Palazzo della Commenda del Santo Sepolcro

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Palazzo della Commenda del Santo Sepolcro
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàFirenze
Indirizzoponte Vecchio 2, borgo San Jacopo 2r- 4r- 6r- 8r- 10r- 12r- 14r- 16r
Coordinate43°46′03.48″N 11°15′09.82″E / 43.767633°N 11.252727°E43.767633; 11.252727
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneX-XIII secolo
Distruzione1944
Ricostruzione1955 circa

Il Palazzo della Commenda del Santo Sepolcro, detto anche palazzo dei Templari, è un edificio storico del centro di Firenze, situato tra il ponte Vecchio 2 e Borgo San Jacopo nei numeri pari dal 2 al 16 rosso.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

A destra il palazzo della Commenda visto da un oblò del corridoio Vasariano

L'edificio ha conosciuto tra Ottocento e primo Novecento una certa notorietà: qui sarebbe esistito uno spedale fin dal secolo X, donato nel 1068 ai monaci di San Miniato al Monte, quindi diventato commenda dei cavalieri Templari e dal 1299 noto come oratorio del Santo Sepolcro. I cavalieri eressero accanto allo spedale un più vasto edificio che si chiamò Magione del Santo Sepolcro.

Soppressi i Templari nel 1311, il possesso passò nel 1313 ai cavalieri di Malta (commenda del Santo Sepolcro o di San Giovanni Battista), che ampliarono ulteriormente l'edificio lungo borgo San Jacopo e la cui importanza in ambito cittadino è testimoniata dalle molte proprietà acquisite e in parte ancora contrassegnate dalla croce di Malta lungo le attuali via Romana e via de' Serragli. A incentivare l'interesse ottocentesco per il luogo sarebbero stati tuttavia due avvenimenti che avrebbero visto come scenario l'abitazione: il primo quello della pace qui trattata e conclusa nel 1419 tra il pontefice Martino V e Fortebraccio signore di Perugia; il secondo, per il tempo ben più rimarchevole, relativo al soggiorno di Ludovico Ariosto, qui ospitato da Niccolò Vespucci rettore della Commenda nel 1513 in occasione dei festeggiamenti per l'esaltazione al soglio pontificio di Leone X de' Medici, e qui preso "di ardentissimo amore" per la bella Alessandra Benucci, da poco vedova di Tito Strozzi.

Nel 1746-1749, in una stanza della Commenda, fu inoltre allestito il singolare "Gabinetto degli Arlecchini", composto da una ventina di tele umoristiche su Arlecchino dipinte da Giovan Domenico Ferretti per Orazio Sansedoni, direttore generale dei boschi in Toscana e consigliere delle finanze del granduca Francesco Stefano di Lorena che qui aveva la sua abitazione. Vi si trovavano anche opere a tema di Gaspare Lopez, Francesco Gambacciani e della pittrice Violante Siries[1].

Ridotto dunque a "comoda abitazione", il palazzo sarebbe poi passato in mano a privati e, nella prima metà dell'Ottocento, ai signori Caruana Zemmit, e ristrutturato "con non troppo gusto"[2].

Pietrino della Commenda del Santo Sepolcro

In questo periodo (1818-1872) la casa fu abitata dall'eccentrico pittore, bibliofilo e collezionista d'arte inglese Seymour Stocker Kirkup, che qui raccolse molte e rare memorie riferibili a Dante Alighieri e a Giovanni Boccaccio.

Gian Luigi Maffei ha pubblicato una ricca documentazione sull'edificio, consistente in piante e alzati ricchi di dettagli, in più versioni, a coprire un arco di tempo dalla fine del Seicento al 1759-1760 e quindi al 1792-1793 (disegni datati al 1865 e fotografie degli anni precedenti il 1944 sono poi presso l'Archivio disegni del Comune di Firenze).

In tutti i casi bene si individua in questo materiale come la proprietà fosse costituita da due edifici sul borgo, ciascuno formato da cellule quadrate con un prospetto a due fornici al piano terra e due finestre; sull'angolo tra il borgo e il ponte erano invece case e botteghe ottenute dall'ampio volume di una chiesetta che era leggibile sul prospetto.

La fabbrica venne distrutta nell'agosto del 1944 dall'esplosione delle mine poste dalle truppe tedesche in ritirata per chiudere l'accesso al ponte Vecchio.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Stemma crociato

Di questo antico e glorioso edificio rimangono oggi ben pochi resti, essendo per lo più frutto, ormai, della ricostruzione post-bellica. Per quanto buona parte della letteratura indichi la porzione che guarda verso il ponte nei suoi piani inferiori come "salvata dalle distruzioni", è più che evidente di come questa sia frutto di una ricostruzione, benché in parte effettuata con materiale antico recuperato in loco. Su questo lato sono anche due scudi con la croce del Popolo fiorentino e, a fianco dell'ingresso al 56r, una pietra con la croce dei Cavalieri di Malta (moderna).

Il nuovo edificio che si sviluppa nell'area e che incorpora le poche reliquie antiche fu realizzato su progetto dell'architetto Nino Jodice (erroneamente attribuito talvolta a Francesco Tiezzi, al quale invece spetta, oltre all'intervento sull'antistante torre dei Rossi Cerchi) e, nella sua semplicità, non si discosta di molto dalla situazione documentata a prima della distruzione, per quanto risulti di dimensioni decisamente più contenute, avendo deciso nella ricostruzione di arretrare il fronte su borgo San Jacopo in modo che la strada si aprisse alla veduta della torre dei Mannelli.

Dal numero civico 2 del Ponte Vecchio si accede sia agli appartamenti sia a una terrazza interna sull'Arno, sulla quale guardano gli accessi secondari dei negozi posti al terreno e con la vetrina su borgo San Jacopo. In questo spazio interno e protetto sono conservati, murati, due frammenti architettonici di pietra scolpita a ulteriore testimonianza dell'antica storia del luogo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

L'accesso alla terrazza sull'Arno
Un frammento di cornice dal palazzo originario
  • Vincenzio Follini, Modesto Rastrelli, Firenze antica, e moderna illustrata, 8 voll., Firenze, Allegrini et alt., 1789-1802, VIII, 1802, pp. 265–271;
  • Marco Lastri, L’osservatore fiorentino sugli edifici della sua Patria, Terza edizione eseguita sopra quella del 1797, riordinata e compiuta dall’autore, coll’aggiunta di varie annotazioni del professore Giuseppe Del Rosso R. Consultore Architetto, ascritto a più distinte società di Scienze, e Belle Arti, 8 voll., Firenze, presso Gaspero Ricci, 1821, VII, pp. 153–157;
  • Marco Lastri, Magione del S. Sepolcro al Ponte vecchio, e congresso per la pace tral papa ed il Sig. di Perugia, in L'Osservatore fiorentino sugli edifizi della sua Patria, quarta edizione eseguita sopra quella del 1821 con aumenti e correzioni del Sig. Cav. Prof. Giuseppe Del Rosso, Firenze, Giuseppe Celli, 1831, XIII, pp. 63–69;
  • Federico Fantozzi, Nuova guida ovvero descrizione storico artistico critica della città e contorni di Firenze, Firenze, Giuseppe e fratelli Ducci, 1842, pp. 592–593, n. 305;
  • Federico Fantozzi, Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, Firenze, Galileiana, 1843, pp. 237–238, n. 593;
  • Nuova guida della città di Firenze ossia descrizione di tutte le cose che vi si trovano degne d’osservazione, con piante e vedute, ultima edizione compilata da Giuseppe François, Firenze, Vincenzo Bulli, 1850, pp. 566–568;
  • Emilio Bacciotti, Firenze illustrata nella sua storia, famiglie, monumenti, arti e scienze dalla sua origine fino ai nostri tempi, 3 voll., Firenze, Stabilimento Tipografico Mariani e Tipografia Cooperativa, 1879-1886, III, 1886, pp. 254–256;
  • L’illustratore fiorentino. Calendario storico per l’anno ..., a cura di Guido Carocci, Firenze, Tipografia Domenicana, (1904) 1903, pp. 47–50;
  • Walther Limburger, Die Gebäude von Florenz: Architekten, Strassen und Plätze in alphabetischen Verzeichnissen, Lipsia, F.A. Brockhaus, 1910, n. 399;
  • L’illustratore fiorentino. Calendario storico per l’anno ..., a cura di Guido Carocci, Firenze, Tipografia Domenicana, (1914) 1913, p. 6;
  • Augusto Garneri, Firenze e dintorni: in giro con un artista. Guida ricordo pratica storica critica, Torino et alt., Paravia & C., s.d. ma 1924, pp. 280–281, n. XXV;
  • La via borgo San Jacopo a Firenze. Almanacco storico illustrato per l'anno 1931, Firenze, Stamperia Giannini, 1930;
  • Luigi Vittorio Bertarelli, Firenze e dintorni, Milano, Touring Club Italiano, 1937, p. 281;
  • Ettore Allodoli, Arturo Jahn Rusconi, Firenze e dintorni, Roma, Istituto Poligrafico e Libreria dello Stato, 1950, p. 165;
  • Walther Limburger, Le costruzioni di Firenze, traduzione, aggiornamenti bibliografici e storici a cura di Mazzino Fossi, Firenze, Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, 1968 (dattiloscritto presso la Biblioteca della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze Pistoia e Prato, 4/166), n. 399;
  • Touring Club Italiano, Firenze e dintorni, Milano, Touring Editore, 1974, p. 305;
  • Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, II, 1977, pp. 94–95;
  • Commende di Malta a Firenze, in Leonardo Ginori Lisci, Cabrei in Toscana. Raccolte di mappe, prospetti e vedute, sec. XVI-sec. XIX, Firenze, Giunti Marzocco per la Cassa di Risparmio di Firenze, 1978, pp. 239–246 (nello stesso volume si veda anche alle pp. 90–91);
  • Gian Luigi Maffei, La casa fiorentina nella storia della città dalle origini all’Ottocento, con scritti originali di Gianfranco Caniggia, appendici documentarie di Valeria Orgera, Venezia, Marsilio, 1990, pp. 141–143;
  • Piero Degl'Innocenti, Ricordo di Nino Jodice, in "bA. Bollettino Architetti", XV, 1998, 84, pp. 7–11;
  • Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza Archivistica per la Toscana, Guida agli archivi di architetti e ingegneri del Novecento in Toscana, a cura di Elisabetta Insabato e Cecilia Ghelli, con la collaborazione di Cristina Sanguineti, Firenze, Edifir, 2007, pp. 365, 367;
  • Guido Morozzi, Relazione sui danni sofferti a causa della guerra dal patrimonio artistico monumentale di Firenze (1946), a cura di Claudio Paolini, Firenze, Polistampa, 2009, p. 74;
  • Claudio Paolini, Ponte Vecchio di pietra e di calcina, Firenze, Polistampa, 2012.
  • Claudio Paolini, A Sentimental Journey. Inglesi e Americani a Firenze tra Ottocento e Novecento: i luoghi, le case, gli alberghi, Firenze, Polistampa, 2013, pp. 76–78.

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