Stazione di Dobbiaco

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Dobbiaco
stazione ferroviaria
Toblach
Fabbricato viaggiatori
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàDobbiaco
Coordinate46°43′29.28″N 12°13′32.16″E / 46.7248°N 12.2256°E46.7248; 12.2256
Lineeferrovia della Val Pusteria
Storia
Stato attualeIn uso
Attivazione1871
Caratteristiche
TipoStazione in superficie, passante
Binari2
GestoriRete Ferroviaria Italiana
InterscambiAutobus interurbani

La stazione di Dobbiaco (in tedesco Bahnhof Toblach) è una stazione ferroviaria della ferrovia della Val Pusteria posta nell'omonimo comune.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Un treno a vapore nel 1954

La stazione fu aperta il 20 novembre 1871 assieme al tronco Villaco-Fortezza della ferrovia carinziana.[1][2] L'impianto fu gestito dall'Imperial Regia Privilegiata Società delle Ferrovie Meridionali dello Stato (in tedesco Südbahn) fino al termine della prima guerra mondiale, quando avvenne il passaggio alle Ferrovie dello Stato Italiane.

Tra il 1921 e il 1964 la stazione di Dobbiaco è stata affiancata dallo scalo della ferrovia elettrica a scartamento ridotto che congiungeva Dobbiaco a Cortina d'Ampezzo e a Calalzo: la ferrovia delle Dolomiti. La ferrovia delle Dolomiti aveva la sua stazione d'arrivo presso l'edificio che ospita l'ANA e il circolo culturale.

Strutture e impianti[modifica | modifica wikitesto]

Il Grand Hotel, costruito dalla Südbahn, dopo il restauro negli anni 2000

La stazione fu costruita su progetto dell'architetto austriaco Wilhelm von Flattich. La pianta della stazione, secondo i modelli dell'impero austro-ungarico, presenta una forma allungata con modeste profondità. I vani principali si sviluppano allineati uno accanto all'altro. Il corpo centrale, articolato su due piani, con le aperture delle finestre ordinate su tre assi, domina sulle ali centrali, tipica soluzione frequente in von Flattich. Un vano scala centrale collega il piano terra con quello superiore, mentre le facciate si concludono nelle eleganti forma del tetto. Tipico di questa stazione, ma anche di altre, è l'ampio vano d'entrata per i passeggeri situato centralmente e dimensionato in maniera tale che potesse accogliere un numero sufficiente di viaggiatori. Inizialmente sul lato ovest vi era una veranda con annesso giardino. Dopo il 1877 Flattich decise di eliminare il giardino e costruire altre eleganti sale d'aspetto; oltre a ciò si costruirono i servizi igienici, l'ufficio postale e telegrafico, i locali di lavoro del personale. A differenza delle altre stazioni, questa si distingue per i vari locali finemente dipinti, dato che si attendevano anche personaggi illustri.[3]

La gestione degli impianti è ora affidata a Rete Ferroviaria Italiana.

Nel 2009 il piazzale binari è stato profondamente rinnovato: il loro numero è stato ridotto da quattro a due, ma a seguito di questo l'utenza vi può accedere grazie ad un sottopassaggio.

All'epoca della costruzione della ferrovia, nella zona collegata alla stazione, in cui sarebbe poi sorto l'abitato di Dobbiaco Nuova (Neutoblach), era stato costruito dalla medesima società che gestiva la ferrovia, la Società delle Ferrovie Meridionali (Südbahn), il Grand Hotel Dobbiaco, il cui nome originario era Südbahnhotel, all'epoca frequentato dalla nobiltà internazionale.

Servizi[modifica | modifica wikitesto]

La stazione, che RFI classifica nella categoria silver[4], dispone di:

  • Biglietteria automatica Biglietteria automatica
  • Sala d'attesa Sala d'attesa
  • Servizi igienici Servizi igienici
  • Bar Bar

Interscambi[modifica | modifica wikitesto]

Adiacente alla stazione è presente una fermata delle autolinee urbane e interurbane.

  • Fermata autobus Fermata autobus

Tra il 1921 e il 1964 presso la stazione era possibile l'interscambio con i treni che percorrevano la ferrovia delle Dolomiti con capolinea nella stazione di Dobbiaco SFD.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sviluppo delle ferrovie italiane dal 1839 al 31 dicembre 1926, Roma, Ufficio Centrale di Statistica delle Ferrovie dello Stato, 1927. Vedi Alessandro Tuzza, Trenidicarta.it, 1997-2007. URL consultato il 7 settembre 2009.
  2. ^ (DE) Elmar Oberegger, Kärntner-Bahn, su Eisenbahngeschichte Alpen-Donau-Adria, 2006. URL consultato il 7 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 29 agosto 2006).
  3. ^ (DE) Wilhelm Flattich, Eisenbahn-Hochbau, Lehmann & Wentzel, Vienna, p. 89, 1855.
  4. ^ Stazioni del Trentino-Alto Adige[collegamento interrotto], sul sito di RFI SpA

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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