Calcocite

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Calcocite
Classificazione Strunz2.BA.05
Formula chimicaCu2S[1][2][3]

[4]

Proprietà cristallografiche
Gruppo cristallinotrimetrico[2]
Sistema cristallinomonoclino[1][2][3] o rombico[3]
Classe di simmetriaprismatica[1][2]
Parametri di cellaa: 11,881, b: 27,323, c: 13,491[1]
Gruppo puntuale2/m[1][2]
Gruppo spazialeP 21/c[1][2]
Proprietà fisiche
Densità5,5-5,8[1][2][3] g/cm³
Durezza (Mohs)2½-3[1][2]
Sfaldaturaindistinta secondo {110}[1], imperfetta
Fratturaconcoide[1][2], irregolare
Coloregrigio blu[1][2], grigio[1][2], nero[1][2], grigio nero[1][4][5][6] con iridescenze[3][4][5] blu[4] o bluastre[3] superficiali[3][4], grigio acciaio[1][2], grigio-piombo, scurisce rapidamente virando al blu o al verde
Lucentezzametallica[1][2][3][4] su frattura fresca
Opacitàopaca[1][2]
Striscionero grigiastro[1], grigio nero acciaio[2], grigio scuro, con lucentezza metallica
Diffusioneraro[3]
Si invita a seguire lo schema di Modello di voce – Minerale

La calcocite (dal greco χαλκός = rame[2]) è un minerale, un solfuro di rame. Descritta per la prima volta da François Sulpice Beudant (Parigi 1787 - 1850), geologo e mineralogista francese, è sinonimo di calcosina.[3][7]

Abito cristallino[modifica | modifica wikitesto]

I cristalli spesso sono tabulari frequentemente geminati in varie forme.[3] o masse compatte granulari con abito pseudoesagonali[4] È dimorfo: monoclino o pseudo-ortorombico al di sotto dei 105 °C, diventa esagonale sopra i 105 °C (in quest'ultimo casi si parla di calcocite-alta)[2]. Al di sotto dei 105 °C la struttura è basata su di un impaccamento esagonale compatto di atomi di zolfo con gruppo spaziale monoclino. Sopra i 105 °C si trasforma in calcocite ad alta temperatura o gamma-calcosina con gruppo spaziale P63/mmc.

Origine e giacitura[modifica | modifica wikitesto]

La genesi è idrotermale[6]. Si trova in giacimenti filoniani[3][6] assieme ad altri solfuri di rame ove si forma per parziale ossidazione dei minerali di ferro e di rame[3] o in giacimenti cupriferi italiani[4] o associati a rocce eruttive. La sua giacitura primaria è come minerale supergenico nelle zone arricchite dei depositi di solfuri di origine idrotermale. In pratica in condizioni superficiali i solfuri primari di rame sono soggetti ad ossidazione; i solfati solubili che si formano si muovono verso il basso e reagiscono con i minerali primari per formare calcocite arricchendo il minerale in rame. È secondaria nei cappellacci di ferro. Ha paragenesi con rame, calcopirite, bornite, covellite.

Si trova a volte associato alla bayankhanite (nelle miniere di fluoro), tecnicamente un'unione di rame, cinabro e zolfo.

Forma in cui si presenta in natura[modifica | modifica wikitesto]

La calcocite si trova in piccole masse di colore nero, con riflessi azzurrastri e lucentezza metallica non eccessivamente viva, sotto questa forma si trova in molte località; i cristalli sono, invece, più rari o, addirittura, molto rari. L'abito è soventemente pseudoesagonale, la simmetria, invece, è rombica o monoclina.[3]

Caratteristiche fisico-chimiche[modifica | modifica wikitesto]

A volte settile (facilmente tagliabile in sottili lamine)[2]. Solubile in acido nitrico[3]; il minerale, alterandosi si trasforma in rame nativo, covellite, malachite e azzurrite[4], inoltre all'aria si altera facilmente in carbonati basici di rame, perché contiene questo elemento allo stato di ossidazione +1 e quindi in condizioni in cui esso è facilmente ossidabile; al cannello ferruminatorio schizza; fonde su carbone di legna in fiamma riducente e dà origine a gocce di rame, che, bagnate con un po' d'acqua, colorano la fiamma da verde ad azzurra.

Località di ritrovamento[modifica | modifica wikitesto]

Le località di ritrovamento sono, forse le miniere della Cornovaglia che, specialmente nel XIX secolo e nei primi anni del XX secolo hanno portato alla luce dei gruppi cristallizzati eccezionali, alcune miniere della Cornovaglia che hanno fornito dei campioni di calcocite sono: St. Just, Camborne, Redruth. Altri campioni interessanti di calcocite sono stati trovati a Bristol nel Connecticut (USA). In Italia, invece, dei minerali di calcocite sono stati trovati nelle miniere di Montecatini ed a Gambatesa in Liguria, in quest'ultimo caso è stato trovato insieme a minerali di manganese.[3] inoltre, assieme al granato, ad Ala di Stura, in provincia di Torino e a Saint-Vincent, in Val d'Aosta. Associata a calcopirite ed in forma compatta nella Serpentina a Rocca Bruna, nel comune di Traves, nelle Valli di Lanzo. In piccole quantità compatte nella miniera di Gambatesa, a Ne, in provincia di Genova; ed alla miniera Monte Nero, a Rocchetta di Vara, in provincia della Spezia.
Altre miniere sono:
Gezkazgan, nel Kazakistan; a Nižnij Tagil, nei Monti Urali, come minerale primario. A Butte e Bisbee, nel Colorado e negli scisti di Mansfeld, in Germania, come minerale secondario.

Utilizzi[modifica | modifica wikitesto]

Minerale primario per l'estrazione del rame[5][6].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y Scheda tecnica del minerale su webmineral.com
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s Scheda tecnica del minerale su mindat.org
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p Carlo Maria Gramaccioli, Calcosina, in Come collezionare i minerali dalla A alla Z volume I, Milano, Alberto Peruzzo Editore, 1988, p. 66.
  4. ^ a b c d e f g h i Definizione del minerale su treccani.it
  5. ^ a b c Definizione su dizionari.hoepli.it
  6. ^ a b c d Definizione su sapere.it
  7. ^ calcocite - Sapere.it

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Cornelis Klein, Mineralogia, Zanichelli, 2004.
  • Lucio Morbidelli, Le rocce e i loro costituenti, Ed. Bardi, 2005.
  • Minerali e rocce, Novara, De Agostini, 1962.
  • Alessandro Borelli e Nicola Cipriani, Guida al riconoscimento dei minerali, Mondadori, 1987.
  • I minerali d'Italia, Sagdos, 1978.
  • Fernando Corsini e Alessandro Turi, Minerali e rocce, Enciclopedie Pratiche Sansoni, 1965.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Mineralogia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di mineralogia