Chiesa di San Vincenzo (Casorzo Monferrato)

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Chiesa di San Vincenzo
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegionePiemonte
LocalitàCasorzo Monferrato
IndirizzoVia Scoffone Costa, 3, 14032 Casorzo AT
Coordinate45°01′23.38″N 8°20′03.01″E / 45.02316°N 8.33417°E45.02316; 8.33417
Religionecattolica di rito romano
TitolareSan Vincenzo Diacono e Martire
Diocesi Casale Monferrato
Consacrazione1736
Inizio costruzione1730

La chiesa di San Vincenzo è la parrocchiale di Casorzo Monferrato, in provincia di Asti e diocesi di Casale Monferrato[1]; fa parte della zona pastorale di Santa Lucia.

Conserva importanti opere d'arte, come ad esempio due pale seicentesche di Guglielmo Caccia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La primitiva chiesa di Casorzo Monferrato era dedicata a San Giorgio e divenne pieve nel 1411[2]; nel frattempo sorse una seconda chiesa, la quale era intitolata a San Vincenzo, anch'essa parrocchiale[2].
Il 22 ottobre 1434 l'arcivescovo di Vercelli Ibleto Fieschi fuse le due parrocchie, in una sola, con titolo di Santa Maria di Piazza ed avente sede nell'omonima chiesa[2], la quale, passata nel 1474 alla neoeretta diocesi di Casale Monferrato, fu poi consacrata il 16 febbraio 1480[3].

Nel 1642 l'edificio subì gravissimi danni provocati dalle truppe spagnole, che il 4 giugno di quell'anno diedero fuoco al campanile e nell'incendio trovò la morte un centinaio di persone[3]; nel 1720 fu commesso un furto all'interno della chiesa da alcuni ladri, che, dopo essere stati catturati, nel 1721 vennero condannati a morte ed impiccati a Casale[3].

Nel 1730 la chiesa di Santa Maria, dal momento che si era rivelata insufficiente a soddisfare le esigenze della popolazione, venne demolita per far posto alla nuova[3][1].
La prima pietra dell'attuale parrocchiale fu posta il 19 maggio 1730[3]; la chiesa, il cui disegno, elaborato da Giacomo Zanetti, venne modificato da Giovanni Pico Pastrone, fu costruita dai capomastri Michele Vanotti e Martino Donati e, dal 1734, pure da Domenico Zanetti riutilizzando i materiali provenienti dall vecchia parrocchiale e dalle soppresse chiese della Trinità, della Madonna del Rosario e dell'oratorio campestre di San Vincenzo[3].
La struttura venne grosso modo portata a termine nel giugno del 1736, tanto che il 12 agosto successivo il vescovo di Casale Monferrato Pier Gerolamo Caravadossi la consacrò[3][4]; solo la facciata fu ultimata dal capomastro Carlo Antonio Manfrino nel 1737[1], anno in cui il campanile venne sopraelevato[3].

Nel 1829 l'interno dell'edificio fu oggetto d'un restauro, mentre nel 1860 venne realizzato il pavimento[1]; nel 2000 una scossa di terremoto danneggiò la chiesa, la quale dovette pertanto venir restaurata e poté essere riaperta al culto il 20 gennaio 2002[3].

Nel 2014 il pavimento subì un rifacimento e, con l'occasione, pure la facciata e le coperture furono oggetto di un rimaneggiamento[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il campanile

Facciata[modifica | modifica wikitesto]

La facciata della chiesa, sulla quale si trova un'iscrizione recitante "COMES POPULUSQUE CASURTII / ILLE SUMPTIBUS HIC DUCTIS A FUNDAMENTIS ERECTUM EXPLEBANT / ANNO MDCCXXXVI"[4], è spartita da una cornice marcapiano in due ordini, entrambi scanditi da paraste[1]; nel registro inferiore si apre il portale d'ingresso, mentre quello superiore, affiancato da due volute di raccordo, è caratterizzato da una finestra, a coronare il tutto è il timpano di forma curvilinea[1].

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno si compone d'una sola navata, suddivisa in quattro campate, le cui pareti sono scandite da lesene sopra le quali si diparte la volta a botte[1].

Opere di pregio qui conservate sono le due pale della Madonna del Rosario e dell'Intercessione di San Francesco, eseguite da Guglielmo Caccia verso il 1611[3], le due tele ritraenti l'Immacolata venerata dai Santi Giorgio e Vincenzo Ferreri e Cristo in croce tra la Vergine Addolorata e San Vincenzo, entrambe di fattura settecentesca[3], il quadro raffigurante la Vergine Maria incoronata col Bambino assieme ai Santi Lorenzo e Vincenzo Ferreri, risalente al 1619[3], la statua della Beata Vergine del Rosario, intagliata nel 1736 dalla bottega di Anton Maria Maragliano[3], la tela avente come soggetto la Gloria di San Domenico, realizzata da Giovanni Agostino Ratti nel 1735[3], la statua della Madonna trafitta da sette spade, la tela di Gesù con la croce e i Santi Carlo e Sebastiano, che risale al XVII secolo[3], la settecentesca Via Crucis e la statua ritraente Sant'Antonio da Padova col Bambino[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h Chiesa di San Vincenzo <Casorzo>, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 25 ottobre 2020.
  2. ^ a b c Casorzo, su archiviocasalis.it. URL consultato il 25 ottobre 2020.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p Chiesa parrocchiale, S. Vincenzo martire, su artestoria.net. URL consultato il 25 ottobre 2020.
  4. ^ a b Chiesa parrocchiale, su comune.casorzo.at.it. URL consultato il 25 ottobre 2020.

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