Patto italo-sovietico di amicizia e non aggressione

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Patto italo-sovietico di amicizia e non agressione
Tipotrattato di amicizia
Firma2 settembre 1933
LuogoRoma
PartiBandiera dell'Italia Italia
Bandiera dell'Unione Sovietica Unione Sovietica
FirmatariUnione Sovietica e Regno d'Italia
Lingueitaliano, russo
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Il Patto italo-sovietico di amicizia e non aggressione (come riportato anche dalle Izvestija) del 2 settembre 1933, venne sottoscritto da Regno d'Italia ed Unione Sovietica, sotto gli auspici dell'allora ambasciatore italiano a Mosca Bernardo Attolico[1]. L'altro protagonista della creazione del trattato fu il ministro sovietico Maksim Maksimovič Litvinov che insieme all'ambasciatore in Italia Vladimir Potëmkin già da tempo lavorava a relazioni internazionali che potessero diminuire l'isolamento dell'URSS nel mondo[1].

In particolare i vari contatti in essere già dal 1930 erano tesi a favorire il commercio con la stipula di nuovi trattati commerciali tra i due Paesi che superassero le restrizioni precedenti e conseguenti alla Rivoluzione d'ottobre che avevano visto anche l'Italia partecipare alle vicende interne russe, con personale militare e prese di posizione a livello internazionale. Le intenzioni sovietiche erano sin dal 1931 anche di portare lavoratori italiani a prestare la loro opera in Unione Sovietica per lo svolgimento del piano quinquennale, ed effettivamente un certo numero di italiani andò in URSS fino al blocco imposto da Benito Mussolini[1]; tra questi Emilio Guarnaschelli che poi chiese il ritorno in Italia, ma in seguito ad accuse di trotskismo fu arrestato il 2 gennaio 1935[2]. Processato, venne condannato a tre anni di confino per propaganda controrivoluzionaria in base al comma 10 dell'articolo 58 del Codice penale della Repubblica Socialista Sovietica Russa[2]. [3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Giorgio Fabre, Roma a Mosca: lo spionaggio fascista in URSS e il caso Guarnaschelli, EDIZIONI DEDALO, 1993, ISBN 9788822061027.pagg. 85-91
  2. ^ a b Storia del Gulag ed elenco delle vittime italiane delle repressioni, vedi riferimenti in Collegamenti esterni.
  3. ^ Articolo 58-10: "propaganda controrivoluzionaria o agitazione (ovvero propaganda od agitazione con incitamento a sovvertire, minare, indebolire lo Stato od a compiere le attività controrivoluzionarie indicate negli altri articoli o distribuzione o preparazione di scritti che contengono tali incitamenti): almeno 6 mesi di prigione. In caso di guerra, stato d'emergenza o con sfruttamento di pregiudizi religiosi o nazionalisti: fino alla pena di morte con confisca dei beni".

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giorgio Fabre, Roma a Mosca: lo spionaggio fascista in URSS e il caso Guarnaschelli, EDIZIONI DEDALO, 1993, ISBN 9788822061027.
  • Caccavale, Romolo. Comunisti italiani in Unione Sovietica: proscritti da Mussolini soppressi da Stalin. Milano, Mursia, 1995. ISBN 88-425-1792-5.
  • Zaccaria, Guelfo. A Mosca senza ritorno: duecento comunisti italiani fra le vittime dello stalinismo. Milano, SugarCo, 1983.
  • Storia del Gulag ed elenco delle vittime italiane delle repressioni a cura del Centro studi Memorial di Mosca e Fondazione Feltrinelli di Milano

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]