Cesare Correnti

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Cesare Correnti (Milano, 3 gennaio 1815Lesa, 4 ottobre 1888) è stato un patriota e politico italiano. Fu senatore del Regno d'Italia nella XVI legislatura.

Biografia

Studente all'Università di Pavia, fu ammesso nel 1833 nel Collegio Ghislieri, e proprio nel Collegio, grazie ad amicizie e letture "clandestine", coltivò le sue idee politiche e patriottiche[1], e fu collaboratore del periodico "Rivista europea".

Cesare Correnti diventò un oppositore del dominio austriaco e nel 1847 pubblicò anonimo l'Austria e la Lombardia, la quale era una requisitoria contro il governo asburgico. Fu uno degli agitatori delle Cinque giornate di Milano.

Fu presidente della Reale Società Geografica Italiana dal 1873 al 1879. Fu Ministro dell'Istruzione Pubblica del Regno d'Italia nei Governi Ricasoli II e Lanza, ma si dimise da quest'ultimo incarico perché accusato di anticlericalismo[2]. In seguito presentò un disegno di legge per favorire l'istruzione elementare obbligatoria.
Morì nella sua villa di Solcio di Lesa nel 1888.

Carlo Dossi conosceva personalmente sia Correnti, sia Carlo Cattaneo; stando alle sue Note Azzurre, i due si odiavano: Cattaneo, esasperato dalla sua vigliaccheria e dalla sua incoerenza, lo chiamava "quel cagon". Un altro pettegolezzo riferito dal Dossi è che dopo il '48 si rifugiò in Piemonte, dove chiese un sussidio come rifugiato politico, facendosi dare da tutti del pezzente.

Onorificenze

Onorificenze italiane

Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine Civile di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze straniere

Ufficiale dell'Ordine della Legion d'onore (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria

Opere

Note

  1. ^ Arianna Arisi Rota, Il Collegio Ghislieri della Restaurazione (1818-1848): fermenti di dissenso e tentativi di controllo governativo, «Annali di Storia delle Università italiane», vol. 7 (2003)
  2. ^ AA.VV, Storia d'Italia, Novara, DeAgostini, 1991, p. 170, ISBN 88-402-9440-6.

Bibliografia

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