Artemisia vallesiaca

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Assenzio pontico alpino
Artemisia vallesiaca
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi II
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Asteroideae
Tribù Anthemideae
Sottotribù Artemisiinae
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Asteroideae
Tribù Anthemideae
Sottotribù Artemisiinae
Genere Artemisia
Specie A. vallesiaca
Nomenclatura binomiale
Artemisia vallesiaca
All.
Nomi comuni

Assenzio pontico alpino,
Assenzio pontico,
Piccolo assenzio svizzero
Assenzio svizzero
Artemisia del Vallese

L'Assenzio pontico alpino (Artemisia vallesiaca All.) è una pianta perenne della famiglia delle Asteraceae.

Il nome comune può trarre in inganno: infatti, il nome comune dell'Assenzio pontico alpino non corrisponde al nome scientifico di un'altra specie di artemisia: l'Artemisia pontica (L.)[1].

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Presente in Valle d'Aosta e Piemonte e nell'alta valle del Rodano.

È un'essenza coltivata; più raramente cresce spontanea nelle zone alpine, rifugge dai terreni troppo argillosi o umidi, i migliori risultati di coltivazione si hanno in terreni soleggiati e freschi.

Morfologia[modifica | modifica wikitesto]

La pianta è alta circa 30–50 cm, ha fusto ramificato fin dalla base, è ricoperta di peli fittissimi che le danno un colore bianco sfumato d'azzurro.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie dei rami sterili hanno un picciolo di 2–5 mm (che può essere di dimensioni maggiori nelle piante coltivate), sono larghe 5 mm, fitte e dritte verso l'alto. Le foglie inferiori dei fusti fioriferi hanno un picciolo di 5–10 mm e la lamina più breve, con lacinie più fitte di quelle della rosetta, le superiori sono sessili e pennatopartite, quelle dell'infiorescenza sono intere e lunghe 5 mm.

Fiori[modifica | modifica wikitesto]

I capolini sono riuniti in una pannocchia allungata che nelle piante spontanee ha dimensioni di 20 cm per 3–4 cm con pochi racemi, mentre nelle piante coltivate è più lunga e larga 30–40 cm per 10-20 e piuttosto rada. I peduncoli dei capolini sono brevissimi e l'involucro è ellittico lungo 2 mm largo 1 mm, con brattee esterne pelose e le interne a margine scariosi gialliccio.

Specie simili[modifica | modifica wikitesto]

Può essere confusa con:

  • Artemisia pontica di colore grigio, le foglie hanno lacinie più grandi e meno fitte, i capolini sono sferici o emisferici e sono più grandi.
  • Filago arvensis pur essendo di colore bianco ha peluria più lunga e lanosa, le foglie intere larghe 2–4 mm e i capolini in parte solitari in parte raggruppati in glomeruli bianchi, di 4–5 mm avvolti da una lana bianca. I fiori sono muniti di pappo.

Usi[modifica | modifica wikitesto]

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Nella medicina popolare di questa essenza venivano impiegati i rami raccolti in fioritura interi o trinciati, per le sue proprietà emmenagoghe. Vengono inoltre utilizzate le parti aeree della pianta che viene coltivata soprattutto per essere usata in liquoreria.

Coltivazione[modifica | modifica wikitesto]

Coltura biennale, la propagazione viene fatta principalmente per seme, che si può coltivare in file semplici con sesto 50x20 cm o file binate 35-40x70-80 cm, si utilizza l'erba raccolta alla fioritura.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Maria Luisa Sotti, Maria Teresa della Beffa, Le piante aromatiche. Tutte le specie più diffuse in Italia, Milano, Editoriale Giorgio Mondadori, 1989, ISBN 88-374-1057-3.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Lodi, Piante Officinali Italiane, Bologna, Edizioni Agricole Bologna, 1957, p. 791.
  • Giovanni Negri, Erbario Figurato, Milano, Ulrico Hoepli Editore Milano, 1979, p. 459, ISBN 88-203-0279-9.
  • Maria Luisa Sotti, Maria Teresa della Beffa, Le piante aromatiche. Tutte le specie più diffuse in Italia, Milano, Editoriale Giorgio Mondadori, 1989, ISBN 88-374-1057-3.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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