Carlo Rosa (pittore)

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L'ispirazione della regola a San Gaetano da Thiene. Matera, Basilica Cattedrale.

Carlo Rosa (Giovinazzo, 7 luglio 1613Bitonto, 12 settembre 1678) è stato un pittore italiano.

Operò essenzialmente in Puglia (Bitonto, Andria, Bari, Conversano, Giovinazzo, Gravina, Lecce, Modugno, Monopoli) ma anche a Matera, Napoli e Roma.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Alfonso Rosa si trasferisce dall'Aquila a Bitonto intorno al 1580 dove sposa Livia di Silvio Tirone. Ha parecchi figli tra cui Massenzio che sposa a Giovinazzo la nobile Giustina De Angelis. Ha cinque figli tra cui Carlo. Carlo Rosa, figlio secondogenito di mastro Massenzio Rosa, pittore, e di Giustina de Angelis, viene battezzato il 7 luglio 1613 nella chiesa parrocchiale di San Felice di Giovinazzo.[1] Secondo il I Libro delle Cresime della cattedrale di Giovinazzo, Carlo Rosa riceve, insieme al fratello maggiore Onofrio, il 16 maggio 1617, la cresima dal vescovo di Giovinazzo monsignor Giulio Masi, padrino fu don Ottavio Framarino.[2] Il 17 giugno 1643 sposa a Bitonto, dove si trasferisce, Caterina Falco originaria di Campi in terra d'Otranto ed ebbe tre figli: Fabrizio, Gaetano e Agnese.

Il 30 ottobre 1644, il chierico Massenzio Rosa, padre di Carlo, muore nella sua casa e viene sepolto nella cattedrale di Giovinazzo.

Carlo Rosa, infine, muore in Bitonto, dove risiedeva, il 12 settembre 1678. Viene sepolto nella chiesa del Crocifisso da lui stesso progettata.[3]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Si forma alla scuola napoletana di Massimo Stanzione dal 1636 al 1641. Apre una bottega propria a Bitonto, la "scuola bitontina" e forma diversi artisti come Nicola Gliri, Nicola Algeri, Vitantonio De Filippis, Domenico Scura, Antonio Zanchi, Gaspar Hovich, Nicola Sforza, Francesco Naturale e Giovanni Calducci.

Tra i suoi lavori più importanti si ricordano la chiesa del Crocifisso di Bitonto, insieme alle tele e alle ricche decorazioni interne. Sempre nella sua Bitonto è venerata, nella chiesa di San Francesco di Paola, una tela (XVII secolo) raffigurante "le nozze mistiche di Santa Caterina d'Alessandria": al centro del dipinto campeggia la Vergine Maria con il Bambino sulle ginocchia, che infila un anello nuziale all'anulare della Santa Martire, testimone Sant'Anna, madre di Maria; sullo sfondo i segni del martirio, caratteristici della raffigurazione cateriniana: la ruota dentata e la spada.

Sono attribuiti al pennello di Carlo Rosa anche la decorazione dei soffitti della basilica di San Nicola di Bari e quelle della cattedrale di Lecce. Si ricorda anche il dipinto La Battaglia di Clavijo, presente nella cattedrale di Monopoli. Molte sue tele sono presenti in molte chiese pugliesi. L'intera abside della cattedrale di Giovinazzo, la tela del San Michele Arcangelo della chiesa della Santissima Maria di Costantinopoli, la tela del martirio di San Lorenzo nella omonima chiesa, il San Francesco Saverio e il San Gaetano da Thiene della Chiesa di Santissima Maria del Carmine, sempre a Giovinazzo. Inoltre numerose tele di Carlo Rosa sono presenti nella chiesa del Purgatorio a Modugno, nella chiesa del Carmine e di San Gaetano a Bitonto. Ad Andria presso la chiesa di Santa Maria Vetere[4] vi è una tela raffigurante San Francesco che riceve le Stimmate dal Bambino Gesù.

Per la Cattedrale di Matera, nel 1652, firma la tela dell'Ispirazione della regola a San Gaetano da Thiene.

A Campi Salentina, sull'altare maggiore della Chiesa di Sant'Oronzo, si conserva un suo dipinto, ritenuto miracoloso, che rappresenta Sant'Oronzo che protegge le città di Campi e di Lecce.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ cfr. protocollo del notaio Nicola de Angelis di Bitonto, anno 1643, vol. 3512, in Archivio di Stato di Bari.
  2. ^ cfr. fol. n. 121v, vol. I, anni 1557–1618, in Archivio Diocesano di Giovinazzo.
  3. ^ Milena Loiacono, ROSA, Carlo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 88, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2017. URL consultato il 14 marzo 2022.
  4. ^ Copia archiviata, su parrocchiasantamariavetere.it. URL consultato il 26 dicembre 2007 (archiviato dall'url originale il 3 agosto 2008).

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