Black Korea

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Black Korea
ArtistaIce Cube
Autore/iIce Cube
Sir Jinx
GenereHardcore hip hop
Gangsta rap
Political hip hop
Edito daLench Mob
Priority
Pubblicazione originale
IncisioneDeath Certificate
Data1991
Durata0:46
NoteProdotta da Sir Jinx e Ice Cube

Black Korea è un brano musicale del rapper statunitense Ice Cube, facente parte del suo album in studio Death Certificate, pubblicato nel 1991.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Edifici bruciati in seguito agli incendi dolosi avvenuti nel corso della rivolta di Los Angeles a Koreatown nel 1992

La traccia include campionamenti tratti da Also Sprach Zarathustra dei The Cecil Holmes Soulful Sounds e estratti dal film Fa' la cosa giusta di Spike Lee. Il brano generò forti polemiche e accuse di incitamento alla violenza razziale. Nella canzone Ice Cube denuncia l'apparente atteggiamento sospettoso degli asiatici nei confronti degli afroamericani[1] e auspica disordini e incendi dolosi come risposta alla preponderanza dei negozi di alimentari di proprietà di coreani nei ghetti neri degli Stati Uniti:

(EN)

«Look, you little Chinese motherfucker
I ain't tryin' to steal none of yo' shit, leave me alone!»

(IT)

«Guarda, piccolo figlio di puttana cinese
Non sto cercando di rubare la tua merda, lasciami in pace!»

(EN)

«So pay respect to the black fist
Or we'll burn your store right down to a crisp»

(IT)

«Quindi porta rispetto al pugno nero
O bruceremo il tuo negozio fino a renderlo croccante»

Il brano venne recepito come una risposta all'omicidio di Latasha Harlins, una quindicenne afroamericana uccisa a colpi di arma da fuoco da un negoziante coreano, il 16 marzo 1991, in un alterco per una bottiglia di succo d'arancia.[2] Poiché la pubblicazione della traccia precedette i disordini di Los Angeles del 1992, durante i quali molti dei negozi presi di mira, saccheggiati e incendiati, erano proprietà di cittadini americani di etnia coreana, Ice Cube fu accusato di avere contribuito all'incitamento dell'odio razziale degli afroamericani nei confronti degli asiatici.[3]

Controversie[modifica | modifica wikitesto]

A causa della canzone, alcune associazioni, come la Southern Christian Leadership Conference e la National Korean American Grocers Association, accusarono Ice Cube di razzismo e proposero il boicottaggio del brano.[1][4] La casa discografica di Ice Cube per il mercato britannico, la Island Records, tolse Black Korea e un'altra canzone controversa, No Vaseline, dall'album Death Certificate.[5] In risposta alle polemiche, Ice Cube dichiarò: «Black Korea è la mia osservazione sulla situazione di come alcune aziende coreane trattano i clienti neri [...] Posso capire che alcune persone ascoltino i miei dischi al livello sbagliato. Voglio dire, il rap è più una cosa sul vantarsi della violenza. Non fai dischi rap che dicono, 'Yo, sono pazzo, quindi ti metterò addosso pressione finanziaria».[6] Egli concluse specificando che la sua intenzione era stata quella di suscitare una risposta dalla comunità nera, non di terrorizzare tutti i negozianti coreani.[7] Tuttavia, i detrattori sottolinearono quanto invece una canzone come Black Korea provocasse un effetto contrario, creando un'atmosfera di terrore e sfiducia reciproci tra comunità afroamericana e asiatica. Un recensore del The Village Voice definì Ice Cube "uno stronzo razzista, puro e semplice" (citando Fight the Power dei Public Enemy dove l'insulto era rivolto a Elvis Presley), e "sicuramente anche un bigotto", mentre sulla rivista Billboard apparve un editoriale che condannava il rapper per il suo diffondere il "peggior tipo di razzismo e incitamento all'odio".[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Ice Cube reflects on the 25 years since the release of ‘Death Certificate’, su latimes.com, www.latimes.com. URL consultato l'8 marzo 2021.
  2. ^ Dean Van Nguyen, True to the Game: Ice Cube's 'Death Certificate', in PopMatters, 18 ottobre 2011.
  3. ^ Jon Pareles, POP VIEW; Rap After the Riot: Smoldering Rage And No Apologies, in The New York Times, 13 dicembre 1992.
  4. ^ Peter Orr, Why You Love to Hate Ice Cube, Reflex, vol. 23, 1992, p. 45
  5. ^ Rock & Rap Archives: Number 94/January 1992, su rockrap.com, www.rockrap.com. URL consultato l'8 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 1º aprile 2011).
  6. ^ Anthony Choe, Ice Cube’s "Black Korea": Racially-Charged Rap, su hcs.harvard.edu. URL consultato l'8 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2021).
  7. ^ Peter Orr, Why You Love to Hate Ice Cube, Reflex, vol. 23, 1992, p. 41
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