Francesco Mignone

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Francesco Mignone
Francesco Mignone con la sua cavallina
NascitaSavona, 4 giugno 1884
MorteFossalta di Piave, 17 giugno 1918
Cause della morteCaduto in combattimento
Luogo di sepolturaOssario di Fagarè della Battaglia
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoRegio corpo truppe coloniali d'Eritrea
Anni di servizio1915-1918
GradoMaggiore
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
CampagneCampagna di Libia (1913-1921)
Fronte italiano (1915-1918)
BattaglieBattaglia del solstizio
Comandante diIII Battaglione, 232º Reggimento fanteria, Brigata Avellino
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Francesco Mignone (Savona, 4 giugno 1884Fossalta di Piave, 17 giugno 1918) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque in via Montenotte a Savona il 4 giugno 1884, figlio di Lorenzo, sottoispettore forestale, e di Carlotta Buzzi Langhi.[1] Rimasto orfano di padre fin da bambino, seguì la madre, originaria di una nobile famiglia piemontese, a Torino, dove frequentò le scuole elementari e le medie e conseguì la licenza liceale presso il Liceo Gioberti.[1] Nel novembre 1904 si arruolò nel Regio Esercito, entrando nella Regia Accademia Militare di Modena per frequentarvi un corso per allievi ufficiali, uscendone due anni con il grado di sottotenente dell'arma di fanteria, assegnato in servizio presso l'85º Reggimento fanteria.[1] Promosso tenente nel 1909, all'inizio del conflitto con l'Impero ottomano partì per la Cirenaica con il 20º Reggimento fanteria e, dopo la firma del trattato di pace di Ouchy, al comando di una centuria di bande indigene, per il combattimento di Zavia es Gaffa nel luglio 1913 fu decorato di medaglia d'argento al valor militare.[1] La seconda medaglia d’argento al valor militare gli venne conferita per il fatto d’arme di Tecniz del 16 settembre dello stesso anno.[N 1] Rientrato in patria nel luglio 1914 con la promozione a capitano, pochi mesi dopo, nell'aprile 1915, ritornò in Africa perché assegnato, a domanda, al Regio corpo truppe coloniali d'Eritrea, posto al comando del XII Battaglione Indigeni.[1] Rimpatriato nell’aprile 1917, assunse il comando del II Battaglione del 247º Reggimento fanteria della Brigata Girgenti e partecipò nel maggio successivo alla conquista del Monte Vodice, meritandosi una medaglia di bronzo al valor militare.[1] Ferito una prima volta, non abbandonò il suo posto di combattimento, ma, rimasto ferito ancora e in modo più grave ad un braccio, fu costretto al ricovero in ospedale.[1] Una volta guarito e promosso maggiore, alla fine del gennaio 1918, fu nuovamente in linea coi fanti del 232º Reggimento fanteria della Brigata Avellino.[3] Comandante del III Battaglione schierato a difesa dell'ansa di Lampol, nel settore di Fossalta, sul basso Piave, con l'inizio della battaglia del solstizio, contrastò per tre interi giorni l'attacco nemico.[3] Benché tutta la linea difensiva italiana fosse stata fatta arretrare sotto la pressione austriaca, egli, respingendo col suo battaglione gli attacchi nemici, trasformò l'ansa di Lampol in un vero ridotto difensivo.[3] I combattimenti del 17 giugno posero fine alla battaglia e quel giorno cadde durante un combattimento corpo a corpo con le truppe nemiche.[3] Con Regio Decreto del 31 maggio 1923 gli fu conferita la medaglia d'oro al valor militare alla memoria. I suoi resti riposano nell'ossario di Fagarè della Battaglia.[4] A lui sono state dedicate le scuole elementari di Legino e una via a Savona.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un battaglione a difesa di importante posizione, attaccato su di un fianco e quindi accerchiato, fieramente resisteva a forze nemiche di molto superiori, ne respingeva, contrattaccando, gli accaniti e ripetuti assalti, persistendo tre giorni in disperata lotta senza retrocedere di un passo, finché, impegnatasi la lotta corpo a corpo, eroicamente combattendo fra i suoi soldati, cadeva sul posto del dovere e dell’onore, divenuto base della riconquista completa. Fulgida sentinella isolata oltre le nostre linee e simbolo delle più alte virtù militari. Ansa di Lampol (Piave), 15-17 giugno 1918[5]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un battaglione, attaccato su di un fianco e quindi completamente accerchiato da forze nemiche numerose, si manteneva al proprio posto con incrollabile fermezza per tre giorni consecutivi, sventando insidie, parando minacce, respingendo assalti, contrattaccando arditamente l'avversario, compiendo con valorosa tenacia la strenua difesa dell'importante posizione affidatagli, sulla quale lasciò glori la propria vita. Ansa di Lampol (Piave), 15-17 giugno 1918.[6]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante la centuria, che prima si impegnò col nemico, con decisa e rapida azione, contribuiva efficacemente a scacciarlo dalle sue posizioni. Lo inseguiva poi nel folto della boscaglia, con vigore e risolutezza alla testa dei suoi Ascari, mantenendosi alle sue calcagna e impedendogli anche con la lotta corpo a corpo di riunirsi e di raccogliere morti e feriti. Zavia Es Gaffa, 29 luglio 1913.[6]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di centuria, senza lasciarsi impressionare da scariche improvvise e micidiali, da cui era stata accolta la sua compagnia, riuscì con grande fermezza ed energia a conservare alla mano il suo reparto, concorrendo poi efficacemente insieme con le altre truppe a respingere il nemico. Tecniz, 16 settembre 1913.[7]
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Capitano di reggimento fanteria, alla testa del proprio battaglione, dava prova di intelligenza, coraggio e calma, guidando le sue truppe all'attacco di posizioni fortemente difese dal nemico, ferito leggermente la prima volta, rimase fermamente sul posto finché fu ferito nuovamente in maniera più grave al braccio, lasciando il comando. Monte Vodice, 16-19 maggio 1917.[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Emulando così in valore il fratello Riccardo, tenente d'artiglieria, caduto poi eroicamente a Tolmetta.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h Combattenti Liberazione.
  2. ^ Carolei, Greganti, Modica 1968, p. 84.
  3. ^ a b c d Coltrinari, Ramaccia 2018, p. 83.
  4. ^ Grande Guerra Veneto.
  5. ^ Medaglia d'oro al valor militare Francesco Mignone, su quirinale.it, Quirinale. URL consultato il 10 ottobre 2011.
  6. ^ a b Medaglia d'argento al valor militare Francesco Mignone, su decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org, Istituto Nastro Azzurro.
  7. ^ Medaglia d'argento al valor militare Francesco Mignone, su decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org, Istituto Nastro Azzurro.
  8. ^ Medaglia di bronzo al valor militare Francesco Mignone, su decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org, Istituto Nastro Azzurro.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1918, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 84.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1918. L’anno della gloria: Dalla battaglia d'arresto, alla battaglia del solstizio, alla vittoria, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.

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