Lettera di Mara Bar Serapion

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La Lettera di Mara Bar Serapion è un documento in lingua siriaca ritrovato nel XIX secolo dall'orientalista William Cureton.

Scritta dallo stoico siriano Mara bar Serapion, la lettera è indirizzata al figlio, Serapione, separato dal padre a causa di una guerra e da lui invitato a cercare virtù, saggezza e moderazione. Sono state avanzate diverse ipotesi di datazione per la lettera, a partire dall'anno 73 fino al III secolo.

La lettera è conservata nel manoscritto British Museum Syriac MS Additional 14658, risalente al VII secolo e conservato al British Museum. La lettera fu tramandata probabilmente in virtù dei suoi insegnamenti morali o per la presenza di un riferimento ad una persona identificata dai cristiani siriani e dai filologi con Gesù.

Contenuti[modifica | modifica wikitesto]

Mara è separato dal figlio a causa della guerra tra la sua gente e i Romani: la sua città è andata distrutta e Mara è stato fatto prigioniero, e spera che i Romani scelgano di ridare la libertà alla sua gente. Nella lettera invita allora il figlio a perseguire la via della virtù e della saggezza allo scopo di affrontare meglio le difficoltà della vita.

La saggezza, dice Mara, permette all'uomo di non perdere la tranquillità nei momenti difficili e gli concede una sorta di immortalità: se infatti la vita ha un termine, la virtù dell'uomo saggio dura per sempre. Mara poi elenca casi in cui coloro che hanno colpito i saggi sono stati puniti e la memoria dei saggi non è morta: gli ateniesi e Socrate, gli abitanti di Samo e Pitagora e gli ebrei e il loro "re saggio"; Dio ha punito gli ateniesi con la peste, i samesi col mare e gli ebrei con la dispersione; Socrate è ricordato tramite Platone, Pitagora dalla statua a Giunone, e il re saggio dalle sue nuove leggi.

La datazione della lettera è contrastata. La guerra cui fa riferimento Mara potrebbe essere quella contro Antioco IV di Commagene del 72; il riferimento alle disgrazie degli ebrei potrebbe confermare questa datazione se fosse collegato alla prima guerra giudaica (66-73) o spostare la data di composizione al II secolo se invece fosse collegato alla terza guerra giudaica (132-135), nel qual caso la guerra cui fa riferimento Mara potrebbe essere la campagna persiana di Lucio Vero (162-165). Altri studiosi hanno datato la lettera al 260.

Il passaggio sul saggio re dei giudei[modifica | modifica wikitesto]

L'attenzione degli storici si è concentrata in particolare sul seguente passaggio:

«Quale vantaggio trassero gli Ateniesi dall'aver ucciso Socrate? Ne ottennero carestia e morte. O gli abitanti di Samo per aver bruciato Pitagora? In un momento tutto il loro paese fu coperto dalla sabbia. O i Giudei, per il loro saggio re? Da quel tempo fu sottratto loro il regno.
Dio vendicò giustamente la saggezza di questi tre uomini: gli Ateniesi morirono di fame, gli abitanti di Samo furono travolti dal mare, i Giudei furono eliminati e cacciati fuori dal loro regno, e sono ora dispersi per tutte le terre. Socrate non è morto, grazie a Platone; né Pitagora, grazie alla statua di Hera, né il saggio re, grazie alle nuove leggi che ha stabilito»

Tra gli studiosi c'è un consenso di massima nell'identificare il "saggio re dei Giudei" con Gesù.[1] La lettera propone infatti esempi di maestri di pensiero, mentre non si ha notizia di un re dei Giudei ucciso dagli stessi giudei: proprio l'imputazione di "Re dei giudei" fu inoltre usata, secondo i vangeli, per ottenere la condanna di Gesù. I tempi sono inoltre congruenti: la morte di Gesù è seguita dopo alcuni decenni dalla caduta di Gerusalemme e dalla fine del regno. Il documento potrebbe quindi costituire una delle prime, se non la prima, testimonianza storica esterna all'ambiente cristiano o ebraico a Gesù. Poiché però Mara non esplicita espressamente il nome di Gesù, questa interpretazione è comunque oggetto di discussione[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Catherine M. Chin (July 2006). "Rhetorical Practice in the Chreia Elaboration of Mara bar Serapion" Archiviato il 31 gennaio 2018 in Internet Archive.. Hugoye: Journal of Syriac Studies 9 (2), p. 166. .Acceduto il 31 gennaio 2017.
  2. ^ J. Farrell Till . "The "Testimony" of Mara Bar-Serapion". The Skeptical Review, June-July 1995. Acceduto il 31 gennaio 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Edizione critica
  • Mara Bar Sarapion. Letter to His Son, testo originale, traduzione in inglese e tedesco a cura di Annette Merz, David Rensberger, Teun Tieleman, Tubinga, Moh Siebeck 2014.
Traduzione italiana
  • Ilaria Ramelli (a cura di), Stoici romani minori, Milano, Bompiani 2008 (la lettera è in appendice al volume, con un ampio saggio della Ramelli, pp. 2555-2598).
Studi
  • Robert E. Van Voorst, Jesus Outside the New Testament: An Introduction to the Ancient Evidence, Wm. B. Eerdmans Publishing, 2000, ISBN 0802843689, pp. 53–58.
  • Annette Merz, Teun Tieleman, The Letter of Mara bar Sarapion in Context. Proceedings of the Symposium Held at Utrecht University, 10–12 December 2009, Leiden, Brill 2012.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]