Accademia degli Oziosi (Napoli)

L'Accademia degli Oziosi è stata un'istituzione culturale, in particolare letteraria, attiva a Napoli nel corso del XVII secolo.
Fondata il 3 maggio 1611[1], radunava nel chiostro della chiesa di Santa Maria a Caponapoli, luogo dove tennero le proprie sedute i maggiori intellettuali napoletani e spagnoli della prima metà del Seicento, fra i quali Francisco de Quevedo[2].
Alla sua fondazione, voluta da Giovanni Battista Manso, in presenza di Pedro Fernández de Castro, viceré di Napoli, parteciparono Giovanni Andrea Di Paolo, Francesco De Pietri[3], Giovanni Battista della Porta, Giulio Cesare Capaccio e Giambattista Basile[4]. Rosario Villari considera l’Accademia degli Oziosi, di cui era membro Antonio Basso, uno dei più influenti ed intransigenti esponenti dello schieramento repubblicano, il laboratorio politico e culturale della Rivoluzione del 1647-48.[5]
Aveva come motto Non pigra quies e come emblema, presente come marca editoriale in alcune pubblicazioni, un'aquila sormontata da una corona e da un angelo.
La sua attività editoriale è attestata con continuità fino al 1700, attraverso la pubblicazione delle opere dei suoi membri, fra le quali quelle di Torquato Accetto e di Tommaso Campanella.
Nel 1733, l'Accademia fu rifondata, per volontà del Consiglio Collaterale, organo politico e giurisdizionale del vicereame di Napoli, come contraltare dell'Accademia delle scienze di Celestino Galiani[6], che si ispirava alla filosofia empirista di John Locke[7]. Paolo Mattia Doria fu nominato censore dell'Accademia[6].
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ C. Padiglione, Memorie storiche artistiche del Tempio di Santa Maria delle Grazie Maggiore, Napoli 1855, p. 33 Sul tema lo stesso autore è tornato, più diffusamente, in Le leggi dell'Accademia degli Oziosi in Napoli ritrovate nella Biblioteca Brancacciana, Tip. Giannini, Napoli 1878.
- ^ B. Croce, La Spagna nella vita italiana durante la Rinascenza, Laterza, Bari 1949.
- ^ Cfr. Treccani on line
- ^ Oltre a C. Jannaco - M. Capucci (a cura di), Il Seicento, Vallardi, Milano 1986, p. 599 (on line), cfr. anche B. Croce, Giambattista Basile e il “Cunto de li cunti”, in Saggi sulla letteratura italiana del Seicento, Laterza, Bari 1924 (II ed. riv.), p. 12.
- ^ R. Villari, Un sogno di libertà: Napoli nel declino di un impero 1585-1648, Milano 2012, pp. 454-455.
- ^ a b Pierluigi Rovito, «DORIA, Paolo Mattia», Dizionario Biografico degli Italiani, volume 41, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1992.
- ^ Eugenio Di Rienzo, «GALIANI, Celestino», Dizionario Biografico degli Italiani, volume 51, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1998.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- V.I. Comparato, Società civile e società letteraria nel primo Seicento: l'Accademia degli Oziosi, in «Quaderni storici», 1973, n. 23, pp. 359–389.
- G. De Miranda, Una quiete operosa. Forme e pratiche dell'Accademia napoletana degli Oziosi, Fridericiana Editrice Universitaria, Napoli 2000.