Jannis Kounellis

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Versione del 13 apr 2007 alle 15:12 di Luisa (discussione | contributi) (Annullate le modifiche di 165.138.0.11 (discussione), riportata alla versione precedente di Thijs!bot)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Jannis Kounellis (Pireo, Grecia, 1936 - vivente) è un artista, esponente di primo piano di quella che il critico Germano Celant ha definito "arte povera".

Biografia e percorso artistico

Ventenne, lascia la Grecia e si trasferisce a Roma per studiare presso l'Accademia di Belle Arti sotto la guida di Toti Scialoja al quale deve l’influenza dell’espressionismo astratto che insieme all’arte informale costituisce il binomio fondamentale dal quale prende le mosse il suo percorso creativo.
Esordisce nel 1960 allestendo sempre a Roma la sua prima mostra personale alla galleria "La Tartaruga".
Rispetto ai suoi maestri, Kounellis mostra subito un’urgenza comunicativa molto forte che lo porta al rifiuto di prospettive individualistiche, estetizzanti e decadenti e all’esaltazione del valore pubblico, collettivo del linguaggio artistico. Nelle sue prime opere, infatti, dipinge dei segni tipografici su sfondo chiaro che alludono all’invenzione di un nuovo ordine per un linguaggio frantumato, polverizzato.
Risalgono al 1967 le prime mostre ideologicamente vicine al movimento dell’arte povera nelle quali l’uso di prodotti e materiali di uso comune suggeriscono per l’arte una funzione radicalmente creativa, mitica, priva di concessioni alla mera rappresentazione. Evidenti sono anche i riferimenti alla grecità delle sue origini. Le sue installazioni diventano delle vere e proprie scenografie che occupano fisicamente la galleria e circondano lo spettatore rendendolo attore protagonista in uno spazio che inizia anche a riempirsi di animali vivi, contrapposti alle geometrie costruite con materiali che evocano la produzione industriale. Nella "Margherita di fuoco" appare appunto anche il fuoco, elemento mitico e simbolico per eccellenza, generato però da una bombola a cannello.
Nel 1969 l’installazione diviene vera e propria performance coi "Cavalli" legati alle pareti della galleria “L’Attico” di Fabio Sargentini, in un sontuoso scontro ideale tra natura e cultura nel quale il ruolo dell’artista è ridotto al livello minimo di un’operosità sostanzialmente manuale, quasi da uomo di fatica.
Col passaggio agli anni ’70 l’entusiasmo volitivo di Kounellis si carica di una pesantezza diversa, frutto del disincanto e della frustrazione di fronte al fallimento delle potenzialità innovative dell’arte povera, inghiottita suo malgrado dalle dinamiche commerciali della società dei consumi, presidiate dagli spazi tradizionali di fruizione come musei e gallerie. Tale sentimento viene espresso dalla famosa porta chiusa con delle pietre presentata per la prima volta a San Benedetto del Tronto e quindi nel corso degli anni, con significative variazioni strutturali dense di significati poetici, a Roma, Mönchengladbach, Baden-Baden, Londra, Colonia.
Nel 1972 Kounellis partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia.
Gli anni dell’amarezza proseguono con installazioni nelle quali alla vitalità del fuoco subentra l’oscura presenza della fuliggine mentre gli animali vivi cedono il passo a quelli imbalsamati. Il culmine di questo processo è forse il grandioso lavoro presentato all’Espai Poublenou di Barcellona nel 1989, caratterizzato da quarti di bue appena macellati fissati mediante ganci a lastre metalliche e illuminati da lanterne a olio.
Negli anni più recenti l’arte di Kounellis si è fatta virtuosamente manieristica e ha ripreso temi e suggestioni che l’avevano caratterizzata in precedenza con uno spirito più meditativo, capace di interpretare con una rinnovata consapevolezza la primitiva propensione all’enfasi monumentale. Esempi di questa nuova direzione di ricerca sono l’installazione del 1995 in piazza Plebiscito, a Napoli, e quindi le mostre in Messico (1999), Argentina (2000) e Uruguay (2001). Nel 2002, l’artista ripropone l’installazione dei cavalli alla Whitechapel di Londra e, poco dopo, alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma costruisce un enorme labirinto di lamiera lungo il quale pone, quasi fossero altrettanti approdi, gli elementi tradizionali della sua arte, come le "carboniere", le "cotoniere", i sacchi di iuta e i cumuli di pietre ("Atto unico").

Bibliografia critica

  • "Kounellis", Milano, Skira, 1997 (cur. Meneguzzo M.)
  • "Kounellis", Milano, Charta, 2002
  • "Jannis Kounellis", Milano, Electa Mondadori, 2003 (cur. Moure G.)

Template:Pittura