Discussione:Sionismo/Bozza

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Il Sionismo è un movimento politico nato verso la fine del XIX secolo tra gli ebrei orientali, residenti nell'Impero austroungarico, il cui fine era quello di creare una nazione ebraica (in ebraico ארץ ישראל, Eretz Yisrael).

Origini e significato[modifica wikitesto]

Il significato del termine[modifica wikitesto]

Mentre il toponimo "Gerusalemme" deriverebbe dalle radici ur, cioè altura, montagna, e shlm, pace: quindi monte (poi città) della pace, il nome di "Sion", meno altisonante, più popolano, che deriva dal monte Sion (il primitivo nucleo della città di Gerusalemme) è rimasto comunque vivo nella memoria delle genti, essendo utilizzato soprattutto nella poetica, affiancanto per lo più a figure femminili, agili ed eteree, ed è stato scelto per identificare questo movimento di pensiero chiamato appunto sionismo.

L'idea di una Terra Promessa dal Dio degli ebrei al suo popolo, ha trovato nel sionismo l'applicazione pragmatica di quella che altrimenti risulta essere una mera attesa di una bramata patria, mentre si attraversa una diaspora infinita.

Questo movimento è nato storigraficamente sul finire dell'ottocento, ma anche in epoche precedenti vi sono stati episodi storici, che sotto vari punti di vista avevano lo stesso fine del sionismo moderno.

Proto-sionismo[modifica wikitesto]

Fin dal periodo successivo al medioevo tra le genti ebree si fecero avanti dei presunti messiah il cui obiettivo era guidare il popolo eletto nel viaggio di ritorno in Palestina. Nessuno di costoro produsse un reale ritorno degli ebrei a Gerusalemme (addirittura uno di essi Sabbatai Zevi (ca. 1648) si convertì all'Islam). Il secolo dei lumi produsse una maggiore tolleranza nei confronti degli ebrei e per contrappasso il parziale allontanamento di questi dalle loro usanze e dalla rigidità del culto, facendo quindi accantonare l'idea di una Terra Promessa a favore di un giudaismo universale, una tesi filosofica sostenuta da Moses Mendelsshon, che nei fatti si esplicitava in una catena di aiuto internazionale tra ebrei. In questo contesto famiglie facoltose, come i Rothschild, aiutarono finianziariamente anche qualche sparuto ebreo che si andò ad insediare in Palestina.

I primi sionismi[modifica wikitesto]

Nell'ottocento, col nazionalismo che andava nettamente crescendo nella mentalità occidentale, si levarono voci in favore di una nazione ebraica, come ad esempio quella di Modercai Manuel Noah, che proponeva una patria per gli ebrei negli Stati Uniti d'America o in Palestina. Simili tentativi, cioè portare gli ebrei in Palestina, furono fatti senza esiti da Lord Shaftesbury e Sir Laurence Oliphant a metà dell'ottocento. Anche tra gli intellettuali vi furono espressioni in tal senso, ad esempio Naftali Herz Imber compose un brano HaTikva (La speranza) che in seguito sarà l'inno del movimento sionista, George Eliot scrisse il racconto Daniel Deronda. Il primo in assoluto forse, a teorizzare il sionismo fu, nel 1862, Moses Hess nel libro Roma e Gerusalemme. Hess era un ebreo socialista tedesco che aveva tratto spunto dalla riunificazione d'Italia.

Nel corso del 1800, ovunque nell'Europa occidentale gli ebrei furono integrati senza eccesivi problemi nelle varie società nazionali, al contriario di quanto avvenne più ad Est, dalla Germania alla Russia, dove mantennero una forte identità peculiare che si esplicitava nelle usanze, la lingua (yiddish) e perfino un'economia distinte dal resto della società. In particolare la situazione in Russia per gli ebrei era difficile, non godevano degli stessi diritti civili degli altri russi e dopo le riforme introdotte dallo zar Alessandro II, vi furono sanguinosi pogrom (1881-1882) che il governo non osteggiava in alcun modo, anzi favoriva mirando alle ricchezze e alle proprietà degli ebrei russi. Secondo dati del 1930, dal 1880 al 1929 emigrarono dalla Russia 2.285.000 ebrei, e, di questi, 1.930.000 scelsero le Americhe, 240.000 l'Europa, alcuni l'Africa e l'Oceania e solo 45.000 in Palestina.[1] Questo è esplicabile sottolineando come nell'Europa più occidentale e gli USA le comunità ebraiche fossero integrate nella società e nell'Europa centrale tollerate, mentre la Palestina era fondamentalmente araba, eccezion fatta per la presenza di pochissimi ebrei.

Questi eventi condussero alla rinascita in un movimento sionista. Nel 1882 Leo Pinsker pubblicò uno scritto in cui si chiedeva agli ebrei di lottare per un'emancipazione e la creazione di uno stato autonomo al fine di non essere più vittime dell'intolleranza altrui. L'idea fondamentale era l'idea di riscatto di fronte alle persecuzioni subite, che la auspicata nazione ebraica sorgesse in Palestina era tutt'altro che fondamentale. Contemporaneamente proprio in Russia, a Odessa nacque un movimento Hovevei Zion (o Hibbat Zion) (Amanti di Sion) molto limitato nelle adesioni, ma che ebbe l'appoggio finanziario di Edmond de Rothschield, che acquistò per il movimento il primo sito ebraico in Palestina presso Rishon LeZion e in seguito, (1924), fondò la Palestine Jewish Colonization Association (PICA), che comprò più di 125.000 acri (560 km2) di terreno. Tra i membri dell'Hovevei Zion, che porterà alle prime colonie in Palestina, va ricordato Asher Ginzberg secondo le cui tesi la Palestina non sarebbe mai potuta divenire una nazione ebraica, né tantomeno essere la residenza di tutti gli ebrei del mondo, bensì sarebbe dovuto essere il centro spirituale del giudasimo internazionale, un luogo ove entrare in contatto con il vero amore di Sion ovvero l'essenza intrinseca e profonda di ogni ebreo.

La formazione del movimento sionista[modifica wikitesto]

Secondo la storiografia contemporanea il fondatore del vero e proprio sionismo fu Theodor Herzl, un giornalista austriaco di origine ebraica.

Sull'onda emotiva delle persecuzioni in Russia, visto il crescente antisemitismo all'interno del Austria-Ungheria e spinto infine dall'aver personalmente seguito come corrispondente all'estero l'affare Dreyfus, Herzl pubblicò nel 1896 Der Judenstaat (Lo Stato ebraico), nel quale teorizzava che benché l'assimilazione degli ebrei sarebbe stata la cosa migliore, vista la situazione contingente, l'unica reale possibilità di sopravvivenza del popolo ebraico era fondare una nazione autonoma. Herzl non era un purista del culto giudaico, né si auspicava una nazione totalmente ebrea. Nel 1914 in Alteneuland scrisse infati di una nazione in Palestina che ricalcasse i migliori ideali di tolleranza, che caratterizzavano parte dell'Europa, per una convivenza pacifica e collaboartiva con le popolazioni native di quell'area.

Herzl si impegnò a fondo in queste sue idee trasformando il sionismo in un movimento internazionale e organizzando nel 1897 organizzò il primo Congresso Sionista a Basilea (Svizzera), e creò l'Organizzazione Sionista Mondiale. L'obiettivo era la costituzione di uno stato ebraico in Palestina, per cui si pianificava i metodi di insediamento e si cercavano gli appoggi politici internazionali necessari. L'Impero Ottomano sotto cui era la Palestina, si oppose fermamente al progetto di Herzl rigettando ogni proposta, al contrario nel Regno Unito fu raccolta qualche simpatia che si concretizzò con l'offerta di un territorio in Uganda. Questo condusse ad una scissione del movimento sionista, mentre una maggioranza continuava a puntare sulla Palestina, una minoranza, capeggiata da Israel Zangwill, fondò nel 1905 l'Organizzazione Territoriale Ebraica accettando l'offerta inglese. Nel frattempo Herzl era morto nel 1904 a soli 44 anni.

Le idee sioniste di Herzl si inseriscono in un movimento migratorio ebraico già in atto, causato, in Russia, dai pogrom degli anni 1881-1882 e nell'Impero Asburgico (e in altre nazioni dell'Europa orientale) dal crescente antisemitismo. Dall'Austria, dall'Ungheria e dalla Polonia emigrano, dal 1880 al 1929, in 952.000: 697.000 nelle Americhe, 185.000 in altri Paesi europei, 40.000 in Palestina. Proporzioni analoghe si riscontrano fra i migranti provenienti da altri Paesi. In totale, durante questi decenni migrano 3.975.000 ebrei: 3.250.000 nelle Americhe (di cui 2.885.000 negli Stati Uniti), 490.000 in Europa occidentale e centrale, e solo 120.000 in Palestina [2]

Il movimento sionista dell'epoca era ancora una realtà limitata e per lo più costituita da ebrei di origine russa, all'interno del mondo ebraico inoltre vi era tutt'altro che accordo sul tema. Da varie parti vi era una forte opposizione al movimento: alcuni erano convinti che gli ebrei dovessero semplicemente integrarsi nel tessuto sociale della nazione cui appartenevano rinunciando anche a parte della loro identità culturale, e contemporaneamente coloro che erano più sternui osservanti dell'ortodossia, sostenevano che il ritorno nella Terra Promessa potesse avvenire solo sotto la guida di Dio, e che l'identità culturale ebraica si manteneva solo ed esclusivamente continuando a vivere la diaspora. Su posizioni del genere era il movimento socialista ebraico russo Bund. Anche all'interno del movimento sionista stesso non mancavano le contraddizioni, a fronte di una posizione indicata da Herzl per un movimento laico e secolarizzato, vi erano anche sostenitori di un sionismo ortodosso, per il quale nel futuro stato ebraico si dovevano seguire alla lettera i precetti religiosi.

Io proporrei di arrestare la voce qui, secondo il concetto della coperta corta. Più sotto si comincia a parlare di politica e di conflitti, e quindi, come da esperienza, a litigare. La parte successiva è oscurata, ma ancora presente. Nel caso, va modificata la grafica del titolo di questa sezione.--Ub Bla bla 10:14, 30 set 2007 (CEST)[rispondi]


Curiosità[modifica wikitesto]

Una storiella racconta che, poco tempo prima del Primo Congresso Sionista, in un salotto borghese del Centreuropa, il giornalista, nonché fondatore del Sionismo, Theodor Herzl incontrò il linguista Eliezer Ben Yehuda, un ebreo lituano, che sperava di far rinascere l'antica lingua ebraica, ormai relegata al solo rituale del sabato.

Ognuno dei due, sentendo raccontare l'altro circa la propria utopia, fece finta di coglierne il fascino, ma, appena lasciato l'interlocutore, ben pensò di spettegolare e malignare quanto assurdo e inattuabile fosse il proposito di questi.

A dispetto dei detrattori, entrambi i sogni furono realizzati.

Voci correlate[modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica wikitesto]

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