Delonix floribunda

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Delonix floribunda
Delonix floribunda
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superrosidi
(clade) Rosidi
(clade) Eurosidi
(clade) Fabidi
Ordine Fabales
Famiglia Fabaceae
Sottofamiglia Caesalpinioideae
Genere Delonix
Specie D. floribunda
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Rosidae
Ordine Fabales
Famiglia Fabaceae
Genere Delonix
Specie D. floribunda
Nomenclatura binomiale
Delonix floribunda
(Baill.) Capuron, 1968
Sinonimi

Aprevalia floribunda
Baill.
Poinciana adansonioides
R. Vig.
Delonix adansonioides
(R.Vig.) Capuron

Delonix floribunda (Baill.) Capuron, 1968 è una pianta decidua appartenente alla famiglia delle Fabacee, endemica del Madagascar.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

È un albero deciduo, con fusto rigonfio a forma di sigaro, alto fino a 12 m, con una chioma a forma di ombrello.[3]

Le foglie sono composte, paripennate, con 12-20 paia di foglioline per ogni pinna.

I fiori spesso compaiono prima delle foglie, talora direttamente dal fusto; sono di colore giallo, raccolti in dense infiorescenze racemose.

Il frutto è un legume lungo sino a 30 cm, di colore marrone scuro, contenente numerosi semi ellissoidali, lunghi 7–9 mm.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Il principale impollinatore di questa specie è la nettarinia di Souimanga (Cinnyris sovimanga).[4]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Si trova soprattutto nell'ovest e nel sud-ovest dell'isola.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Rivers, M. 2014, Delonix floribunda, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 15 giugno 2023.
  2. ^ (EN) Delonix floribunda, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 15 giugno 2023.
  3. ^ Du Puy et al. 1995, pp. 458-461.
  4. ^ Du Puy et al. 1995, p. 451.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]