piccolpasso.
  12. ^ E. Cazzani, Vescovi e Arcivescovi di Milano, p. 205.
  13. ^ a b c d e R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci ne' secoli XIV e XV, p. 121. URL consultato il 5 maggio 2015.
  14. ^ a b T. Foffano, Tra Costanza e Basilea. Rapporti col mondo d'Oltralpa del Card. Branda Castiglioni, legato pontificio e mecenate della cultura., in Gerard Verbeke e Joseph Ijsewijn (a cura di), The Late Middle Ages and the Dawn of Humanism Outside Italy, p. 20. URL consultato il 5 maggio 2015.
  15. ^ R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci ne' secoli XIV e XV, p. 199. URL consultato il 5 maggio 2015.
  16. ^ R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci ne' secoli XIV e XV, p. 122. URL consultato il 5 maggio 2015.
  17. ^ Gerard Verbeke e Joseph Ijsewijn (a cura di), The Late Middle Ages and the Dawn of Humanism Outside Italy, p. 20. URL consultato il 5 maggio 2015.
    «uno dei più intelligenti ed operosi ricercatori di codici nel secolo XV»
  18. ^ Giancarlo Andenna, The Lombard Church in the Late Middle Ages, in A Companion to Late Medieval and Early Modern Milan, p. 87. URL consultato il 5 maggio 2015.
  19. ^ a b c d Giorgio Giulini, Memorie spettanti alla storia, al governo ed alla descrizione della città e campagna di Milano ne' secoli bassi, VI, p. 381.
  20. ^ Agostino Sottili, Una corrispondenza epistolare tra Ambrogio Traversari e l'arcivescovo Pizolpasso, in Gian Carlo Garfagnini (a cura di), Ambrogio Traversari nel VI centenario della nascita, Convegno internazionale di studi, Firenze, Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, 1988 [Camaldoli - Firenze, 15-18 settembre 1986], pp. 287-328.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vescovo di Dax Successore
Nicolas Duriche
antivescovo
1423-1426 Bernard de la Planche
Predecessore Vescovo di Acqui Successore
Matteo Gisalberti 1426 - 2 giugno 1427 Bernardo
Predecessore Vescovo di Pavia Successore
Pietro Grassi 2 giugno 1427 - 7 giugno 1435 Enrico Rampini
Predecessore Arcivescovo di Milano Successore
Bartolomeo della Capra 7 giugno 1435 - 23 agosto 1443 Enrico Rampini
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