Ferlinda

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Ferlinda
Contessa consorte di Lecco
In carica? –
975
NascitaX secolo
Mortedopo 1000
SepolturaLomello
PadreBertazio
ConsorteAttone di Guiberto
FigliGuido

Ferlinda (X secolo – dopo 1000) è stata una contessa italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Era figlia di Bertazio, signore di Beolco di stirpe longobarda, e possedeva molti territori nel bergamasco, nel bresciano e nel veronese, sui laghi di Como, di Lecco e di Garda.

Sposò Attone di Guiberto, ultimo conte di Lecco, morto ad Almenno il 20 luglio 975. Dopo la morte del marito, la contessa elargì tutti i suoi beni alla Chiesa. Da un documento del 973 risulta una sua donazione di molti fondi sul veronese e in Gargnano del Garda (in Vico Gargniano in comitatu brixiensi) a favore della Cattedrale di Verona. E forse molti beni di Palosco, Rudiano, Gusnago, della Brianza e dalla Valsassina, di Almenno furono soggetti a donazione.

Anche Bagnolo Mella, appartenente al marito, venne donato da Ferlinda intorno al 1000 al vescovo di Brescia, probabile Gottifredo I,[1] prozio della celebre contessa Matilde di Canossa.

La contessa donò nell'anno 1000 anche ai canonici del capitolo della Cattedrale di Parma varie proprietà da lei detenute ad Agna, nel parmense, tra cui una corte e alcuni terreni posti a Balone e nelle sue pertinenze di Burbulla, Belasola, Brajda[2][3] e di San Quirico.[4]

Ferlinda venne sepolta assieme al marito a Lomello.[5][6]

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Ferlinda ebbe un solo figlio, Guido, premorto al padre.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • V. Fumagalli, Il conte Attone di Lecco, in Formazione e strutture dei ceti dominanti del medioevo. Marchesi, conti e visconti nel Regno Italico, Roma, Istituto storico italiano per il Medioevo.
  • Ireneo Affò, Storia della città di Parma, Tomo primo, Parma, Stamperia Carmignani, 1793.
  • Italo Dall'Aglio, La Diocesi di Parma, I Volume, Parma, Scuola Tipografica Benedettina, 1966.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]