Monumento ossario ai caduti della Grande Guerra

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Monumento ossario ai caduti della Grande Guerra
AutoriFilippo Buriani, Arturo Carpi e Ercole Drei
Data1933
Materialepietra d'Istria, diversi tipi di marmo, alabastro
Sepoltura
  • caduti della Grande Guerra: 2906 soldati italiani + 140 caduti autro-ungarici
  • Ugo Bassi
UbicazioneCimitero della Certosa, Bologna
Coordinate44°29′46.82″N 11°18′36.97″E / 44.49634°N 11.31027°E44.49634; 11.31027

Il monumento ossario ai caduti della Grande Guerra, detto anche Ossario dei caduti 1915-18, è un ossario monumentale dedicato ai caduti della prima guerra mondiale, situato nel campo del Chiostro VI del cimitero monumentale della Certosa di Bologna.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Alla fine della Grande Guerra in tutte le città si sentì la necessità di inaugurare memoriali e ossari per i caduti. A Bologna, un primo concorso venne lanciato nel 1920, ma non fu poi attuato. Il 12 giugno 1925 fu invece inaugurato un lapidario ai caduti bolognesi nel complesso di Santo Stefano, dedicato ai caduti per la patria, morti in guerra o "per conseguenze di guerra" dal 1915 al 1920, secondo la legge vigente.[1]

Verso la fine degli anni Venti si tornò all'idea di un monumento ossario e il campo del Chiostro VI della Certosa venne indicato come luogo idoneo per realizzarlo.

Il monumento fu progettato dall'ingegnere Filippo Buriani nella zona di ampliamento della Certosa e prospiciente al chiostro porticato[2], rifacimento dello stesso Buriani di inizio Novecento laddove si trovava il prolungamento orientale delle celle dell'antico monastero. Per il progetto del monumento ossario, Filippo Buriani collaborò con Arturo Carpi.[3] Il monumento fu inaugurato il 4 novembre 1933, quindicesimo anniversario della resa dell'Impero austro-ungarico all'Italia. Solo un anno prima era stato inaugurato nell'altra metà del campo il Sepolcreto fascista.

Nell'ambulacro, l'8 agosto 1940 fu collocato il sarcofago del martire risorgimentale Ugo Bassi, traslandolo dalla tomba di famiglia che ne ospitava le spoglie dal 1860; questa operazione fu voluta dal regime fascista in un tentativo di «collegare il Risorgimento alla guerra in corso» e recuperarne la memoria storico-culturale.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il monumento ossario si presenta come due ambienti circolari ipogei, destinati a ossari, illuminati da calottine centrali in alabastro e sormontati da due calotte in pietra d'Istria levigata, uniti da un corridoio sotterraneo o ambulacro. All'esterno, le rampe alle entrate ai sotterranei sono presidiate da due sentinelle marmoree collocate sulle due calotte del monumento: queste due statue di fanti sono opera di Ercole Drei.

L'ossario contiene le spoglie di circa 3.000 soldati bolognesi e italiani[4], tra cui i morti durante il ricovero in uno degli ospedali allestiti in città all'epoca della Grande Guerra. Vi sono inoltre ospitate le spoglie di 140 soldati austro-ungarici, morti nei vari campi di prigionia del territorio bolognese.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Monumento Ossario della Grande Guerra, su Storia e Memoria di Bologna.
  2. ^ Per la presenza dell'ossario, del sepolcreto fascista e di numerose tombe di combattenti il Chiostro è chiamato anche Chiostro dei Caduti o Chiostro della Grande Guerra.
  3. ^ Cristina Rocchetta e Cristina Zaniboni, pp. 90-91.
  4. ^ Si tratta di 2906 soldati italiani, di cui 500 provenienti da Bologna e provincia.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Cristina Rocchetta e Cristina Zaniboni, La Certosa di Bologna: Guida, a cura di Giovanna Pesci, Bologna, Editrice Compositori, 2001, SBN IT\ICCU\UBO\1457624. (fonte utilizzata)
  • Bologna in camicia nera. Le cerimonie, le adunate e le celebrazioni del ventennio sotto le due torri, Bologna, Pendragon, 2006, p. 12
  • Monte Sole Bike Group (a cura di), Bologna visitata in bicicletta, Ozzano Emilia, Arti Grafiche Reggiani, 1999, p. 143
  • Roberto Martorelli (a cura di), La Certosa di Bologna. Un libro aperto sulla storia, Bologna, Tipografia Moderna, stampa 2009, pp. 232-233
  • Istituto Comprensivo 1 (a cura di), Gente comune impigliata nella storia. I bolognesi nella grande guerra, Bologna, 2013, p. 54
  • Giuliano Gresleri, Architetti moderni alla Certosa. Mille solitudini profonde, in Giovanna Pesci (a cura di), La Certosa di Bologna. Immortalità della memoria, Bologna, Compositori, 1998, p. 309
  • Maria Chiara Liguori, Realtà virtuale e memoria: il Monumento ossario ai caduti della Prima guerra mondiale e il progetto del Museo virtuale della Certosa di Bologna, in Bollettino del museo del Risorgimento, 50, 2005, pp. 131-145
  • Mirella Cavalli (a cura di), Memorie della grande guerra. Le tombe dei caduti nel cimitero monumentale della Certosa di Bologna, Argelato, Minerva, 2007, pp. 43-45, 50-51
  • Cristina Rocchetta, L'architettura monumentale del cimitero della Certosa. Il lessico, in Giovanna Pesci (a cura di), La Certosa di Bologna. Immortalità della memoria, Bologna, Compositori, 1998, p. 168
  • Fiorenza Tarozzi, Nuova amministrazione, nuova classe dirigente, in Renato Zangheri (a cura di), Storia di Bologna, Bologna, Bononia University Press, 2013, vol. 4, tomo 2, Angelo Varni (a cura di), Bologna in età contemporanea 1915-2000, p. 197
  • Roberto Martorelli (a cura di), Arte e storia a Bologna nel Novecento. Un percorso per immagini, in Renato Zangheri (a cura di), Storia di Bologna, Bologna, Bononia University Press, 2013, vol. 4, tomo 2, Angelo Varni (a cura di), Bologna in età contemporanea 1915-2000, p. 1155
  • Simone Fagioli (a cura di), La Retorica del Sacrificio. I monumenti commemorativi del Cimitero della Certosa - Bologna, luglio 2011.

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