Giorgio Natale Gherlinzoni

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Giorgio Natale Gherlinzoni
NascitaBergantino, 24 dicembre 1887
MorteMonte San Gabriele, 30 agosto 1917
Cause della morteUcciso in combattimento
Luogo di sepolturaCertosa di Bologna
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armata Regio Esercito
ArmaFanteria
Anni di servizio1911 - 1917
Grado1º Capitano
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
BattaglieDecima battaglia dell'Isonzo
Undicesima battaglia dell'Isonzo
DecorazioniMedaglia d'argento al valor militare
Medaglia di bronzo al valor militare
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Giorgio Natale Gherlinzoni (Bergantino, 24 dicembre 1887Monte San Gabriele, 30 agosto 1917) è stato un militare italiano, medaglia d'argento e di bronzo al valor militare.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Giovan Battista[1], intraprese giovanissimo la carriera militare, partecipando in fanteria alla guerra italo-turca (1911-1912), sia sul fronte libico che su quello egeo, conflitto durante il quale si meritò un encomio solenne[1].

Trasferitosi a Bologna, nel 1915 Gherlinzoni fu ardente sostenitore della partecipazione dell'Italia alla guerra mondiale, cui partecipò come capitano del 35º fanteria[1], prendendo parte a numerosi combattimenti. Rimase ferito in un'azione sul Podgora, avvenuta il 28 ottobre 1915, guadagnandosi una medaglia di bronzo al valor militare[1]. Rientrato in servizio prima del termine della convalescenza, ottenne il comando di una compagnia del 229º fanteria, col rango di 1º capitano[1][2]; il valore dimostrato in battaglia venne notato dal colonnello Ettore Castelfranco, comandante del reggimento, il quale lo volle presso di sé come aiutante maggiore in prima[1].

Il 30 agosto 1917, durante l'undicesima battaglia dell'Isonzo, Gherlinzoni cadde in combattimento sul monte San Gabriele (oggi Škabrijel, in Slovenia), colpito a morte da un proiettile di mitragliatrice austriaca mentre incitava le sue truppe, terrorizzate dal fitto fuoco nemico, ad uscire dalle trincee e muovere all'attacco contro le postazioni nemiche di Osteria[1][2].

Secondo quanto riportato da fonti di poco successive alla fine del conflitto mondiale, il colonnello Castelfranco – nello stile carico di retorica tipico dell'epoca – così descrisse la morte di Gherlinzoni:

«Il capitano Gherlinzoni, malgrado la insistente esortazione fattagli di restare nella galleria del Comando di Reggimento, aveva voluto ad ogni costo seguire il proprio comandante, ed anch'egli coll'esempio aveva contribuito efficacemente, sotto violente raffiche nemiche, a trarre i soldati dai ripari, egli arditamente, precedendolo o seguendolo, spostandosi, comunicando ordini, attivissimo sempre nel terreno micidiale ad un tratto fu colpito da pallottola mitragliatrice alla gola. Non cadde, si appoggiò ad un murello campestre e volgendo lo sguardo al suo comandante ai suoi soldati, col sacro nome d'Italia sulle labbra morì sorridendo come lieto della gloriosa fine[1]

Lasciò moglie e tre figli[1].

Una lapide presente nel chiostro della Basilica di Santo Stefano, a Bologna, infine, lo ricorda come uno dei cittadini felsinei che diedero la vita per la patria.

Sepoltura[modifica | modifica wikitesto]

Gherlinzoni ricevette un'iniziale inumazione nel cimitero di Fragora, sulle rive del fiume Isonzo[1][2]. Nel 1921, il suo corpo fu traslato da San Luigi di Plava (oggi in Slovenia) alla Certosa di Bologna[1], nel Monumento ossario ai caduti della Grande Guerra.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Nel novembre 1919, fu tributata al capitano Gherlinzoni una medaglia d'argento al valor militare con la seguente motivazione:

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«In un momento in cui il tiro d'interdizione delle artiglierie e mitragliatrici nemiche immobilizzavano un battaglione destinato all'attacco, Egli, seguendo il proprio comandante di reggimento e coadiuvandolo con mirabile slancio lungo la linea fortemente battuta, colle parole e col contegno concorreva a sradicare dagli appostamenti le truppe, precedendole nell'assalto. Colpito da pallottola alla gola, dava la vita alla Patria in generoso olocausto[2]
— Monte San Gabriele, 30 agosto 1917
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Conquistata una posizione nemica, la tenne con tenacia respingendo successivi contrattacchi avversari[1]
— Podgora, 28 ottobre 1915

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l Gherlinzoni Giorgio, su Storia e memoria di Bologna. URL consultato il 25 gennaio 2024.
  2. ^ a b c d Documenti ufficiali del 229º reggimento fanteria del R.E., redatti in Firenze, lì 16 gennaio 1919; collezione privata trevigiana.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]