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La storia coloniale del Togo[modifica | modifica wikitesto]

Togo è il nome odierno della Repubblica Togolese (République Togolaise in francese) che a suo tempo fu terra di colonizzazione da parte di molti paesi europei che se la contesero sino al 1960, anno della conquista dell'indipendenza.

Storia coloniale[modifica | modifica wikitesto]

La storia del Togo è stata segnata dal colonialismo che, di fatto, inizia con l'arrivo degli esploratori portoghesi nel XV secolo; a quell'epoca pur mancando dei veri e propri insediamenti europei, per cause naturali legate al territorio, l'influenza dei lusitani fu forte, in ragione della tratta degli schiavi che essi compravano dalle tribù locali.

Col passare del tempo la regione attirò le attenzioni di molte nazioni ma a prevalere fu l'Olanda che, attraverso la Compagnia delle Indie Occidentali, curò i propri interessi, pur nel susseguirsi di lotte e contrasti, sino al XVII secolo quando cedette il territorio della Costa d'Oro all'Inghilterra.

Nel 1880 la situazione geo-politica aveva una suddivisione differente dall'attuale: il Togo non esisteva,mentre a ovest i britannici avevano occupato la Costa d'Oro (confluita nell'attuale Ghana) e a est i francesi, il Dahomey (ora Benin), instaurando ai rispettivi confini regimi doganali che permettevano di trarre grande profitto dal commercio di tabacco e alcool (principalmente rhum).

Nel 1883 l'Imperatore e Re di Prussia Guglielmo I pose lo sguardo su quei territori africani che così tanto promettevano, ma forse ancora di più per necessità di strategia geo-politica, e incaricò il suo Primo Ministro il Principe Otto von Bismark di esercitare un protettorato sulla zona corrispondente all'attuale Togo.

L’anno seguente l'esploratore Gustav Natchigal firmava, per conto del Primo Ministro, il trattato di protettorato: era il 5 luglio 1884. Sulla spiaggia di Baguida con il Re Mapla III de Togoville vi era anche il rappresentante religioso del Togoland, il nome della paese Togo di ora e stato preso in base a quella della città. Durante la conferenza di Berlino del 1884 la Germania e gli altri paesi europei si divisero sulla carta l'Africa Occidentale: le coste di Togoland divennero prussiane. Il 24 dicembre 1885 il Cancelliere negoziò con il Governo francese e le risoluzioni furono che la Francia abbandonò Petit Popo e Porto Seguro oggi Agbodrafo.

I tedeschi, come anticipato, finirono col far prevalere le loro pretese sul territorio espandendolo sino a conseguire una superficie di 85000 chilometri quadrati.

La Germania, per mezzo di un apposito trattato del 1884, dichiarò la zona costiera un proprio protettorato; naturalmente la protezione si estese mano a mano sino a comprendere l'intero territorio. La “protezione” tedesca durò sino al 1916 per il territorio denominato Togo.

La cacciata dei tedeschi avvenne ad opera di francesi e britannici che invasero e conquistarono il Togoland allo scoppio della prima guerra mondiale un'operazione congiunta franco-britannica costrinse i tedeschi a ritirarsi nel centro del Togo ad Atakpame dove capitolarono, dopo soli cinque giorni di resistenza, nell'agosto del 1914. Il rappresentante del Kaiser era Adolph Frederic de Mecklembourg.. Il territorio sottratto fu suddiviso in due parti: a Ovest amministrarono la regione gli inglesi, a Est i francesi. Nella Conferenza di Parigi del 1919 il territorio togolose, formalmente sotto mandato della Società delle Nazioni, fu confermato nella sua suddivisione tra Francia e Regno Unito per ragioni amministrative. Il Togoland francese copriva una superficie di 56600 chilometri quadrati mentre quello quello britannico ne copriva 33800. che, di rinnovo in rinnovo, lo confermò sino al 1956, anno in cui gli abitanti della zona Ovest decisero di riunificarsi con la Costa d'Oro (per poi confluire nel Ghana). La rimanente parte del Togoland restò sotto l'influenza francese sino al 1960 quando venne dichiarata l'indipendenza con l'odierno nome di Togo.

Togo FalkOberdorf, La distrbuzione del Togo dopo la guerra mondiale [1]


Colonizzazione religiosa[modifica | modifica wikitesto]

Nel XVII secolo ebbero inizio le missioni cattoliche i cui successi finirono col provocare, verso il finire del secolo, la reazione dei protestanti olandesi; i portoghesi, che praticavano il commercio degli schiavi già da tempo, riorganizzarono e rafforzarono la fiorente attività intorno a una piccola località dal nome di Petit Popo coincidente con l'attuale Aneho.

La Chiesa contro lo schiavismo[modifica | modifica wikitesto]

Bisogna notare che lo schiavismo era stato condannato dalla Chiesa Cattolica sin dal 1435, quando Papa Eugenio IV (1431-1447) si pronunciò contro la schiavitù con la bolla Sicut Dudum; la chiesa continuò a farlo, evidentemente senza successo, con la bolla Veritas Ipsa del 1537 di Papa Paolo III che "...proclamava «Indios veros homines esse» ("gli indios sono uomini veri") e scomunicava tutti coloro che avessero ridotto in schiavitù gli indios o li avessero spogliati dei loro beni.”

Nei secoli successivi la posizione della Chiesa non pare mutare se nel 1639 Papa Urbano VIII emise la bolla Commissum Nobis che ribadiva la scomunica paolina del secolo precedente. Nel XVIII secolo Papa Benedetto XIV emanò nel 1741 la bolla Immensa Pastorum contro l'asservimento dei popoli; nel 1839 con la bolla In Supremo Apostolatus nel 1839 Papa Gregorio XVI si mantenne nel tracciato dei suoi predecessori: solenne condanna verso la schiavitù e la tratta degli schiavi. Neppure cinquant'anni appresso, nel 1888, Papa Leone XIII “scrisse a tutti i vescovi del Brasile affinché eliminassero completamente la schiavitù dal loro paese...”. Infine, in coincidenza con la fine di quasi tutti i regimi coloniali Giovanni XXIII nella sua enciclica del 1961 Mater et Magistra rafforzò la concezione sociale della dottrina della Chiesa contro le discriminazioni coloniali esprimendosi in favore delle popolazioni indigene.

Schiavismo e colonizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Nel XVIII secolo i danesi, già presenti in Africa a Christianenborg, l'attuale Accra, si stabilirono anche loro in Togo presto seguiti da altri olandesi (1780-1800) e brasiliani “finti” ovvero schiavi liberati e rimpatriati in Togo al seguito dei loro “padroni”.

Le varie guerre, condotte per la conquista di questo o quell'altro territorio, finivano con l'alimentare il filone produttivo della schiavitù: gli uomini da mercanteggiare. La maggior parte degli schiavi erano prigionieri di guerra fuggitivi che vivevano illegalmente nelle foreste. Il loro lavoro rese possibile lo sviluppo di colture come cacao, caffè e cotone, che resero la zona la migliore produttrice dell'Africa, e prodotto grandi ricchezze per alcuni quali Francisco Felix de Souza, un nativo Brasiliano che, stabilitosi in quella terra ricca di promesse e di schiavi, fece fortuna nel commercio di quei prodotti.

L'arrivo degli tedeschi incontrò una forte resistenza della popolazione locale del centro e al nord del paese.I popoli Kabye e Konkomba (1890/1897/1898) attaccarono i tedeschi e le rivolte non cessarono affatto, anzi aumentavano con l'avanzare dei germanici verso l'interno del paese .

La Germania incoraggiò i patrioti a trasferirsi nella neo colonia togolese in cambio di molti vantaggi.

I tedeschi intendevano fare di quel territorio un modello di colonia (Musterkolonie),non desiderando trasmettere la loro cultura e imponendo soltanto la loro pretesa superiorità. Pensavano che i neri non fossero capaci e degni di educazione: era da privilegiare il lavoro forzato a colpi di frusta. Con questo metodo costruirono edifici, linee ferroviarie e svilupparono una potente economia basata sulle piantagioni di cacao e di caffè.

Si deve ai tedeschi la realizzazione del porto di Lomé ma anche la creazione di scuole gestito da missionari cattoliche e protestanti. Nel 1910 il paese contava 196 scuole gestite da missionari cattolici, che avevano anche attivato centri di formazione per gli insegnanti, e 163 scuole gestite dai missionari di fede evangelica. I missionari favorivano l'insegnamento della lingua indigena per convertire i pagani alla loro religione; La missione di Brema assicurava l'insegnamento delle elementari totalmente in Ewe, la lingua della popolazione locale; invece la formazione superiore avveniva per lo più in inglese e raramente in tedesco. L’influenza della lingua tedesca non ha quasi lasciato traccia tra gli indigeni.

Quanto alla scuola pubblica nel 1913 vi erano soltanto quattro scuole pubbliche in cui le lezioni erano impartite in tedesco, le Regiererunghulen, che contavano 341 allievi rispetto ai 14.000 allievi delle 348 scuole rette da religiosi che insegnavano, in Ewe . Le istituzioni imperiali s'avvalevano dei missionari e della loro influenza sulle popolazioni per dare un'organizzazione al Paese.

Nel periodo di dominazione tedesca furono governatori del Togoland:

[2]

con la prima guerra mondiale, accadde ciò che di norma accadeva nei regimi coloniali al cambio del padrone: cancellare tutte le tracce del precedente colonizzatore.

Nell'area francese fu tollerato l'uso del tedesco da parte di coloro che avevano ricevuto la formazione in questa lingua,(in pratica i coloni tedeschi), mentre per il resto della popolazione vigeva il divieto di parlare tedesco, che dal 1920 fu esteso anche all'uso dell'inglese.

Contrariamente alla politica linguistica seguita dai prussiani, i francesi scelsero di imporre l'uso del francese tanto che nel 1922 fu emanata una legge il cui articolo 5 imponeva che l'enseignement doit être donné en français, sont interdit les langues étrangeres et les idiomes locaùx (L'educazione deve essere impartito in francese, sono vietati lingue stranieri e dialetti locali).I togolesi d'altra parte non si mostravano così interessati all'aspetto linguistico, in loro prevaleva il sollievo di non essere più sotto le frustate tedesche.

Durante la seconda guerra mondiale il Togo finì sotto il controllo del regime di Vichy.

Verso l'indipendenza[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1945 La Società delle Nazioni stabilì un regime di tutela nei confronti del Togo per favorire l'evoluzione della popolazione e una capacità amministrativa autonoma e nel contempo agevolare lo sviluppo del sentimento d'indipendenza nel rispetto dei diritti umani, senza distinzione di razza, sesso e religione.

Il Togo è stato il primo paese ad avere istituzione politica ed elettorale nel 1956. I togolesi chiedevano l'abolizione della tutela e auspicavano una collaborazione stretta con la Francia.

L'indipendenza[modifica | modifica wikitesto]

Il Togo divenne indipendente il 27 aprile 1960 e suo primo Presidente fu Sylvanus Olympio che nello stesso anno si oppose all'offerta del presidente del Ghana Kwame Nkrumah di unificare il Togo con il Ghana.

Nel 1963 nel corso di un colpo di stato, organizzato da un gruppo di soldati guidati da Étienne Gnassingbé Eyadema, Sylvanus Olympio venne assassinato e la carica di Presidente fu affidata al cognato Nicolas Grunitzky. Questo a sua volta fu destituito (nel 1967) da un altro colpo di stato dei militari che designarono Presidente il sergente Étienne Gnassingbé Eyadema che resterà al potere come Presidente ininterrottamente fino al 2005 quando, durante un viaggio, mori per infarto. Gli subentrò, anche se per soli cinque giorni, il figlio Faure Gnassingbé; segui una fase di alterna vicende sino a che Faure Gnassingbé non ridivenne Presidente, carica che mantiene nel 2017.



Bibliografia:

* Robert Cornevin,Le Togo, Presses Universitaires de France, 1967.  
* Robert Cornevin, Le Togo, nation-pilote, Nouvelle Editions Latines, Paris, 1967 ISBN 2723313247, 9782723313247.
* Lome|Breve introduction a l'histoire du Togo|texte de michel Adjovi Goeh Akue,du département d'histoire de 'université de Lome
*du Togo