Chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori
Chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori | |
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Il complesso monastico | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Località | Roma |
Indirizzo | via Garibaldi, 27 - Roma |
Coordinate | 41°53′23.5″N 12°27′58.3″E{{#coordinates:}}: non è possibile avere più di un tag principale per pagina |
Religione | cattolica |
Titolare | Maria |
Diocesi | Diocesi di Roma |
Architetto | Francesco Borromini |
Stile architettonico | barocco |
Inizio costruzione | 1642 |
Sito web | www.suorebambinogesu.it/it/6/listituto-di-roma.htm |
La chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori è una chiesa romana, in via Garibaldi, nel rione Trastevere.
La storia
Situata alle pendici del Gianicolo, la chiesa era annessa al monastero sui juris delle oblate agostiniane fondate, attorno al 1640, dalla Camilla Virginia Savelli Farnese, duchessa di Latera, su consiglio di sua cugina Giacinta Marescotti. Il monastero aveva come fine quello di dare modo di condurre una vita religiosa alle giovani di nobile famiglia ma di salute cagionevole: le oblate, infatti, osservavano una regola mitigata, approvata da papa Alessandro VII il 16 giugno 1663.[1]
Le oblate tenevano un educandato destinato alle figlie dei nobili decaduti; le suore, inoltre, si dedicavano alla preparazione dei fanciulli alla prima comunione e nel 1951 aprirono un asilo per i bambini di Trastevere.[1]
La progettazione dell'edificio fu affidato a Francesco Borromini, che però dovette interrompere i lavori nel 1655 per mancanza di fondi.
Il complesso si presenta con una facciata incompiuta in mattoni grezzi, articolata su linee concave e convesse. Il corpo della chiesa, disposto lungo un asse parallelo alla facciata, ne occupa la metà sinistra. Il portone dà accesso ad un vestibolo a pianta centrale dalla pianta centrale mistilinea ispirata ad alcuni ambienti della Villa Adriana a Tivoli. La chiesa ha invece una pianta rettangolare ad angoli smussati, con due piccole rientranze semiellittiche sulla metà a formare un atrofizzato transetto; singolare è la forma dell'altare maggiore, sormontato da due volute.
All'interno si segnalano una pala con Sant'Agostino e il mistero della Trinità, opera giovanile di Carlo Maratta e (nel convento) una tela di Marco Benefial.
Con decreto dell'11 ottobre 1969 la Congregazione per i Religiosi unì la comunità delle Oblate agostiniane di Santa Maria dei Sette Dolori all'istituto delle suore Oblate del Santo Bambino Gesù.[1]
Una parte del monastero, acquistato da privati, è stato trasformato in albergo.
Luogo di rifugio degli ebrei durante l'Olocausto
Il monastero delle Oblate agostiniane fu uno dei principali luoghi di rifugio degli ebrei di Roma durante il periodo dell'occupazione nazista. Le suore vi accolsero 103 ebrei.[2]
Note
- ^ a b c Giancarlo Rocca, Dizionario degli istituti di perfezione, vol. VI (1980), col. 560.
- ^ Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Mondadori, Milano 1977.
Voci correlate
Altri progetti
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Collegamenti esterni
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