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Aldobrandino Ludovico Giovanni Giuseppe Maria Malvezzi de' Medici, marchese di Castelguelfo (Bologna, 26 maggio 1881Firenze, 22 gennaio 1961) è stato un accademico, giornalista e orientalista italiano.

Figlio di Nerio Malvezzi de' Medici (1856-1926) e di Costanza Trotti Bentivoglio (1855-1937), Aldobrandino Malvezzi fu dottore in Belle Lettere e discepolo di Giosuè Carducci.

Nel 1903 partecipò alla missione Schiaparelli a Luxor e a Karnak (Egitto) e, dal 1913, anno della pubblicazione de "L'Italia e l'Islam in Libia", al 1920, ricoprì vari incarichi al Ministero delle colonie, dove raggiunse il grado di Capo Divisione.

Collaborò a varie testate giornalistiche, tra cui «Il Corriere della Sera», «La Nuova Antologia» e «L'Illustrazione Italiana».

S'interessò tra l'altro di cultura islamica e di islamistica, interrompendo gli studi per partecipare alla Prima guerra mondiale. Una volta cessato il conflitto, riprese i suoi argomenti sui quali scrisse: L'Italia e l'Islam in Libia (1911), Odierne questioni politiche del mondo musulmano (1920), Odierne questioni politiche dell'oriente Musulmano (Bologna, N. Zanichelli, [s.d.]), I nuovi problemi della legislazione coloniale (1926), Elementi di diritto coloniale (1928), La politica indigena nelle colonie (1933), Cristina di Belgiojoso[1] (3 voll. Treves, 1936 e 1937) e l'ottimo L'islamismo e la cultura europea (Sansoni, 1956).

Furono proprio questi studi a fargli ottenere la cattedra come libero docente di Politica e Legislazione Coloniale nell'Istituto Cesare Alfieri dell'Università di Firenze. Ricevette, inoltre, una laurea ad honorem in Lettere presso l'Università di Bologna.

Nel 1920 si sposò a Firenze con Luisa, la figlia di Pio Luigi Strozzi e della contessa Rita Frenfanelli, dalla quale avrà due figlie.

Il 1 Maggio 1925 fu pubblicato sul quotidiano "Il Mondo" il manifesto redatto da Benedetto Croce intitolato "Una risposta di scrittori, professori e pubblicisti italiani al manifesto degli intellettuali fascisti", al quale apposela sua firma anche Aldobrandino Malvezzi, assieme ad altri intellettuali bolognesi.

Biblioteca personale

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Il marchese Malvezzi custodiva presso il palazzo della sua famiglia, Palazzo Malvezzi de' Medici, la sua ricca biblioteca personale. Quando vendette il Palazzo di Via Zamboni 13 alla Provincia di Bologna, nel 1931, donò parte della sua raccolta alla Biblioteca dell'Archiginnasio, un'altra alla Biblioteca del Senato, l'archivio di famiglia lo donò all'Archivio di Stato di Bologna e la "Collezione orientale" alla Università di Firenze.

La Biblioteca di Scienze sociali dell'Università degli studi di Firenze ha acquisito nella sua interezza il Fondo Malvezzi[2], donato personalmente da Aldobrandino, che si compone di circa 800 titoli, comprendente monografie, tra cui 51 cinquecentine, su temi connessi alla storia, la geografia, l'economia, la cultura e il diritto dei diversi paesi orientali, sui rapporti tra mondo islamico e Occidente cristiano: sono presenti, inoltre, resoconti di viaggi in Terrasanta, in Africa settentrionale e nei paesi arabi, compiuti tra il XVI e il XVIII secolo, oltre a testi per lo studio delle lingue e delle letterature orientali.

I volumi sono prevalentemente in lingua italiana, francese e inglese.

  1. ^ Malvezzi era discendente di Elena Lucini Passalacqua, moglie di Ludovico Trotti, genero di Cristina Trivulzio di Belgiojoso.
  2. ^ Fondo Malvezzi, su Università degli studi di Firenze. Biblioteca di Scienze sociali. URL consultato il 20 luglio 2017.
  • G. Finazzo, "La collezione orientale di Aldobrandino Malvezzi", in Africa, 3 (1966), pp. 289-298.
  • A. Malvezzi, "L'Italia e l'Islam in Libia", 1913, Firenze-Milano: Fratelli Treves Editori.
  • G. Malvezzi Campeggi, "Malvezzi: storia, genealogia e iconografia", 1996, Roma, Tilligraf.

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