Stemma di Raffadali

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Stemma di Raffadali

Lo stemma di Raffadali è l'emblema raffigurativo del comune italiano di Raffadali, in provincia di Agrigento, Sicilia.

Blasonatura[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma di Raffadali è così descritto dallo statuto comunale:[1]

«STEMMA E GONFALONE

  • Il Comune negli atti e nel sigillo si identifica con il nome "Raffadali" e con lo stemma, così descritto: fondo bianco, con quattro sbarre di colore azzurro alternate con nove rose in posizione 1.2.3.2.1.
  • Nel cimiero sorretto da cariatidi alate c’è un cavaliere armato, lancia in resta, cavalcante un cavallo bianco galoppante nelle fiamme rosse scaturenti da un monte aperto.
  • Divisa "Ad astra".»

Storia dello stemma[modifica | modifica wikitesto]

Stemma della famiglia Montaperto

Lo stemma comunale ha origine dal blasone della famiglia dei principi Montaperto:[2]

«d'azzurro a quattro sbarre trasverse insieme a nove rose poste in posizione 1, 2, 3, 2, 1 in colore argento.»

Stemma del ramo siciliano della famiglia Fiorentina degli Uberti

Talvolta lo stemma della famiglia era inquartato con le armi degli Uberti:[2]

«partito: nel primo di rosso con una mezz'aquila d'argento movente dalla partizione; nel secondo scaccheggiato d'oro e d'azzurro di cinque file.»

Quella dei Montaperto è un esempio di arma parlante, cioè di stemma contenente figure, che, per il loro significato, rimandano al nome del casato: nel cimiero della famiglia spicca un cavaliere armato con l'armatura di colore argento, con la lancia in resta, e cavalcante un cavallo bianco al galoppo nel rosso delle fiamme scaturenti da una montagna aperta (il "monte aperto").[2]

Medaglia di Elisabetta Valguarnera Niscemi di Montaperto, con il motto dei Montaperto e la figura del cavaliere che fuoriesce da una montagna di fuoco

La divisa è costituita dal motto Ad astra,[2] motto latino che significa "verso le stelle". Il motto ebbe origine da Virgilio, che scrisse nella sua Eneide: sic itur ad astra (così si va alle stelle).[3]

Il privilegio datato 7 ottobre 1095[4], con cui il Gran Conte di Sicilia Ruggero I avrebbe concesso a Giorlando Montaperto, la terra di Raffadali, e gli avrebbe attribuito il blasone con le nove rose, per aver strappato il castello di Guastanella ad una guarnigione araba, capeggiata da Alì,[5] riporta la seguente descrizione:[6]

(LA)

«gentilicia novem rosarum cum jalno in medio earum tripartita cum quatuor faxeiis argenteis et in medio coloris azuvi»

(IT)

«stemma di nove rose, con il giallo in mezzo ad esse, divise in tre gruppi con quattro sbarre d’argento e in mezzo di colore azzurro»

Secondo il privilegio di re Guglielmo a Giacomo Montaperto, la figura nel cimiero simboleggerebbe la presa della fortezza araba di Guastanella ad opera di Giorlando Montaperto:[7]

(LA)

«qui Guastanelle montem et castrum ferro ignique vastavit,… gentilicia nova, idest ceruleum scutum cum quattuor argenteis sbarris et novem rosis in medio, cum milite in medio flammanti monte equitanti in crista.»

(IT)

«che il monte e il castello di Guastanella mise a ferro e fuoco,…le nuove armi gentilizie, cioè uno scudo azzurro con quattro sbarre d’argento e nove rose in mezzo, con un milite al galoppo in mezzo a una montagna di fuoco nel cimiero.»

Stemma della famiglia Montaperto insignita del titolo principesco

Sotto il regno di Giuseppe Bonaparte fu promulgata la legge n. 263 del 1º dicembre 1806, che stabiliva che i comuni del Regno di Napoli non avrebbero potuto avere un proprio stemma, ma che avrebbero dovuto utilizzare come proprio suggello lo stemma regio contornato dal nome del comune. Ferdinando I delle Due Sicilie confermò la legge napoletana e la estese al Regno di Sicilia con tre decreti del 1816, del 1817 e del 1818. Con l'unità d'Italia una legge del 20 marzo 1865 estese alle provincie meridionali la normativa in materia amministrativa del Regno di Sardegna, tra cui specifiche disposizioni che regolavano gli stemmi comunali. Il comune di Raffadali, in osservanza della nuova normativa, adottò come proprio stemma quello della nobile famiglia Montaperto.[8][9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Statuto del comune di Raffadali, su comune.raffadali.ag.it. URL consultato il 3 maggio 2021.
  2. ^ a b c d Sito del comune, su comune.raffadali.ag.it.
  3. ^ Virgilio, Eneide IX 641. Detto da Apollo a Iulo, giovane figlio di Enea.
  4. ^ Librici Alfio, p. 39.
  5. ^ Marrone, p.278.
  6. ^ G. Di Giovanni, p.245.
  7. ^ Privilegio del 1161, su la.wikisource.org. URL consultato il 12 marzo 2023.
  8. ^ Stemma comunale di Joppolo-errore storico (JPG), su 1.bp.blogspot.com. URL consultato il 7 aprile 2021.
  9. ^ Comune di Salerno, Stemma, su comune.salerno.it. URL consultato il 7 aprile 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Di Giovanni, Raffadali: Baronia dei Montaperto, Lo studente, 1995, SBN IT\ICCU\PAL\0114637.
  • Vincenzo Librici Alfio, Raffadali: aspetti geo-socioeconomici, Palermo, Pezzino, 1986, SBN IT\ICCU\NAP\0030008.
  • Antonino Marrone, Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390), Palermo, Associazione Mediterranea, 2006, SBN IT\ICCU\IEI\0251192.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]