Achille Bizzoni

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Achille Bizzoni (Pavia, 5 maggio 1841Milano, 21 settembre 1903) è stato un giornalista, scrittore e patriota italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Felice Cavallotti all'epoca della direzione del Gazzettino rosa
Il generale Mario Lamberti, espulse Bizzoni dall'Eritrea

Studiò Giurisprudenza nell'Università degli Studi di Pavia ma non completò gli studi: nel 1859 si arruolò nell'esercito del Regno di Sardegna e due anni più tardi partecipò all'assedio di Gaeta (episodio finale dei combattimenti tra le forze borboniche e le truppe piemontesi che seguirono l'impresa dei Mille), ottenendo una medaglia al valore.[1] Prese parte anche alla terza guerra d'indipendenza ove, nel corso dell'offensiva di Garibaldi nel Trentino, fu aiutante di campo di Enrico Cairoli.[1]

La sua attività giornalistica iniziò nel 1867 quando assunse la direzione del periodico milanese Il Gazzettino, ribattezzato da Bizzoni Il Gazzettino rosa. La sua direzione fu presto interrotta: sostituito da Felice Cavallotti, partecipò come volontario, nello stesso anno, a un nuovo tentativo di Garibaldi di liberare Roma, tentativo conclusosi il 3 novembre con la sconfitta di Mentana.[1] Bizzoni, per sottrarsi a un mandato di cattura, dovette fuggire a Lugano. Ripresa la direzione del periodico nel 1868, vi scrisse diversi articoli di polemica anticlericale prima in forma anonima e poi utilizzando lo pseudonimo di Fortunio.[1] Nel 1871, ancora con Garibaldi, partecipò alla guerra franco-prussiana in difesa della Francia repubblicana.[2] Questa sua esperienza sarà poi ricordata in un libro di memorie edito nel 1874.

Dopo la chiusura nel 1873 del Gazzettino rosa, si trasferì a Genova ove l'anno successivo divenne direttore del Popolo, quotidiano di sinistra polemico contro il repubblicanesimo radicale, orientamento politico assai diffuso nel capoluogo ligure.[1] Nell'estate del 1875 prese parte all'insurrezione della Bosnia contro l'Impero ottomano. Tornato al lavoro giornalistico, la pubblicazione di accuse non provate contro un gruppo di repubblicani provocarono nel 1878 il suo allontanamento dalla direzione del giornale genovese.[1]

Successivamente, fino alla fine del 1879 quando cessarono le pubblicazioni, assunse la direzione del periodico d'ispirazione democratica sociale Bandiera. Passò poi alla Provincia pavese, e nel 1884 fondò un periodico milanese di genere letterario Commedia che, dopo il trasferimento della redazione a Roma nel 1888, chiuse definitivamente l'anno successivo.[1]

Chiamato nel 1890 da Edoardo Sonzogno, divenne inviato speciale del milanese Il Secolo,[1][3] allora il più diffuso quotidiano nazionale.[4] Nel 1894, a seguito dell'inchiesta sullo scandalo della Banca Romana, vennero alla luce i suoi rapporti con il presidente della banca Bernardo Tanlongo. L'editore Sonzogno ritenne allora opportuno sostituirlo e inviarlo in Africa per seguire le imprese coloniali.[1]

Nel gennaio 1896[1], il maggior generale Mario Lamberti[5], che sarà poco dopo vicegovernatore dell'Eritrea dall'aprile all'agosto 1896,[6] lo costrinse a tornare in Italia con un decreto formale di espulsione, perché aveva assunto un atteggiamento critico nei confronti della guerra di Abissinia e si opponeva alle scelte del governo della colonia.

Tornato in Italia, continuò ancora l'opposizione alla politica del governo. Nel 1898 Bizzoni fu uno dei padrini del suo amico Cavallotti nel duello che in un giardino privato di Roma[7], il 6 marzo, costò la vita al deputato radicale. L'episodio contribuì a quell'inasprimento degli animi che condusse, nel maggio successivo, ai tragici fatti milanesi e alla feroce repressione di Bava Beccaris[8].

Giornalista tra i più rilevanti del suo tempo pur di non pari autorevolezza, membro della Massoneria,[9] trascorse i suoi ultimi anni di vita dimenticato e in difficoltà economiche.[1] Morì a Milano nel 1903 a sessantadue anni d'età.

Sono dedicate al suo nome una via di Roma[10] (quartiere Collatino) e una di Milano[11] (quartiere Maggiolina).

Produzione letteraria[modifica | modifica wikitesto]

Bizzoni, oltre all'attività di giornalista e alle numerose partecipazioni a fatti d'arme, scrisse libri di memorie, d'impegno politico e romanzi ove si manifestano ancora quei motivi polemici tipici del suo impegno giornalistico.[1] Tra i primi si può citare Impressioni di un volontario all'esercito dei Vosgi del 1874, ricordi della sua esperienza, già citata, di volontario nella guerra franco-prussiana. Nel romanzo L'onorevole, 1895, esprime una critica serrata ai modi e riti del parlamentarismo che si erano andati consolidando nel giovane Regno d'Italia. Garibaldi nella sua epopea, lasciato inedito, fu poi pubblicato da Sonzogno nel 1905 e ristampato più volte sino al 1941. Tradusse, inoltre, la celebre Storia della rivoluzione francese dello storico d'oltralpe Jules Michelet, pubblicata da Sonzogno nel 1898.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Impressioni di un volontario all'esercito dei Vosgi, Milano, Sonzogno, 1871.
  • L'autopsia di un amore. Studio dal vero, Lodi, Società cooperativa-tipografica, 1872.
  • Antonio. Racconto d'amore, Milano, Sonzogno, 1874.
  • Milano e i suoi tre santi. Considerazioni, Milano, [s.n.], 1874.
  • Re Quan Quan e la sua corte. Millesimaterza notte tradotta dall'arabo, Milano, Tipografia Gattinoni, 1874.
  • I salvatori e la stampa. Parole di Achille Bizzoni, Genova, Tipografia economica, 1876.
  • Rapallo e i suoi dintorni, Genova, Stab. tipografico del movimento, 1880.
  • Sestri Ponente e suoi dintorni, Ricordo del Grand'Hotel Sestri, Genova, Stab. tipografico del movimento, 1881.
  • Garibaldi narrato al popolo, Milano, Tipografia Sociale E. Reggiani e C., 1883.
  • Les femmes qui aiment, Paris, E. Lalouette, 1883.
  • Un matrimonio dietro le scene della commedia sociale, Milano, Sonzogno, 1886.
  • L'onorevole, Milano, Sonzogno, 1895.
  • L'Eritrea nel passato e nel presente. Ricerche, impressioni, delusioni di un giornalista, Milano, Sonzogno, 1897.
  • Felice Cavallotti nella vita e nelle opere, Milano, Societa editrice lombarda, 1898.
  • Il dramma Alfredo Dreyfus narrato da Fortunio, Milano, Sonzogno, 1899.
  • All'Asmara, Milano, Sonzogno, 1900.
  • Da Napoli a Saberguma, Milano, Sonzogno, 1900.
  • Fata Morgana. Fantasticheria, Milano, Sonzogno, 1900.
  • Garibaldi nella sua epopea, 3 voll., Milano, Sonzogno, 1905.

Traduzioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Jules Michelet, Storia della rivoluzione francese, Milano, Sonzogno, 1898.

Testi digitalizzati consultabili in rete[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l Fonte: Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti e link in Bibliografia.
  2. ^ Dopo la sconfitta di Napoleone III a Sedan (1º settembre 1870) e la caduta del Secondo Impero, nacque la Terza Repubblica francese che rimarrà in vita sino all'invasione tedesca del 1940 (seconda guerra mondiale).
  3. ^ Era stato Il Secolo, giornale di orientamento democratico-radicale, a portare in Italia la figura del cronista che telegrafava in esclusiva le notizie al proprio giornale.
  4. ^ La tiratura di 115 000 copie era in assoluto la più alta. Dopo una combattuta gara, solo nel 1906 fu superata dal Corriere della Sera, che raccoglieva i suoi lettori soprattutto nei ceti borghesi.
  5. ^ Il generale Lamberti godeva della piena fiducia del governo al punto da essere incaricato di intercettare tutti i dispacci telegrafici e tenere all'oscuro il generale Oreste Baratieri della sua sostituzione.
  6. ^ Sito del Senato della Repubblica, Senatori dell'Italia liberale, fascicolo personale di Lamberti.
  7. ^ Il giardino della villa della contessa Cellere, nei pressi di Porta Maggiore.
  8. ^ Cristiano Armati e Yari Selvetella, Roma criminale, Newton Compton editore, 2006, p. 17: «I suoi funerali [di Cavallotti] si trasformarono in un'occasione di protesta per il caro-pane e diedero il via a sommosse che si dispiegarono pienamente, in tutta Italia, nei due mesi successivi - finché il generale Bava Beccaris non la represse a colpi di cannone.»
  9. ^ Massoni pavesi su http://www.akhenaton.org, Sito ufficiale della loggia Akhenaton.
  10. ^ Delibera 24 gennaio 1967. SITO Sistema informativo toponomastica di Roma Capitale., su comune.roma.it. URL consultato il 21 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 22 agosto 2016).
  11. ^ Vittore e Claudio Buzzi, Le vie di Milano. Dizionario della toponomastica milanese, Milano, Hoepli, 2005, p. 48.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Raffaele Colapietra, «BIZZONI, Achille» in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 10, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1968.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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