Antonio da Sangallo il Giovane

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Santa Maria di Loreto

Antonio da Sangallo il Giovane (vero nome Antonio Cordini) (Firenze, 12 aprile 1484 - Terni, 3 agosto 1546) fu un architetto attivo durante il Rinascimento. Il nonno Francesco Giamberti lavorava il legno ed i suoi zii Giuliano da Sangallo ed Antonio da Sangallo il vecchio erano celebri architetti del tempo. Suo cugino era lo scultore Francesco da Sangallo.

Biografia

Nel 1503, molto giovane, si recò a Roma con lo zio Giuliano e divenne un allievo di Bramante, del cui stile fu in seguito uno stretto seguace. Visse e lavorò a Roma durante la maggior parte della vita e lavorò spesso al servizio di diversi papi. La sua opera rimasta invariata più perfetta è la chiesa, in mattone e travertino, di Santa Maria di Loreto, vicino alla Colonna Traiana, una costruzione notevole per la grande bellezza delle proporzioni ed il nobile effetto prodotto con molta semplicità. L'ordine inferiore è a pianta quadrata, il superiore è ottagonale; ed il tutto è sormontato da una fine cupola e da un'alta lanterna. La lanterna è, tuttavia, un'aggiunta successiva. L'interno è molto solenne, considerando anche le dimensioni non grandi.

Antonio inoltre completò la chiesa di San Giovanni dei Fiorentini alta e ben progettata, che era stata iniziata da Jacopo Sansovino. L'estremità orientale di questa chiesa si innalza molto maestosamente dalla riva del Tevere, vicino a Ponte Sant'Angelo; l'estremità occidentale è stata alterata con l'aggiunta di una facciata successiva, ma l'interno è un esempio nobile di uno stile in qualche modo semplice. La costruzione di questa chiesa rivelava grande abilità, in quanto l'edificio poggia in parte sulla solida terra della riva ed in parte sulla sabbia più instabile delle rive del fiume.

Antonio inoltre edificò la Cappella Paolina, la Sala Regia dei Palazzi Vaticani ed altre costruzioni in Vaticano.

Il Bastione del Sangallo a Porta Ardeatina

Nominato da Papa Paolo III architetto di tutte le fabbriche pontificie nel 1536, ampliò e riorganizzò le fortificazioni della Città Leonina e provvide alla modernizzazione delle Mura Aureliane; è ancora visibile, sopra Porta Cavalleggeri, un "Bastione Sangallo", mentre un altro esempio di questa architettura militare - più fruibile perché meno assediato dal traffico e isolato da altre costruzioni - è il recentemente restaurato Bastione Ardeatino, detto anch'esso "Bastione Sangallo". In questi bastioni, e più ancora nei loro disegni preparatori, Antonio elabora una delle tante innovazioni che si devono al lui, una variante al disegno tradizionale del bastione, tracciando fianchi perpendicolari alle linee di tiro.

Il suo lavoro più elaborato è la parte inferiore del cortile di Palazzo Farnese, in seguito completato da Michelangelo, un esempio molto ricco e ben proporzionato del disegno preferito allora, una serie di archi fra le colonne collegate dalla trabeazione che sorreggono, una disposizione ripresa dall'esterno del Colosseo. La facciata è priva di colonne, le parete lisce tranne le cornici che separano i piani, le bugne angolari assumono il ruolo di una decisa definizione del volume, ribadita dall'aggetto del marcapiano. È un opera nello stesso tempo sobria, elegante e serena. Esiste ancora, inoltre il palazzo in via Giulia che costruì per sé stesso, oggi noto come Palazzo Sacchetti, molto alterato, tuttavia, in epoche successive.

Dopo il sacco di Roma, Antonio lavorerà prevalentemente fuori città, soprattutto come architetto militare, sue ad esempio sono infatti le fortificazioni di Ancona. Antonio inoltre costruì il pozzo di San Patrizio a Orvieto, molto profondo ed ingegnosamente scavato nella roccia, con una doppia scala a spirale, come il Pozzo del Saladino nella cittadella del Cairo.

Morì a Terni mentre dirigeva i lavori di ristrutturazione del taglio del lago del Velino con la cascata delle Marmore nel 1546

Opere principali

Il Sangallo e la famiglia Farnese

Il cardinale Alessandro Farnese, futuro papa Paolo III, gli commissionò i lavori a Palazzo Farnese, che portò avanti dal 1517 al 1541, il Palazzo di Gradoli (1520?), che avrebbe dovuto essere il nido d'amore del figlio Pier Luigi e della nuora Gerolama Orsini, la ristrutturazione della Rocca di Montefiascone (1519), la costruzione della fortezza di Caprarola (1521-1525), la realizzazione di due tempietti sull'Isola Bisentina, i lavori per la fortezza di Nepi, dal 1540 e tutti i lavori per la città di Castro. Questi ultimi presero avvio nel 1537 e proseguirono per il resto della sua vita. Furono suoi collaboratori nella realizzazione delle opere della capitale del ducato il fratello (Francesco) Battista detto Gobbo ed il cugino Bastiano detto Aristotele.Il Sangallo progettò per Castro la piazza maggiore ammattonata, il Palazzo Ducale, il Palazzo di Giacomo Caronio, il cosiddetto Palazzo A, la Zecca, il Palazzo di Antonio Scaramuccia e l'Osteria a tredici arcate, la Chiesa ed il Convento di San Francesco e varie case private, destinate a personaggi legati alla corte papale, desiderosi o obbligati a costruire casa a Castro per compiacere Paolo III o il Duca suo figlio. Antonio da Sangallo il Giovane servì casa Farnese per quasi trent'anni, dal 1517 fino alla morte.

Bibliografia

  • Encyclopædia Britannica (1911)
  • Biblioteca e Società, edita dal Consorzio per la gestione delle Biblioteche di Viterbo, Inserto allegato al N. 4, Dicembre 1998, Anno XVII

Collegamenti esterni