Athos Fraternale

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Athos Fraternale
NascitaAncona, 15 agosto 1909
MorteRoma, 31 luglio 1963
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Bandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Marina
Marina Militare
Anni di servizio1930-1963
GradoContrammiraglio
GuerreGuerra di Spagna
Seconda guerra mondiale
Comandante disommergibili Morosini
Reginaldo Giuliani
S.1
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Navale di Livorno
dati tratti da Uomini della Marina, 1861-1946[1]
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Athos Fraternale (Ancona, 15 agosto 1909Roma, 31 luglio 1963) è stato un ammiraglio e militare italiano, asso[2] dei sommergibilisti durante il corso della seconda guerra mondiale, dove affondò 35.606 tsl di naviglio nemico, fu decorato di due Medaglie d’argento, tre di bronzo, due Croci di guerra al valor militare, due Croci al merito di guerra, della Croce di Ferro di II classe tedesca e fu citato due volte nel Bollettino di guerra del Comando Supremo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque ad Ancona il 15 agosto 1909,[1] figlio di Amilcare, Ispettore Generale nelle Regie Ferrovie dello Stato, e di Vittoria Vanni. Rimasto orfano di madre in giovane età, dopo aver conseguito il diploma liceale entrò nella Regia Accademia Navale di Livorno il 10 ottobre 1925.[1] Mentre frequentava l’Accademia si imbarcò per le crociere estive sulle navi scuola Francesco Ferruccio, Amerigo Vespucci, Pisa, Cristoforo Colombo. Nominato guardiamarina il 1 luglio 1930[1] si imbarcò in successione sull’incrociatore pesante Trento, sulla nave da battaglia Giulio Cesare, sul cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi, e a partire dal 1933[1] sui sommergibili Tricheco, Rubino, Naiade, Filippo Corridoni.

La nave da battaglia Giulio Cesare in una foto risalente al 1938.

Dopo aver partecipato alla operazioni navali connesse alla Guerra di Spagna (1936-1938),[1] ricoprì l’incarico di Aiutante di bandiera del comandante marittimo della Sardegna, e il 7 luglio 1939 si imbarcò come secondo ufficiale sul sommergibile Cappellini, al comando di Salvatore Todaro.[1]

L’entrata in guerra dell’Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, lo colse con il grado di tenente di vascello imbarcato sul Cappellini, con cui partecipò all’affondamento dei piroscafi Kabalo (belga) e Shakespeare (britannico).

Sbarcato dal Cappellini il comando di BETASOM[2] gli affidò il comando, in successione dei sommergibili Francesco Morosini, Reginaldo Giuliani.[1] Con il grado di capitano di corvetta assunse il comando del sommergibile S.1 a Danzica[2] il 26 giugno 1943, e li si trovava quando fu firmato l’armistizio dell’8 settembre 1943.[2] A quella data risultava decorato con due Medaglie d’argento e tre di bronzo al valor militare, e aveva affondato 35.606 tsl di naviglio nemico.[1] Catturato dai tedeschi[2] per essersi rifiutato di aderire alla Repubblica Sociale Italiana fu trasferito in un campo di concentramento in Polonia, ammalandosi gravemente di nefrite per le privazioni patite in prigionia.[1] Dopo il termine del conflitto rientrò a piedi a Firenze, dove viveva la famiglia, ritornando in servizio attivo nella Marina Militare Italiana il 16 gennaio 1946, promosso capitano di fregata, dopo una lunga convalescenza.[1]

L'incrociatore leggero Duca degli Abruzzi fotografato a Trieste nel 1959.

Ricoprì incarichi di prestigio, fu distaccato presso la Casa Militare del Capo Provvisorio dello Stato e poi del Presidente della Repubblica fino al 1948, vicecomandante dell’incrociatore leggero Duca degli Abruzzi, dopo un periodo al Ministero della difesa assunse l’incarico di comandante della cannoniera Alano, e poi della squadriglia cannoniere.[1] Capitano di vascello nel 1952,[1] fu Capo di stato maggiore del Dipartimento marittimo autonomo della Sicilia, comandante del Comando sommergibili di Taranto, nel 1959 assunse il comando dei Gruppi dragaggio, e nel 1960 passò in servizio presso il Comando navale NATO del Mediterraneo centrale.[1] Trasferito al Comando generale della Guardia di Finanza fu promosso contrammiraglio nel 1962 divenendo nel contempo Presidente della Commissione internazionale dei mezzi portuali di emergenza.[1]

In aspettativa nel 1963, in quanto minato nel fisico a causa della malattia contratta in prigionia, si spense a Roma il 31 luglio dello stesso anno.[1]

Per onorarne la memoria il 2 dicembre 2005 la Marina Militare gli ha intitolato la base navale di Ancona.[1]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Il 15 settembre 1934 si sposò con Niccolina Rosati che gli diede due figli, Roberto e Marcello.[N 1]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze italiane[modifica | modifica wikitesto]

Bandiera della Marina Militare a poppa della nave scuola Amerigo Vespucci ormaggiata nel porto di Amburgo nell'agosto 2013.
Regia Nave scuola Cristoforo Colombo. Archivio privato della famiglia Burzagli.
Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d’argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di sommergibile, in una lunga missione oceanica di guerra, attaccava con indomito aggressivo e sereno ardimento un convoglio nemico fortemente scortato riuscendo ad affrontare un piroscafo e un incrociatore ausiliario di grosso tonnellaggio. Fatto segno a violenta reazione di fuoco da parte delle unità di scorta, si disimpegnava con manovra pronta e decisa riuscendo ad eludere la caccia avversaria, Oceano Atlantico, maggio-giugno 1941.»
Medaglia d’argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di sommergibile oceanico, effettuava con sereno ardimento ed elevato spirito aggressivo una lunga missione di mercantili nemiche per complessive 22.600 tonnellate di stazza. Confermava durante l’audace crociera preclari doti di coraggio e di perizia e superbe virtù militari, Oceano Atlantico, 11 febbraio-4 aprile 1942.»
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale in 2ª di sommergibile e successivamente comandante di sommergibile, partecipa a numerose missioni di guerra in acque contrastate dal nemico. Animato da elevato sentimento del dovere, ha dimostrato in ogni circostanza sereno coraggio e spirito combattivo, Mediterraneo e Atlantico, 10 giugno 1940-9 giugno 1941.»
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale di sommergibile oceanico che in una lunga missione di guerra in Atlantico affondava 12.500 tonnellate di naviglio armato nemico, coadiuvava con perizia e sereno ardimento il comandante, contribuendo efficacemente al successo della missione, Oceano Atlantico, dicembre 1940-gennaio 1941.»
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di sommergibile effettuava numerose missioni in acque contrastate dal nemico. Animato da elevato sentimento del dovere, ha dimostrato in ogni circostanza sereno coraggio e spirito combattivo, Mediterraneo, 10 giugno 1941-11 luglio 1942.»
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale in 2ª di sommergibile di sommergibile di grande crociera, durante una lunga missione coadiuvava con slancio il proprio comandante. nell’azione che portava all’affondamento di un piroscafo nemico armato, era valido aiuto dimostrando doti di serenità e coraggio. Oceano Atlantico, ottobre 1940.»
— Determinazione del 14 dicembre 1940
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Mediterraneo, 21 giugno 1942-22 gennaio 1943.»
— Determinazione del 7 maggio 1945
Croce al merito di guerra (2° conferimento) - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze estere[modifica | modifica wikitesto]

Croce di Ferro di II classe (Germania) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La loro unione finì molto presto a seguito di dissidi insanabili, e Fraternale si dedicò anima e corpo alla carriera militare.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q Alberini, Prosperini 2015, p. 239.
  2. ^ a b c d e Rossetto 1994, p. 31.
  3. ^ Cavaliere dell'Ordine militare d'Italia di Athos Fraternale, su quirinale.it. URL consultato l'11 maggio 2017.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paolo Alberini e Franco Prosperini, Uomini della Marina, 1861-1946, Roma, Ufficio Storio dello Stato Maggiore della Marina Militare, 2015, ISBN 978-8-89848-595-6.
  • Erminio Bagnasco, In Guerra sul Mare. Navi e marinai italiani nel secondo conflitto mondiale, Parma, Ermanno Albertelli Editore, 2005, ISBN 88-87372-50-0.
  • (EN) Maurizio Brescia, Mussolini's Navy. A Reference Guide of Regia Marina 1930-1945, Barnsley, Seaforth Publishing, 2012.
  • Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2002, ISBN 978-88-04-50150-3.
  • Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2002, ISBN 978-8-80450-537-2.

Periodici[modifica | modifica wikitesto]

  • Mario Rossetto, Gli u-boote italiani della classe “S”, in Storia Militare, n. 11, Roma, Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, agosto 1994, p. 25-32.