Ivo Pacini

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Ivo Pacini (Grosseto, 25 novembre 1883Grosseto, 1959) è stato uno scultore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Ivo Pacini nacque a Grosseto nel 1883 da una famiglia di artisti: il padre, Ulisse Pacini, era musicista e direttore della banda cittadina, mentre la madre era attrice filodrammatica.[1] Pacini si formò artisticamente presso la bottega di Vincenzo Pasquali e i suoi fratelli, scultori noti della città e iniziò a realizzare le sue prime opere tra gli anni dieci e venti del XX secolo.[1]

La prima opera documentata è il monumento marmoreo alla memoria dell'anarchico catalano Francesco Ferrer, posto a Roccatederighi il 14 settembre 1914; di questo periodo sono inoltre le numerose committenze cimiteriali per il cimitero della Misericordia di Grosseto, come targhe, medaglioni e steli funerarie.[2] Di altre opere giovanili documentate, quali i busti di Mazzini, Bovio, Carducci e Socci, e la targa per l'ingegner Tosini della Croce d'Oro, non è rimasta traccia.[3] Lo scultore viene così descritto in una cronaca locale del 1920: «artista modesto, vive silenziosamente, non espone i suoi lavori, non fa parlare di sé e non vuole che se ne parli. Qualcuno sa che è un marmista perché l'ha visto squadrare il davanzale di una finestra, o incidere una pietra per cimiteri, altri lo ritengono uno scalpellino perché lo vedono dar di subbia sopra un blocco di granito».[4][2]

Negli anni venti aprì un proprio laboratorio in via Garibaldi e presto questo luogo divenne il principale punto di incontro per la scena artistica grossetana, che stava nascendo proprio in quegli anni.[1] Anche grazie alle continue frequentazioni di intellettuali come Guelfo Civinini e Vincenzo Cardarelli, e di pittori affermati come Paride Pascucci e Memo Vagaggini, la bottega di Ivo Pacini rappresentò un luogo di fermento culturale che per la prima volta si avvertiva nella città di Grosseto.[5] Presso Pacini si formarono scultori e pittori come Tolomeo Faccendi e Carlo Gentili, e fu frequentata assiduamente anche da artisti di altre città come il senese Renzo Capezzuoli e il modenese Pietro Pagliani.[6] Nacque così il Movimento artistico grossetano e la prima Mostra sindacale maremmana d'arte fu inaugurata il 24 maggio 1933.[6]

Il suo laboratorio continuò ad essere punto di incontro di intellettuali anche nel decennio successivo, come per esempio i giovani Geno Pampaloni e Antonio Meocci. Ricordava il pittore Carlo Gentili che «la bottega di Ivo Pacini fu il nido di tutti noi, presso di lui si incontravano pittori, scultori, letterati [...], musicisti, politici dai socialisti e comunisti ai massoni, anarchici e repubblicani.»[7] L'attività di scultore rimase incessante per Pacini fino alla morte, avvenuta nel 1959.[1] Tra i suoi ultimi lavori, un busto di Giuseppe Mazzini posizionato nel 1950 sul bastione Molino a Vento delle mura di Grosseto[8] e un disegno per un monumento ad Andrea da Grosseto mai realizzato.[1]

Opere (parziale)[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Crispolti, Mazzanti, Quattrocchi 2005, p. 417.
  2. ^ a b Crispolti, Mazzanti, Quattrocchi 2005, pp. 220-221.
  3. ^ Crispolti, Mazzanti, Quattrocchi 2005, pp. 220, 417.
  4. ^ Cronaca della Città e Provincia, in Etruria Nuova, 12 gennaio 1920.
  5. ^ Crispolti, Mazzanti, Quattrocchi 2005, pp. 150-151, 417.
  6. ^ a b Crispolti, Mazzanti, Quattrocchi 2005, pp. 150-151.
  7. ^ Carlo Gentili ricorda (1989), in Crispolti, Mazzanti, Quattrocchi 2005, p. 204.
  8. ^ Celuzza, Papa 2013, p. 167.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Mariagrazia Celuzza e Mauro Papa, Grosseto visibile. Guida alla città e alla sua arte pubblica, Arcidosso, Edizioni Effigi, 2013.
  • Enrico Crispolti, Anna Mazzanti e Luca Quattrocchi (a cura di), Arte in Maremma nella prima metà del Novecento, Milano, Silvana Editoriale, 2005.

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