Boris Makaresko

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«Recessione è quando il tuo vicino perde il lavoro. Depressione è quando lo perdi tu. Panico quando lo perde anche tua moglie.»

Boris Makaresko (Belgrado, 20 dicembre 1946Milano, 15 marzo 2016) è stato un comico e cabarettista italiano di origini russe, romene e montenegrine[1][2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Makaresko è stato molto attivo nella scena milanese, specialmente intorno al gruppo di comici che si esibivano al locale Derby di Milano. Nel corso della sua vita, comunque, ha preso parte a numerosi altri eventi sia come ospite unico, sia in compresenza di altri comici.[3] Ha recitato anche in cortometraggi[4][5] e preso parte a spot per attività culturali.[6] Oltre alla recitazione, Makaresko collabora con le testate di enigmistica L'altra enigmistica, L'avvenire enigmistico, La grande enigmistica e Civiltà enigmistica.[7]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

L'esordio come attore di Makaresko avviene con Paolo Poli alla fine degli anni sessanta. Nel 1970, invece, lavora con la Compagnia del Teatro Uomo di Milano per poi approdare come cabarettista al famoso Derby Club, in cui si esibisce fino al suo anno di chiusura, il 1986. Nonostante lo scarso successo come attore cinematografico, riesce invece ad affermarsi come interprete per la televisione: dopo la partecipazione al programma Foto di gruppo condotto da Raffaele Pisu, entra nel primo cast del varietà Non Stop di Enzo Trapani, che lancerà anche artisti come Massimo Troisi, Enrico Beruschi, Jerry Calà e I Gatti di Vicolo Miracoli.[1]

Successivamente, in televisione partecipa al varietà icona degli anni ottanta Drive In, ideato da Antonio Ricci che lo ricorda amichevolmente negli aneddoti sull'inizio della carriera.[8] Negli stessi anni si afferma come cabarettista presso numerosi canali televisivi locali (come TeleAltomilanese dove incontra il comico Ninni Di Lauro, Antenna 3 Lombardia, Odeon TV) e nei locali (come Ca' Bianca e Zelig a Milano, Hiroshima Mon Amour a Torino).[1]

Makaresko, inoltre, è stato fra gli autori di Premiatissima e Risatissima, oltre a scrivere testi per attori come Massimo Boldi, Mario Zucca, Gigi e Andrea. È conosciuto come autore anche di libri, tra cui Quiz del Quaz, Sgarbi all'arte, Il manuale del battutista e Dizionario Alternativo.[1]

Dopo la morte[modifica | modifica wikitesto]

Makaresko è riconosciuto dalla critica e dal pubblico come uno dei migliori e più fervidi comici della scena milanese.[3] Il giornalista e conduttore televisivo Gianfranco Funari, che lo aveva conosciuto al Derby di Milano nel 1969, lo ricorda così:

«È stato il miglior comico del Derby, che poi abbia avuto minor fortuna rispetto ad altri questo è un altro discorso.»

Il collega autore e comico Alberto Patrucco, invece, saputa la notizia della sua morte ha commentato:

«L’ho conosciuto alla fine degli anni Settanta quando questo mestiere lo facevamo davvero in pochi. Lui era già un decano di questo mondo, io un giovane. Era una persona molto riservata e di poche parole, ma aveva un umorismo davvero intelligente e garbato. Siamo diventati amici nel tempo e la sua perdita mi ha molto rattristato.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d È MORTO IL MITICO BORIS MAKARESKO, su Sagoma Comedy, 15 marzo 2016. URL consultato il 20 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 20 aprile 2019).
  2. ^ Frasi di Boris Makaresko: le migliori solo su Frasi Celebri .it, su frasicelebri.it. URL consultato il 20 aprile 2019.
  3. ^ a b E ci je! con Nunzio Notaristefano, Boris Makaresko, Leo Mix, Silvio Basso, Giuseppe D’Amati e Nicla Pastore [collegamento interrotto], su vivimassafra.it.
  4. ^ rometta982, L'intruso - a short film by Nicola Martini - Part 1, 30 ottobre 2008. URL consultato il 20 aprile 2019.
  5. ^ rometta982, L'intruso - a short film by Nicola Martini - Part 2, 30 ottobre 2008. URL consultato il 20 aprile 2019.
  6. ^ 1valdi, 2° FESTIVALdiVALDI - SPOT MAKARESKO e NOTARISTEFANO, 15 aprile 2008. URL consultato il 20 aprile 2019.
  7. ^ Massimo Emanuelli, Boris Makaresko., su MASSIMO EMANUELLI, 27 luglio 2017. URL consultato il 20 aprile 2019.
  8. ^ Antonio Ricci, su Repubblica.it, 12 novembre 2018. URL consultato il 20 aprile 2019.

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