Storia lausiaca

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Storia lausiaca
Titolo originaleHistoria lausiaca
AutorePalladio di Galazia
1ª ed. originale420
Generesaggio
Sottogenerestorico, ecclesiastico
Lingua originalegreco, copto
AmbientazioneVicino Oriente

La Storia lausiaca è la più importante opera di Palladio di Galazia, che quando era vescovo di Elenopoli in Bitinia, si recò a Roma nel 405 e prese le difese di Giovanni Crisostomo. Fu discepolo di Evagrio Pontico di cui fu grande influenzatore. La storia, dedicata al funzionario bizantino Lauso, racconta i primi tempi del monachesimo in Egitto, prendendo come punto di riferimento la vita di Antonio abate.

Il testo è giunto fino a noi in diverse versioni o recensioni. La versione corta, trasmessa da una famiglia di manoscritti chiamata «G» nell'edizione di riferimento[1], sarebbe la più vicina al testo originale, andato perduto. Questa recensione è quella tradotta in latino nel VI secolo da Pascasio di Dume, discepolo di Martino di Bracara.[2]

Un'altra famiglia di manoscritti greci, chiamata «recensione B» da Butler, presenta un testo in alcuni punti più sviluppato, sovente in senso retorico. Questa edizione era quella conosciuta prima dell'edizione critica di Butler, e pubblicata nella Patrologia greca, 34, 995-1260, secondo Fronton du Duc nel XVII secolo, e oggi attribuita a Eraclide di Nissa.

Tra le altre recensioni, ne esiste una lunga attestata da frammenti in greco, e una versione, anch'essa frammentaria, in copto, in uso nel periodo di quaresima nei monasteri copti.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cuthbert Butler, The Lausiac History of Palladius, Cambridge, vol. I, 1898, vol. II, 1904.
  2. ^ «Sembra pertanto con l'autorità di undici codici che si possa ascrivere di ragione al diacono Pascasio la vetusta versione latina della Storia lausiaca di Palladio, divulgata col falso titolo di Paradisus Heraclidis.», Mariano Rampolla del Tindaro, Santa Melania giuniore, senatrice romana: documenti contemporanei e note. Tipografia vaticana, 1905.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Testo, su tertullian.org.
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